Un 4 al Ministero dell’Istruzione per le nuove pagelle delle scuole primarie

Di Gigi Morello

L’autore dell’articolo, Gigi Morello, è nato a a Torino e ha vissuto diversi anni negli Usa. Musicista, didatta e regista televisivo musicale, ha scritto per diverse testate specializzate nel settore musicale. Ha fondato e diretto progetti umanitari no profit e riceve dalla Croce Rossa Italiana encomi per tre diverse iniziative. Ha pubblicato nel 2020 due libri dal titolo ‘Alleanza Anti Casta’ e ‘Illuminismo Illuminato per Tempi Oscuri’, editi da Amazon. Il 4 luglio 2020 ha Fondato ‘Sogno Americano’ il primo Movimento Americanista Italiano.

 

Il 22 febbraio è stato il fatidico giorno che alcuni bimbi delle scuole primarie stavano aspettando. Chi con trepidazione aspettandosi un regalino per i bei voti, altri con la paura di ritrovarsi qualche 5 o 4 da dovere spiegare ai propri genitori… Ma le pagelle sono cambiate!

Chi ha superato i 50 si ricorderà i sistemi di valutazione scolastica che si sono succeduti nell’arco degli anni: dai numerici dall’uno al dieci, alle valutazioni gravemente insufficiente, insufficiente, sufficiente, buono, distinto e ottimo, fino all’ultimo aborto intellettuale che ci ritroviamo partorito in questi giorni.

Il nuovo sistema si basa su ‘valutazioni’ che delineano quattro livelli di voti sufficienti e un solo livello di valutazione ‘insufficiente’.

Questi livelli, presi dalla circolare ufficiale ministeriale sono:

I voti dal ‘6 in su’:

«Avanzato: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note e non note, mobilitando una varietà di risorse sia fornite dal docente sia reperite altrove, in modo autonomo e con continuità.

Intermedio: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note in modo autonomo e continuo; risolve compiti in situazioni non note utilizzando le risorse fornite dal docente o reperite altrove, anche se in modo discontinuo e non del tutto autonomo.

Base: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e utilizzando le risorse fornite dal docente, sia in modo autonomo ma discontinuo, sia in modo non autonomo, ma con continuità»

E poi ‘il voto’ negativo:

«In via di prima acquisizione: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e unicamente con il supporto del docente e di risorse fornite appositamente»

Viene subito spontaneo pensare che venga usato un parametro molto restrittivo per elencare tutte le insufficienze, livellandole tutte sullo stesso piano, valutando allo stesso modo il ragazzino che non si è degnato nemmeno di aprire un libro e quello che ha trovato difficile comprendere un argomento, o che non ha ricevuto sufficiente supporto dagli insegnanti e/o dai genitori a casa.

Ma nella descrizione psicologica della motivazione di questo nuovo ’sistema’ che ritroviamo nella direttiva, troviamo molti punti che ancora una volta ci fanno comprendere quanto netto sia l’attacco politico alla tradizione culturale italiana. E’ evidente quanto qualcuno si assuma il diritto di portare avanti una valutazione netta e a senso unico dei nostri figli, ignorando i molteplici fattori assolutamente differenti che rendono un bimbo ‘bravo o meno’ a scuola.

«La normativa ha individuato, per la scuola primaria, un impianto valutativo che supera il voto numerico su base decimale nella valutazione periodica e finale e consente di rappresentare, in trasparenza, gli articolati processi cognitivi e meta-cognitivi, emotivi e sociali attraverso i quali si manifestano i risultati degli apprendimenti».

Abbiamo un pensiero unico che viene tramandato anche nel futuro della nostra nazione. Un Ministero che si arroga il diritto di valutare gli ‘articolati processi cognitivi dei nostri figli’.

Ma lasciate che i bimbi vengano formati sulla base di una buona educazione: i processi cognitivi lasciamoli ai professionisti dell’igiene mentale.

Non vi permettete di entrare nel cervello dei nostri figli.

È forse peggio un voto numerico, che non si permette di indagare nelle ragioni dell’insufficienza di un voto?

