Uno sguardo agli scontri di Charlottesville, con il senno di poi

Visto con gli occhi di ora, lo scontro a Charlottesville tra manifestanti di destra e di sinistra avvenuto tre estati fa sembra poco importante, rispetto alla violenza di sinistra che dalla morte di George Floyd ha sconvolto le strade.

Tuttavia, all’epoca era stato uno shock per gli Stati Uniti. Gruppi che ora sono molto ben noti, come gli Antifa e Black Lives Matter (Blm), hanno combattuto contro un assortimento di gruppi di destra. Una donna è poi morta, quando uno degli estremisti di destra ha deliberatamente guidato la sua auto in mezzo a una folla di persone. Sono anche morti due poliziotti che sorvegliavano la violenza dall’alto, quando il loro elicottero si è schiantato.

Al tempo delle violenze di Charlottesville, i gruppi di sinistra radicale, come Antifa e Blm, non erano davvero noti al pubblico americano. Non si era capito, allora, che i radicali di Antifa e Blm fossero degli anarchici determinati e capaci di violenza spietata. Avendo osservato le loro tattiche per le strade di città come Portland, Seattle, Kenosha e Chicago, oggi si sa molto di più su di loro.

Sebbene ancora non sia chiarissimo come vengano finanziati, si sa che sono dotati di una forma di organizzazione, anche se non fortemente strutturata. Sembra anche che si spostino di città in città quando si presenta l’opportunità di causare caos. Questo è stato particolarmente evidente a Kenosha, quando bande di radicali Antifa e Blm sono state disperse in città, dopo la sparatoria della polizia contro Jacob Blake. Lo sfondamento delle finestre e l’incendio di veicoli e edifici sembrano essere le loro tattiche preferite.

Quindi, alla luce di quel che è noto sull’intento distruttivo e sulle capacità di Antifa e Blm, quanto è successo a Charlottesville tre anni fa ha più senso. I membri di entrambi i gruppi sono giunti chiaramente a Charlottesville pronti a dare battaglia all’assortimento di gruppi neonazisti e di destra riuniti lì. Tutti questi gruppi di sinistra e di destra utilizzavano tattiche fasciste. I membri di tutti i gruppi hanno partecipato alla violenza: non c’erano «bravi ragazzi».

Questo non vuol dire che tutti a Charlottesville quel giorno fossero membri di uno di questi gruppi violenti. Erano anche presenti molti comuni cittadini. Alcuni erano lì per mostrare sostegno a una causa o all’altra, e altri erano solo visitatori.

In ogni caso, il presidente Donald Trump ha ricevuto molte critiche per le sue osservazioni sulla violenza di Charlottesville. È stato accusato di non aver individuato i gruppi neonazisti e suprematisti bianchi come unica causa della violenza. Invece, aveva affermato che sia i gruppi di sinistra che di destra avessero delle responsabilità. Ora è assolutamente chiaro che quello che ha detto era assolutamente corretto. I radicali di Antifa e Blm erano infatti colpevoli quanto i radicali di destra portatori di fiaccole.

Ma il presidente Trump è stato anche accusato di aver affermato che quel giorno c’erano «brave persone» da entrambe le parti a Charlottesville. I critici avevano accusato Trump di aver definito i neonazisti «brave persone».

Dando una nuova occhiata ai fatti, è chiaro che Trump non stesse facendo nulla del genere. Ecco cosa ha effettivamente detto: «E poi ci sono state anche delle persone, e non sto parlando dei neonazisti e dei nazionalisti bianchi, i quali dovrebbero essere condannati totalmente». Questo è quello che ha detto Trump in risposta all’accusa di chiamare i neo-nazisti e i nazionalisti bianchi «brava gente».

Non avrebbe potuto essere più chiaro. Se quelle parole non fossero una dimostrazione abbastanza esplicita del fatto che il presidente ha condannato il razzismo e il dogma della supremazia bianca, ecco cosa ha detto poco dopo l’ormai famigerato raduno di Charlottesville: «Il razzismo è malvagio e coloro che causano violenza in suo nome sono criminali e teppisti, inclusi i Kkk, neonazisti, suprematisti bianchi e altri gruppi di odio che ripugnano tutto ciò che ci sta a cuore come americani».

In breve, ci sono «teppisti» su entrambe le ali estreme.

Un presidente «razzista»

Ma dopo Charlottesville, la stampa ha deciso che Trump sarebbe stato etichettato come il «presidente razzista». Da quel momento in poi l’etichetta di «razzista» è stata dipinta sul presidente e, implicitamente, su chiunque lo sostenesse. Questo è stato il punto focale che ha per sempre tolto ogni dubbio sulla falsità dei media tradizionali. La falsa affermazione secondo cui Trump avesse chiamato i razzisti e i neonazisti «brava gente», è ora chiamata «la bufala di Charlottesville».

