Ue: la Libia non è un «porto sicuro». Salvini: «ipocrisia»

I quasi 400 migranti sbarcati al porto di Pozzallo (alcuni in condizioni di salute non buone) verranno divisi con altri Paesi europei, ovvero Francia, Malta, Germania, Portogallo e Spagna. Ma si tratta di una decisione una tantum, che non risolve il problema a lungo termine.

E infatti scoppia un’ulteriore polemica tra il ministro Salvini e l’Unione Europa. Il leader della Lega vorrebbe che fosse permesso rimandare i migranti in Libia, ma l’Europa non ritiene il Paese africano un «porto sicuro».

Il diritto internazionale, infatti, vieta il rimpatrio di persone in nazioni in cui si ritroverebbero in pericolo di vita. E, in Libia, i migranti vengono spesso incarcerati e trattati in modo disumano.

Salvini replica: «Dobbiamo cambiare la normativa e rendere i porti libici porti sicuri. C’è questa ipocrisia di fondo in Europa, in base alla quale si danno soldi ai libici, si forniscono le moto vedette e si addestra la Guardia costiera, ma poi si ritiene la Libia un porto non sicuro. Questo bipolarismo europeo va superato».

Al vicepremier risponde anche Federica Mogherini, l’Alto rappresentante per gli Affari Esteri: «La decisione rispetto al fatto che i porti libici non siano porti sicuri è una decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo, quindi è una valutazione puramente giuridica sulla quale non c’è decisione politica da prendere, ma è nelle mani di una corte indipendente».

Ma il vicepremier non si fa indietro: «L’Unione Europea vuole continuare ad agevolare lo sporco lavoro degli scafisti? Non lo farà in mio nome, o si cambia o saremo costretti a muoverci da soli».

Intanto le trattative per risolvere il problema a livello europeo (che erano iniziate con delle vittorie da parte dell’Italia) vanno avanti.

 
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