Ucraina, se le donne sono eroine ma gli uomini sono usa e getta

Di Bettina Arndt

L’autrice dell’articolo, Bettina Arndt, è una scrittrice e opinionista sociale australiana sulle questioni di genere. È stata la prima terapista sessuale e femminista del Paese, prima di concentrarsi sui diritti degli uomini. La Arndt è autrice di diversi libri e ha scritto per i principali giornali, riviste ed è apparsa regolarmente in televisione. Ha ricevuto l’Ordine d’Australia nel 2020 per il suo lavoro nella promozione dell’equità di genere nella sua difesa degli uomini. Il sul suo blog è BettinaArndt.substack.com.

 

Un mese dopo l’inizio della tragedia in corso in Ucraina, ogni giorno ci troviamo di fronte a immagini di uomini e donne eroici che difendono il loro Paese. Anche alcune donne che inizialmente sono fuggite in altri Paesi stanno tornando per contribuire allo sforzo bellico, ci dice la cronaca: «Le donne ucraine si offrono volontarie per combattere e la storia mostra che l’hanno sempre fatto», vanta una notizia di Npr.

Le storie dei media dell’ultimo mese sono state piene di donne coraggiose e di post su Twitter di donne in uniforme da combattimento. «L’Ucraina ha pari opportunità per le donne. Un proiettile di una donna ha lo stesso effetto di un proiettile di un uomo […]» dice #StandWithUkaine, senza sottolineare che però ci sono relativamente pochi proiettili ucraini da parte di donne. Il governo si è assicurato di ciò costringendo ogni maschio di età compresa tra i 18 ei 60 anni a difendere il Paese mentre alle donne è stato concesso di fuggire.

Dopo decenni di femministe che chiedono la parità di trattamento delle donne, compreso il diritto delle donne a prestare servizio in prima linea nelle forze armate, l’uguaglianza in guerra sembra essere stata del tutto dimenticata.

Una voce maschile solitaria su TikTok che ha denunciato il silenzio femminista ha attirato un’ondata di critiche e il video è stato rimosso. L’utente di TikTok, @notpolitical Speaking, ha avuto l’audacia di sottolineare che le 32.000 donne segnalate nell’esercito ucraino non erano così tante, dato che, secondo la sua stima, il Paese ha 17 milioni di donne maggiorenni. I social media si sono riempiti di decine di articoli che denunciavano l’uomo «per la sua ignoranza e misoginia».

Ma ha ragione: la crisi ucraina ha messo in luce l’evidente ipocrisia del femminismo oggi, dove le femministe parlano di uguaglianza ma sfruttano felicemente la cavalleria vecchio stile, che richiede che solo gli uomini siano usa e getta.

«Le donne sono troppo preziose per un combattimento», affermò Caspar Weinberger, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, negli anni ’80, un periodo in cui ai leader militari era ancora consentito dire queste cose.

Ora le femministe tacciono mentre l’Ucraina costringe l’intera popolazione maschile adulta a difendere il proprio Paese, mentre le preziose donne sono salvaguardate.

Tradizionalmente questo è stato giustificato utilizzando l’argomentazione evolutiva: la dimensione della generazione successiva è vincolata dal numero di femmine fertili e una specie può tollerare la perdita di maschi più facilmente della perdita di femmine.

Nessuno osa sottolineare come ciò non si applichi a tutte quelle donne single quarantenni in età fertile che abbiamo visto arrampicarsi per salire su quei treni affollati.

Le altre argomentazioni a sostegno dell’offrire alle donne una protezione speciale semplicemente non reggono più. Il ruolo attivo svolto dalle donne nell’esercito mette fine alle tradizionali argomentazioni sulla mancanza di forza delle donne, e la forza basata sul genere non è così critica quando si affrontano le armi più moderne.

Ammettiamolo: anche se nessuno potrebbe mettere in dubbio la necessità di proteggere i bambini e probabilmente le loro madri, la visione delle donne come una classe protetta è semplicemente un’eredità del pensiero tradizionale e cavalleresco che è troppo utile per essere scartata dalle femministe.

Quindi hanno la ‘botte piena e la moglie ubriaca’ (o il marito?), e colgono ogni opportunità possibile per fingere che non si tratti solo di sfruttare gli uomini, affermando che anche le donne soffrono, forse anche più degli uomini.