E, eterna vergogna per loro, i Democratici si sono attaccati alla bufala di Charlottesville «Trump è un razzista» e ora insistono su questa strada.

La decisione di calunniare Trump e la metà della popolazione che lo sostiene, accusandola di supportare il razzismo,  avrà profonde implicazioni per lungo tempo, dopo che le elezioni di novembre saranno storia.

Chi ricorda la decisione di Hillary Clinton durante la campagna elettorale del 2016 di chiamare «deplorevoli» le persone che hanno sostenuto Trump? Ed era molto meno grave rispetto a chiamare «razzista» chiunque abbia intenzione di votare repubblicano.

La decisione dei Democratici di accettare la diffamazione «razzista» è chiaramente un punto centrale della loro campagna. In effetti, Joe Biden insiste che sono state le osservazioni del presidente Trump dopo le violenze di Charlottesville a fargli decidere di candidarsi alla presidenza. Biden afferma di essersi convinto proprio quel giorno, che il presidente era un «razzista».

Biden usa regolarmente la bufala di Charlottesville nei suoi discorsi. Nonostante siano pienamente consapevoli che l’affermazione è falsa, lui e altri politici democratici fanno un uso liberale dell’insulto su base quotidiana. Biden l’ha persino usato nella sua presentazione di Kamala Harris come suo vice presidente. E la Harris ha rilanciato.
Sia Biden e Harris stanno mentendo. Peggio ancora, mentono per fomentare la divisione razziale.

Quando sostengono che Trump ha definito i neonazisti «brave persone», semplicemente dicono il falso. Inoltre insistono nell’affermare, in modo non plausibile, che ogni singola persona in quel grande raduno di Charlottesville che non sosteneva la posizione Antifa o Blm, fosse un estremista di destra.

Molti americani conoscono persone che hanno assistito a quella manifestazione e che in realtà erano apartitiche. Come affermato in precedenza, molti della zona e fuori, non erano collegati a gruppi radicali, ma si sono trovati lì come visitatori casuali, o per ragioni che non avevano nulla a che fare con il sostegno agli Antifa o ai neonazisti. Questo è il caso di qualsiasi grande evento pubblico.

In breve, l’affermazione secondo cui non ci fossero «brave persone» a Charlottesville a testimoniare la manifestazione, è ridicola.

La grande bugia

La bufala di Charlottesville è diventata «la grande bugia» che i Democratici poi useranno per ottenere il potere, ma non è l’unica. Ad esempio, l’assurda falsità secondo cui il presidente Trump abbia esortato le persone a bere disinfettanti per combattere il Covid-19 è ancora propagandata. E più recentemente, l’altrettanto assurda menzogna secondo cui il presidente Trump disprezzasse i soldati nazionali caduti, è stata spudoratamente diffusa dalla rivista The Atlantic, un tempo rispettabile.

Alcune persone crederanno davvero a queste bufale, ma quella di Charlottesville è la menzogna predefinita dei Democratici, e la stanno spingendo fino in fondo.

Lo fanno perché la frase «Trump è un razzista» è una componente vitale nella loro decisione di usare la «razza» per riconquistare il potere. L’etichetta del razzismo non è stata usata in modo così palesemente irresponsabile dai tempi della Guerra Civile. La violenza che si manifesta nelle strade testimonia la loro strategia.

Non è chiaro come la decisione dei Democratici di giocare la carta della razza in questo modo pericoloso funzionerà per loro a novembre. Tuttavia è già evidente che la loro decisione sconsiderata ha probabilmente portato indietro di decenni i progressi fatti nell’anti razzismo. La bufala di Charlottesville potrebbe effettivamente danneggiare Trump, ma non è niente in confronto al danno che ha già fatto al Paese. La gente è profondamente risentita per essere stata falsamente accusata di razzismo.

E ci sono davvero delle «brave persone» a Charlottesville. No, non i radicali Antifa o Blm o neonazisti, ma la gente comune. Come nel resto dell’America, la gente comune non è razzista e non merita di essere etichettata come tale. Non meritano di essere insultati, né meritano che a loro venga impedito di camminare per strada indisturbati. In effetti, l’ossessione razziale dei media non è nemmeno molto rilevante per la loro vita quotidiana. Il fatto è che l’America non è mai stata così non razzista come lo è oggi. Gli americani sono persone perbene che vogliono solo vivere la loro vita in un Paese pacifico.

Anche Donald Trump non è razzista, e Joe Biden e Kamala Harris lo sanno. Il gioco che Biden e Harris stanno facendo è cinico quanto quello degli Antifa e Blm. I Democratici si sono alleati con radicali violenti e provocatori razziali.

E così facendo hanno commesso un grave errore.

 

Brian Giesbrecht è un giudice in pensione e senior fellow del Frontier Center for Public Policy.

Le opinioni espresse in quest’articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: Why Charlottesville Matters

 
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