È meglio un giudizio che viene spiegato psicologicamente dall’alto equiparando tutti i bambini italiani che non ce la fanno, come se fossero fatti in serie?

Ovviamente per il nuovo sistema scolastico di stampo comunista un voto numerico sarebbe troppo ‘crudele’. E in virtù del buonismo continua nella sua lotta per stabilire le esatte ragioni per cui un bambino non va bene a scuola, formulando diktat di pensiero degni di un Comitato Tecnico Scientifico che si erge a giudice sul perché ogni bimbo che non va bene a scuola riceve un insufficiente, e quella ritenuta è una sola unica ragione.

«L’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e unicamente con il supporto del docente e di risorse fornite appositamente», questo è il solo parametro per l’insufficienza.

Ma quanto questo sia una sciocchezza lo si evince con la ‘differenziazione’: quel sistema di ragionamento logico che non è molto caro a chi in ogni campo cerca di imporre un pensiero unico anche ai nostri figli.

E se nemmeno con le fantomatiche ‘risorse fornite appositamente’ il bimbo riuscisse ad ottenere la sufficienza?

E se ci trovassimo qualcuno che pur essendo intelligente non ha alcuna voglia di studiare? Quella possibilità non esiste più? Non è più contemplata?

Perché c’è una drastica differenza tra non riuscire a farcela e non volercela fare.

Molti di noi cresciuti a suon di numeri sulle pagelle sanno che ci sono periodi in cui ’svacchi’ e periodi in cui ti impegni seriamente. Alla fine se hai da studiare un libro di storia e cerchi di studiarlo il giorno prima dell’interrogazione è molto probabile che il tuo voto scenda molto al di sotto del 5.

Ma questo 5 non ha solo a che fare con la tua capacità di apprendere o al tuo ‘processo cognitivo’. Ha anche molto a che fare con la volontà di un piccolo essere che deve iniziare a diventare indipendente mentalmente. Facendo le sue scelte e pagandone le conseguenze.

Un piccolo uomo o donna che deve iniziare a prendere le proprie responsabilità nella vita.

E a volte un piccolo essere in gamba si siede sugli allori, vive di rendita perché comprende che in un contesto ‘egualitario’ basta essere un briciolo intelligente per scamparla. Ma anche per lui arriva un 4 quando non ricorda i nomi delle capitali delle nazioni.

Perché mettiamo tutto sul piano dell’incapacità? Perché l’incapacità è la migliore scusa per non dire che qualcuno invece non ha fatto qualcosa di proposito. La responsabilità personale viene cancellata.

Perché la colpa è ora dei genitori che non sono abbastanza in grado di comprendere cosa dovrebbe essere fatto per il figlio. Cosa dovrebbero fare è stato stabilito da una circolare ministeriale. Così iniziamo a mettere la basi sul dire ai genitori che non sanno fare il loro lavoro. Forse in futuro potrebbero esserci tolti per ragioni tipo queste. Anche se li amiamo e ci occupiamo di loro al meglio delle nostre capacità.

Perché la colpa non sarebbe mai dei figli. Questo il diktat.

Un attimo la colpa può essere dei figli, come può essere degli insegnanti come dei genitori.

La colpa può essere di un Ministero che affronta gravi problemi di didattica proponendo banchi a rotelle.

Non facciamo di tutta un’erba un fascio. Ogni problema è unico e va risolto esaminando caso per caso, esattamente come faceva Re Salomone.

Naturalmente un bimbo piccolo è ancora sotto la tutela di altri adulti: ci si aspetta che alcuni si prendano la responsabilità delle sue scelte, finché non sarà maggiorenne.

Ma anche lui necessita di tanto in tanto un bel 4 quando per giocare alla playstation si è ‘dimenticato’ di dire alla mamma che aveva ancora 10 esercizi da completare. La mamma ha avuto una giornata impossibile e si è dimenticata di guardare il diario. Succede. Storie di tutti i giorni.

