Un baratro separa gli antichi medici cinesi dai moderni

I tempi sono cambiati. Ci si potrebbe chiedere come sia possibile che l’antica terra di Cina, un tempo patria di medici straordinari, sia ora famigerata per il genocidio del prelievo forzato di organi umani.

La risposta è nella sua storia recente: il Partito Comunista Cinese (Pcc) ha fatto di tutto per distruggere i 5 mila anni della civiltà cinese, tradizionalmente considerata di ispirazione divina. E le conseguenze non potrebbero essere più disastrose.

La virtù degli antichi medici cinesi

I medici dell’antica Cina non erano soltanto dottori preparati, ma anche persone che ricercavano il Tao. Questi esperti di medicina coltivavano il loro cuore e la loro mente attraverso la meditazione e il perfezionamento della loro condotta, in linea con i principi confuciani, taoisti e buddisti. Elevavano la loro conoscenza mediante lo studio diligente e nel loro lavoro aderivano a elevati standard morali.

Si prenda come esempio Sun Simiao, celebre medico della dinastia Tang. Conosciuto come il ‘medico divino’ o come il ‘Re della medicina’, Sun è famoso per il suo inestimabile contributo alla medicina tradizionale cinese e per la sua instancabile dedizione verso gli altri.

Sun Simiao (Wikimedia)

Una delle sue frasi celebri illustra meglio di volumi di parole, che genere di persona egli fosse: «Una vita umana è preziosa e vale più di mille liang d’oro» (liang è un’antica unità di misura cinese).

Per comprendere meglio l’etica che era alla base della pratica medica di Sun, è sufficiente dare un’occhiata al suo saggio Sull’assoluta sincerità di un grande medico, considerato la versione cinese del Giuramento di Ippocrate.

Quando curo una malattia, prima devo calmare la mia mente e rendere determinate le mie intenzioni.

Non devo indulgere in futili brame e desideri, ma innanzitutto sviluppare un’attitudine compassionevole.

Faccio voto di salvare tutti gli esseri viventi dalla sofferenza.

Se qualcuno viene da me perché è malato o ha altre difficoltà, non baderò al fatto che sia potente o umile, ricco o povero, vecchio o giovane, bello o brutto.

Nemici, parenti, buoni amici, gente di razza Han o di altre etnie, stolti o saggi, sono tutti lo stesso per me. Vedrò ciascuno di loro come un mio amato parente, o come se io stesso fossi stato colpito da una malattia.

Non dovrò preoccuparmi della mia vita, della mia fortuna o sfortuna: il mio scopo è salvare la vita degli altri.

Non dovrò nascondermi nelle montagne. Di giorno e di notte, con il freddo e il caldo, che io abbia fame, sete o sia affaticato, avrò l’unico proposito di salvare gli altri. Se riesco ad agire in questo modo, posso avvicinarmi ad essere un buon medico per coloro che sono malati. Se agisco al contrario di questi principi, non sono altri che un ladro nei confronti dei vivi.

Troppo spesso le persone guardano con disprezzo a chi soffre di cose sgradevoli come le ulcere o la diarrea, tuttavia io devo mantenere un’attitudine compassionevole, provare simpatia e attenzione. Mai un medico dovrebbe avere un atteggiamento di ripudio.

Non farò attenzione alla gloria e alla reputazione. Non screditerò altri medici cantando invece le lodi delle mie virtù.

Così devo realizzare le mie responsabilità e il mio destino come medico, finché sarò capace di adempiere ai miei obblighi, o fino alla fine della mia vita.

Sun è solo un esempio. Ci sono stati molti medici straordinari nella Cina antica, come Li Shizhen, Bian Que, and Hua Tuo, solo per nominarne alcuni.

Illustrazione (Shutterstock)

Il genocidio medico dei nostri giorni

I tempi tuttavia sono cambiati e con essi gli standard morali generali.

I valori morali confuciani, che per secoli hanno regnato in Cina – onestà, lealtà, altruismo, saggezza, integrità, decoro – sono stati superati e soppiantati dalla cultura del Partito Comunista. Ed è noto che il comunismo non attribuisce alcun valore alla vita umana.

Per ordine di Mao, l’élite culturale della Cina è stata sterminata e nel corso del tempo il Pcc ha causato il generale declino degli standard morali: questo ha condotto oggi ad ogni sorta di problema sociale, incluso quello che coinvolge il settore medico.

Oggi ci sono numerosi medici in Cina che sarebbero pronti a tutto – persino prelevare gli organi da persone vive – per diventare ricchi.

Annie (alias) ha raccontato che sia lei che suo marito dal 1999 al 2004 hanno lavorato al Centro di Medicina Integrata Cinese e Occidentale per il Trattamento della Trombosi della provincia di Liaoning.
«Lui era un neurochirurgo», ha raccontato al redattore capo di Epoch Times nell’aprile 2006. «Era responsabile per l’asportazione delle cornee da praticanti del Falun Gong, anche da praticanti ancora vivi».

