Un ammutinamento passivo, quello dei funzionari del Pcc contro Xi Jinping

La maggior parte dei provvedimenti emanati a livello statale vengono boicottati da una classe dirigente demotivata e sfiduciata

Di Lil Yan

È difficile dire cosa preoccupi di più l’attuale leader del regime cinese Xi Jinping: se la guerra commerciale con gli Stati Uniti, le divisioni all’interno del suo gabinetto, o l’inaffidabilità e l’egoismo dei funzionari comunisti.

Divisioni al vertice

Se lo scoppio della guerra commerciale ha mostrato al mondo intero molte debolezze e problemi della Cina, dietro le quinte Xi Jinping sta lottando per prevenire quello che potrebbe essere ben più devastante di qualsiasi minaccia esterna: il voltafaccia dei suoi stessi collaboratori.

Recentemente coloro che osservano la Cina hanno notato un grande cambiamento nella strategia e nelle scelte personali di Xi Jinping. Dopo sette anni di buona collaborazione con il vicepresidente Wang Qishan – direttore della campagna anti-corruzione che ha contribuito ad accrescere notevolmente la popolarità di Xi – e con il premier Li Keqiang, Xi ha rivolto i suoi favori verso lo stratega Wang Huning e il vicepremier Han Zheng. La cosa strana è che entrambi i suoi nuovi consiglieri sono stati al servizio, e forse lo sono ancora, del nemico numero uno di Xi: l’ex leader del regime Jiang Zemin.

Wang Huning è noto per aver ideato molte campagne, teorie, e slogan radicali per Xi e per i suoi predecessori. Han Zheng dirige l’ormai celebre progetto della Nuova Via della Seta (Obor), e si è schierato in favore della ‘linea dura’ in occasione delle recenti proteste di Hong Kong e Macao. Entrambi erano stati promossi da Jiang e sembra che siano dei membri chiave della ‘cricca di Shanghai’, un gruppo di politici fedeli a Jiang, il nemico politico di Xi.

Sebbene i due godano della fiducia di Xi, i loro comportamenti gettano alcuni dubbi sulla loro lealtà. Ad esempio, secondo il Wall Street Journal, il 13 maggio Han Zheng ha criticato una proposta contenuta nell’accordo commerciale con gli Stati Uniti durante un vertice con una ventina di importanti leader comunisti.

Dal canto suo Wang Huning sta permettendo, se non ordinando, alla stampa di partito da lui controllata, di parlare male di Xi. A giugno Xinhua.net ha pubblicato due articoli che hanno criticato coloro che hanno scelto di ‘arrendersi’ agli Stati Uniti nell’ambito della guerra commerciale. Gli articoli avevano un tono aggressivo e minaccioso, ed erano pieni di frasi radicali e di odio usate spesso durante la Rivoluzione Culturale degli anni ‘70. Uno degli articoli ha avvisato apertamente i sostenitori della collaborazione: «Fermatevi ora. Prima di fare qualcosa che danneggierà le vostre famiglie e allieterà i vostri nemici».

Le persone che hanno familiarità con la stampa cinese ritengono che l’articolo fosse indirizzato a Xi, Wang Qishan e Li Keqiang. Ovvero a coloro che sono in prima linea per trovare una risoluzione nella guerra commerciale con gli Stati Uniti.

L’immobilità dei funzionari di medio livello

La Cina ha il più grande apparato di funzionari governativi al mondo. La maggior parte sono di medio livello: coloro che devono interpretare, eseguire e trasmettere le direttive della leadership.

Secondo Xu Zhong, direttore dell’ufficio di ricerca della Banca Centrale Cinese, i funzionari di livello medio costituiscono uno dei principali ostacoli alla realizzazione delle riforme e alla risoluzione dei problemi. Infatti, spiega Xu, gran parte delle direttive di Pechino sono state bloccate, in varia misura, dai funzionari intermedi.
Infatti, causa delle incomprensioni e dei conflitti di interessi è stato quasi impossibile per i funzionari raggiungere un’intesa, il che ha portato alla cancellazione delle direttive ‘controverse’. Ma «questo genere di questioni controverse rappresentano esattamente le riforme di cui abbiamo bisogno per risolvere le questioni importanti e problematiche», ha aggiunto Xu. Perciò le nuove politiche di Pechino si arenano spesso a livello intermedio a causa degli interessi personali dei funzionari; nonostante questo, le nuove politiche vengano varate ugualmente, allo scopo di ottenere consenso politico trasversale. Naturalmente, però, i problemi rimangono irrisolti.

La corruzione alla base

La corruzione è un male intrinseco a ogni sistema comunista. In Cina, dove il sistema è operativo da quasi 70 anni, il fenomeno della corruzione ha raggiunto proporzioni dirompenti.

Durante la recente campagna contro le bande criminali, moltissimi funzionari sono stati accusati di collaborazione con le bande criminali: dai capi dei dipartimenti locali del Partito Comunista Cinese (Pcc), al capo della Commissione degli Affari Politici e Legali, fino al direttore del Dipartimento di Pubblica Sicurezza.

Inoltre, la corruzione durante le elezioni locali [che sono interne, riservate ai membri del Pcc, ndr] è molto comune, il che significa che un grande numero di funzionari locali ha ottenuto il proprio incarico illegalmente. Ancora più inquietante: un recente studio condotto dall’Accademia Cinese di Scienze Sociali ha rivelato che oltre il 45 percento dei membri dei comitati del Partito Comunista nei villaggi erano ex capi di bande criminali.

Non c’è da stupirsi se questi funzionari locali siano interessati principalmente a trarre vantaggi personali dal proprio potere amministrative. Spesso sono troppo occupati per prendere sul serio gli eccessivi team di ispezione e valutazione inviati dal governo centrale. Non appena le squadre arrivano in una provincia o in un comune, l’ispezione si trasforma in un gioco di burocrazia e formalità.

Anche quando le squadre di ispezione prendono sul serio il loro lavoro, questo processo è più di ostacolo che di aiuto per i funzionari locali. Tra i preparativi per l’arrivo del team di ispezione e la successiva accoglienza (il tutto per essere certi che compilino un rapporto positivo), ai funzionari locali rimangono poche energie per svolgere il loro dovere.

In realtà, dietro tutti questi problemi c’è lo stesso Partito Comunista, il cui funzionamento intralcia lo sviluppo e il miglioramento, oltre a demotivare i funzionari che vorrebbero fare il proprio dovere. Avendo una maggiore interazione con le persone, i funzionari locali sanno meglio dei leader quanto oggi sia fragile il partito. Attualmente i funzionari sono riluttanti a lavorare sodo per il Partito e si stanno preparando ad andarsene non appena il partito entrerà in crisi.

E forse Xi è consapevole della situazione. A febbraio, durante un incontro, il leader ha dichiarato che il Partito si trova a fronteggiare pericoli da tutte le parti, e che il Paese deve prepararsi ad affrontare grandi sfide.

Tuttavia, i piccoli funzionari sono apparsi indifferenti, come se non facessero parte del sistema.

L’economista Cheng Xiaonong ritiene che simili comportamenti da parte dei funzionari locali rappresentino una grande minaccia per Pechino, perché in questo modo le misure per salvare l’economia non verranno implementate.

E «ancor più importante», ha sottolineato Cheng, «questi comportamenti segnano la fine della lealtà dei funzionari».

 

Articolo in inglese: Behind Xi Jinping Is A Divided Communist Party and Unengaged Officials

 
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