Dando piccole responsabilità ai bambini, facendo loro osservare che se manchi nel tuo dovere dovrai poi pagarne il prezzo, è una piccola grande parte dell’educazione tradizionale che sta venendo demolita da un pensiero unico che mette tutti sullo stesso piano. Su di un piano basato su ideali che impongono differenze livellando differenze, creando ingiustizia tramite eguaglianze imposte.

Un voto numerico non guarda in faccia nessuno, non cerca di spiegare le ragioni per cui non hai saputo elencare i capoluoghi di provincia della tua regione.

Anche il ragazzo generalmente preparato becca un 4 se non ha studiato a sufficienza, questa è la dura giustizia dei numeri. Lo studio non ha sempre a che fare con il ‘processo cognitivo’.

Le ragioni per il mancato profitto sono e saranno sempre molteplici. Ognuno deve risolverle risolvendo le molteplici cause personali che possono risultare in un voto basso.

Chi ha pensato vedendo 4 livelli di sufficienza e uno di insufficienza al famoso 6 politico chiesto dalle sinistre alla fine degli anni 60 si indignerà su questo ‘nuovo’ sistema.

La risposta all’incapacità dell’istruzione di sfornare future persone competenti è quella di promuovere tutti? È forse quella di mettere sullo stesso piano lo studente con vere difficoltà generate dal suo ambiente con lo studente che non ha nemmeno voglia di scaldare una sedia?

Mettiamo il bullo insieme al dislessico?

Chi la pensa così sottovaluta l’uomo. Un bambino è qualcuno che si sta formando per diventare adulto, ma che sia completamente plasmabile dal proprio ambiente, come se non avesse nulla di veramente suo che lo spinga e lo motivi, sposa teorie psicologiche che ci dicono che siamo in balia degli elementi, che l’essere umano non è in grado di superare gli ostacoli nonostante tutto e tutti per diventare quello che vorrebbe diventare.

Perché alcune delle persone orribili contro le quali combattiamo al giorno d’oggi in principio erano bambini orribili. È dura dirlo, ma è la verità. Non è vero che erano tutti bravissimi e sono stati rovinati dal proprio ambiente. Non è vero che Hitler sia diventato un dittatore genocida in virtù dell’essere stato rifiutato alla scuola d’arte o perché il padre era autoritario e poco presente.

Grandi uomini del passato hanno avuto un’infanzia terribile e nonostante tutto hanno realizzato grandi cose, diventando giganti dei loro tempi.

Gli esseri umani sono meravigliosamente differenti.

Non sta ad un Ministero stabilire le cause dei mancati risultati, fornendo teorie psicologiche a guisa di pensiero unico.

Questo è un 4 al ministero dell’educazione. Ed è un 4 spiegato. E non ha a che fare con il loro processo cognitivo.

Ha a che fare con la loro volontà di livellare tutti i bambini sullo stesso piano. Forse pensando che il loro dovere sia quello di essere psicologi che invece di fare comprendere gli argomenti scolastici devono invece sostituirsi ai genitori, dicendo loro quello che fanno di giusto e di sbagliato.

Certo che promuovendo tutti il loro traguardo sarà raggiunto. Nessuno potrà mai accusarli di avere fallito, in fin dei conti tutti vengono promossi.

Ma in un futuro, quel laureato con il 6 politico potrà essere il vostro medico, il vostro avvocato e persino l’operatore ecologico che pulisce le strade, mestiere nobile anche quello.

Ma un avvocato abituato a ricevere la scusa del suo ‘processo di apprendimento’ ai suoi fallimenti si dimenticherà di leggere le leggi che centrano ma non erano richieste all’esame di stato, facendovi perdere la causa.

Un medico del genere si ‘dimenticherà’ di leggere le controindicazioni dei farmaci che prescrive.

L’operatore ecologico girerà con il suo mezzo facendo finta di perdersi per le vie, lasciando la strada sporca come prima.

Smettetela di occuparvi dei nostri figli come novelli psicologi comunisti. Date loro i mezzi per studiare e valutateli in modo giusto ma severo. In modo amorfo. Senza entrare nella loro mente.

Se avranno bisogno di uno psicologo, potranno andarci a loro scelta.

Quella scelta che rende l’uomo un essere libero.

 

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

 
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