Accordo Ue-Atene: Grecia deve restituire 50 miliardi. E non ci sono

Dopo oltre 17 ore di trattative, il vertice più lungo della storia si è concluso con un’intesa raggiunta tra Atene e i suoi creditori. Al centro dell’attenzione il coinvolgimento del Fmi e il fondo in cui Atene dovrebbe far confluire 50 miliardi di asset in modo da poter ricevere un prestito futuro.

A dare la prima comunicazione il premier belga, seguito dal presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk su Twitter: «L’accordo è stato raggiunto all’unanimità, tutto pronto per andare a programma Esm con riforme serie e sostegno finanziario».

Dal punto di vista finanziario, dire che la Grecia restituirà 50 miliardi non è realistico. La pensa così Chiara Oldani, professoressa di economia e finanza pubblica dell’istituito Luiss Guido Carli, secondo cui «sostanzialmente quello che ha offerto Tsipras per garantire i prestiti sono la privatizzazione di posti come il Pireo di Atene e di Salonicco, la privatizzazione del trasporto aereo che è solo in parte privato, e della rete elettrica, con un totale stimato per essere attorno ai 7,8 miliardi».

Tuttavia «la questione è sicuramente politica – specifica Oldani – i numeri dicono che il salvataggio non è conveniente per i tedeschi, perché altrimenti questa rigidità non sarebbe spiegabile, quindi è una questione di convenienza di stabilità dell’area monetaria, non tanto di numero del debito». Quando si è parlato del controllo del fondo – voluto sia da Atene che dai tedeschi – Il Fatto Quotidiano riporta che il premier greco Tsipras si sia addirittura tolto la giacca come a simboleggiare che Atene non ha più altro da dare.

«Se la Grecia non restituisce prima il finanziamento avuto non può ottenere nulla di nuovo dal Fondo monetario, quindi secondo me il Fmi non sarà direttamente coinvolto – commenta la professoressa Oldani – La questione è tecnica perché a livello formale la Grecia è insolvente nei confronti del Fmi, deve regolarizzare la sua posizione nei suoi confronti». In più si parlava di una possibile uscita temporanea della Grecia dall’euro nel caso di un mancato accordo, ma ciò è fantascienza per la professoressa Oldani, dato che «nei trattati non è prevista né l’uscita temporanea né quella definitiva».

Dal referendum in poi la situazione è diventata sempre più tesa, fino ad arrivare ad un punto in cui «definire una soluzione pacifica risulta complicato. Speriamo chiaramente che il tutto rimanga in termini politici e non sfoci in altri ambiti».

In conclusione l’Europa chiede a Tsipras e ad Atene di terminare in tre giorni le riforme sulle pensioni, sull’Iva e sul codice civile. E si accenna anche a un rientro della troika nella capitale ellenica. Tutto questo rientra in «tassi stretti perché i greci è da febbraio che la tirano lunga. Ad agosto devono cominciare a chiudere il bilancio al fine del fiscal compact, quindi non si vuole perdere più tempo per una contrattazione che sembra non arrivare mai al dunque», ha detto Oldani. 

 
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