Usa, procuratore generale afferma di non aver parlato di Hunter Biden col presidente

Di Tom Ozimek

Le indagini su Hunter Biden verranno sepolte sotto Biden? Una domanda che si fanno in molti. Da parte sua, il nuovo procuratore generale assicura di non avere alcuna intenzione di farsi condizionare.

Il candidato a procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland ha dichiarato di non aver parlato con il presidente delle indagini sul figlio Hunter Biden, ma ha insistito sul fatto che qualsiasi Dipartimento di Giustizia sarà esente da interferenze politiche.

Quando il senatore Chuck Grassley (R-Iowa) ha chiesto a Garland se abbia parlato con il presidente di eventuali indagini su Hunter Biden, lui ha risposto di no, sottolineando che «il presidente ha già chiarito abbondantemente in ogni dichiarazione pubblica prima e dopo la mia nomina che le decisioni sulle indagini e le azioni penali saranno lasciate al Dipartimento di Giustizia. Questo era il motivo per cui ho accettato questo lavoro».

Gli affari fiscali di Hunter Biden sono attualmente oggetto di un’indagine federale. All’inizio di dicembre, Hunter aveva comunicato: «Ho appreso ieri per la prima volta che l’ufficio del procuratore degli Stati Uniti in Delaware ha rivelato al mio consulente legale, anche ieri, che stanno indagando sui miei affari fiscali. Prendo la questione molto seriamente, ma sono fiducioso che una revisione professionale e obiettiva di queste questioni dimostrerà che ho gestito i miei affari legalmente e in modo appropriato, anche con il vantaggio di consulenti fiscali professionisti».

In un’intervista alla Cnn all’inizio di dicembre, Joe Biden aveva riferito che in qualità di presidente non avrebbe interferito in nessuna indagine del Dipartimento di Giustizia: «Non dirò loro cosa devono e non devono fare. Non dirò di andare a perseguire A, B o C, non glielo dirò. Non è questo il ruolo, non è il mio Dipartimento di Giustizia, è il Dipartimento di Giustizia del popolo».

Durante l’udienza di conferma di Garland, il senatore Dick Durbin (D-Illinois) ha affermato che il Dipartimento di Giustizia si era politicizzato durante il mandato del presidente Donald Trump: «Sotto il procuratore generale Bill Barr, il Dipartimento di Giustizia era diventato un braccio della Casa Bianca, impegnato negli interessi del presidente Trump», ha sostenuto Durbin, che presiede il Comitato giudiziario del Senato. Durbin ha affermato di essere fiducioso nella capacità di Garland di supervisionare il Dipartimento di Giustizia, definendo la sua nomina «una delle più critiche nella storia del Dipartimento […] dopo quattro tumultuosi anni di intrighi, controversie e forza politica brutale».

«Non avrei accettato questo lavoro se avessi pensato che la politica avrebbe avuto qualche influenza su procedimenti giudiziari o indagini», ha spiegato Garland ai legislatori, garantendo il suo impegno per un dipartimento di giustizia libero da interferenze politiche: «Il presidente ha promesso che quelle decisioni saranno prese solo dal procuratore generale, ed è quello che ho intenzione di fare. Non ho intenzione di farmi corrompere da nessuno. Mi aspetto che il Dipartimento di Giustizia prenderà le proprie decisioni a tale riguardo».

Quasi certamente, Garland, un giudice d’appello federale ed ex procuratore, otterrà la conferma del Senato. La sua priorità andrà ai diritti civili e combattere il terrorismo interno – se confermato.

 

Articolo in inglese: Biden’s AG Pick Says He Has Not Spoken to President About Hunter Biden Probe

 
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