La tattica de ‘le donne soffrono di più’ è stata resa famosa da Hillary Clinton che ha dichiarato: «Le donne sono sempre state le prime vittime della guerra» perché «perdono i loro mariti, i loro padri, i loro figli in combattimento» e perché «spesso vengono lasciate con la responsabilità, e da sole, a crescere i figli».

Warren Farrell, in The Myth of Male Power, cita un articolo sulla rivista Parade sui 40 milioni di uomini russo/sovietici uccisi tra il 1914 e il 1945. L’articolo era intitolato Short End of the Stick (che è un’espressione inglese che indica chi ha la peggio e ottiene il risultato peggiore in una certa circostanza) e si riferiva non agli uomini che  erano morti, bensì alle donne che erano rimaste a dover lavorare in fabbrica o come spazzine a causa della morte di tanti uomini.

Mentre l’orribile situazione in Ucraina continua, i social media sono pieni di messaggi che parlano della difficile situazione delle donne, spesso menzionando a malapena gli uomini.

Un articolo del Guardian descrive il futuro incerto che devono affrontare «le donne, i bambini e altri che vengono evacuati». Altri? Presumibilmente, questo include uomini fastidiosi e innominabili, come quelli troppo vecchi per combattere.

Un altro post su Twitter esortava gli uomini a combattere duramente, e ricordava la Piuma Bianca che le donne erano solite consegnare ai giovani uomini durante la prima guerra mondiale, spingendoli, facendo uso della vergogna e dell’umiliazione, a fare il loro dovere di proteggere le donne. Il video in questione mostra uomini ucraini arrestati mentre cercavano di lasciare il Paese: a loro vengono consegnati dei tulipani, in quello che presumibilmente è inteso come un simile insulto alla loro virilità.

Un affascinante articolo, pubblicato su The Conversation da un professore di legge di Newcastle, sostiene che vietare agli uomini di lasciare l’Ucraina violi i loro diritti umani. Sorprendentemente, non c’è una parola nell’intero articolo sul trattamento discriminatorio degli uomini stessi, in quanto l’autore si concentra sui timori delle persone Lgbtqi+ che potrebbero subire discriminazioni se catturate dai russi.

Sono rimasta scioccata anche nel sentire la verità dietro la copertura giornalistica del rapimento delle 200 studentesse da parte di Boko Haram, il gruppo islamista nigeriano. Ricordate tutti i glitterati in fila per protestare contro questo evento?

Come mai non ci è stato detto che due mesi prima Boko Haram avesse dato fuoco al dormitorio di una scuola uccidendo 59 ragazzi maschi addormentati? Ed era la terza tragedia del genere in soli otto mesi. E perché non siamo stati informati quando sono continuati gli attacchi ai ragazzi? Dov’era la copertura giornalistica quando oltre 330 ragazzi sono stati rapiti poco più di un anno fa?

Le vite dei ragazzi sono prive di valore o spesso considerate piuttosto prive di valore, agli occhi dei media occidentali. Uno dei pochi contributi femministi a questa discussione in cui mi sono imbattuta è stato un articolo dell’editorialista del Daily Mail Amanda Platell, che parlava di una fotografia di un padre ucraino, Serhii, che culla il corpo del figlio morto di 15 anni.

Scrive: «Nella nostra richiesta di uguaglianza qui in Gran Bretagna, noi donne abbiamo cercato per decenni di evirare gli uomini, di sterminare il guerriero e chiedere che entrino in contatto con il loro lato femminile. Eppure siamo state così fuorviate. Che arroganza per noi femministe insistere sul fatto che dovrebbero emozionarsi di più. Prova a dirlo al povero Serhii mentre culla il figlio morto. Speriamo che una cosa buona che verrà da questa terribile guerra sarà che in Occidente finalmente abbracciamo la bontà, la decenza intrinseca e il coraggio negli uomini».

Un’intuizione rara e toccante in mezzo alla visione con i paraocchi del ruolo degli uomini in questa terribile tragedia che si sta svolgendo.

E non ho potuto resistere a un sorriso ironico davanti a un meme che diceva: «Quando i barbari sono alle porte, improvvisamente la mascolinità non è più tossica».

 

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: Ukraine’s Disposable Men and Heroic Women

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