(Epoch Times)

Annie ha divorziato da suo marito dopo che lui le ha raccontato di aver rimosso le cornee di 2 mila praticanti del Falun Gong (una disciplina spirituale cinese perseguitata in Cina) tra la fine del 2001 e il 2003, secondo il libro investigativo Bloody Harvest.
«Sono rimasta traumatizzata e devastata», ha continuato Annie. «Se il mio ex marito non mi avesse detto personalmente di aver rimosso gli organi da praticanti del Falun Gong ancora in vita, non ci avrei creduto».

«Alcuni all’ospedale sapevano di questo […] Molti chirurghi partecipavano segretamente alla rimozione degli organi. Alcuni altri non osavano rivelare i segreti di cui erano a conoscenza, evitavano di parlarne perché non volevano essere uccisi».

Annie ora risiede negli Stati Uniti, dove si è trasferita per motivi di sicurezza personale.

Ex chirurgo racconta che il Pcc vende gli organi «a membri del governo, uomini d’affari e ricchi stranieri»

L’ex chirurgo Enver Tohti, che ha testimoniato di fronte al Parlamento scozzese nel 2013, racconta di provare un atroce rimorso per un caso di rimozione forzata di organi nel quale è stato coinvolto in Cina nel 1995: «Ero come un robot programmato e facevo ciò che mi veniva detto di fare», ha confessato Tohti.

L’uomo al quale ha rimosso gli organi respirava ancora al momento dell’asportazione, il che significa che ad averlo ucciso è stato il bisturi del medico: «A quel tempo, non avevo provato nulla, perché mi consideravo un orgoglioso membro di un grande Paese, e stavamo rimuovendo i ‘nemici dello Stato’».

In seguito non ha potuto ignorare la sua coscienza.

Non volendo più essere coinvolto in questo genere di interventi chirurgici, Tohti è fuggito in Inghilterra e da allora ha preso parte alla denuncia del regime cinese e della sua pratica di prelevare forzatamente gli organi, fenomeno che secondo lui è ancora in corso oggi.

Il regime cinese «uccide le persone per i loro organi, così da poterli vendere a personalità governative, uomini d’affari e ricchi stranieri», spiega.

«Non mi piacciono i comunisti – ha aggiunto Tohti – Il sistema comunista è molto buono se vuoi una dittatura, ma se ci fosse una graduatoria per i peggiori governi, il Pcc sarebbe il peggiore. Non tratta le persone come esseri umani».

Prelievo forzato di organi su scala senza precedenti

Il prelievo forzato di organi in Cina è attuato su una scala spaventosamente grande oggi, secondo ricercatori indipendenti come l’ex segretario di Stato canadese David Kilgour e l’avvocato dei diritti umani David Matas; indagando insieme, sono giunti a concludere che il regime cinese esegue 100 mila trapianti l’anno.

(NTD TV)

Le persone a cui vengono rimossi gli organi non sono persone condannate per qualche crimine, ma prigionieri di coscienza, in particolare praticanti del Falun Gong. Sono persone pacifiche che praticano la meditazione, non fumano e non bevono, conducono una vita salutare, e per questo hanno organi relativamente più sani.

I dati sui trapianti in Cina sono esplosi all’inizio della persecuzione del regime contro il Falun Gong e l’industria dei trapianti è un business altamente redditizio per il regime. I siti internet di alcuni ospedali pubblicano apertamente i prezzi: un cuore costa da 130 a 160 mila dollari, i reni costano 150 mila dollari ciascuno, un fegato da 98 a 130 mila dollari, un polmone da 150 a 170 mila dollari, una cornea 30 mila dollari.

Le testimonianze del dottor Tohti e di Annie sono solo un esempio: ce ne sono molte altre, come ad esempio quella di un funzionario dell’Ufficio di Pubblica Sicurezza della città di Jinzhou, che ha fornito una testimonianza oculare di un’operazione di prelievo di organi: secondo lui «non è usato alcun anestetico» quando il cuore della donna è stato rimosso dal suo corpo.

Medici senza coscienza

Il Giuramento di Ippocrate, risalente a 2500 anni fa, è stato rimpiazzato dalla Dichiarazione di Ginevra, che è un impegno che tutti i medici dovrebbero assumere nel momento in cui entrano nella professione: ma cosa né è di essa o di qualsiasi altra assunzione di responsabilità morale in campo medico in Cina?

La Dichiarazione di Ginevra include questa riga: «NON USERÒ le mie conoscenze mediche per violare i diritti umani e le libertà civili, neppure sotto minaccia».

Secondo le prove presentate nei rapporti intitolati Bloody Harvest e The Slaughter, gli ospedali cinesi in ogni parte del Paese sono coinvolti in un genocidio medico, e l’etica medica è virtualmente inesistente.

(Epoch Times)

Questo è il disastro morale della Cina di oggi, una diretta conseguenza causata dal comunismo.

È così che nel giugno 2016 la Camera dei Rappresentanti USA ha passato all’unanimità la Risoluzione 343, che «chiede al governo della Repubblica popolare cinese e al Partito comunista cinese di porre fine immediatamente al prelievo forzato di organi da tutti i prigionieri di coscienza».

Anche se è positivo vedere che ci sono alcune voci di giustizia che si fanno avanti, quante vite si dovranno ancora perdere prima che il mondo si svegli?

 

Articolo inglese: The Alarming Difference Between Ancient and Modern Chinese Doctors Lies in Their Ethics

 
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