Tso allo studente no mask di Fano: la vicenda, le testimonianze e i commenti

Di Marco D'Ippolito

È stato rilasciato domenica, dopo 5 giorni di Trattamento sanitario obbligatorio (Tso), il diciottenne di Fano che la scorsa settimana aveva inscenato una protesta pacifica contro l’obbligo di indossare la mascherina in classe.

La vicenda, inizialmente poco seguita dalla stampa nazionale, ha avuto uno notevole risonanza nella rete, con vari personaggi pubblici e associazioni che hanno preso le parti del ragazzo e denunciato quello che secondo molti – nelle parole del pedagogista Daniele Novara sul Corriere della Sera – è un «precedente davvero inquietante».

Ricostruzione dei fatti

È la prima settimana di maggio e siamo in provincia di Pesaro, nell’Istituto tecnico-commerciale Olivetti di Fano. Uno studente di 18 anni sostiene da alcuni giorni di avere il diritto di stare in classe senza indossare la mascherina ed è già stato allontanato dalla sua classe per questo motivo. Così, in segno di protesta, il 5 maggio si lega al proprio banco con una catena per biciclette. La situazione mette in difficoltà i docenti, che sono tenuti a far rispettare le misure anti-contagio, e dopo circa due ore di infruttuose ‘trattative’ la dirigente scolastica interpella le forze dell’ordine.

Secondo la ricostruzione del Resto del Carlino, arrivano rapidamente una volante della polizia e un’ambulanza, che prelevano il ragazzo per portarlo al pronto soccorso. I sanitari cercano quindi di sottoporlo a un tampone per il Covid, ma a quel punto il diciottenne si oppone con veemenza, facendo scattare il Tso. Il giovane viene quindi trasferito nel reparto psichiatrico dell’Ospedale Muraglia di Pesaro, dove gli viene sequestrato il telefono alcune ore dopo.

Alla fine, il ragazzo viene dimesso con tre giorni di anticipo rispetto alla prognosi iniziale, forse anche a seguito del clamore mediatico suscitato dalla vicenda.

Ai microfoni di Occhio alla Notizia, il diciottenne ha raccontato, dopo essere uscito dal reparto, che gli sono stati somministrati due calmanti contro la sua volontà e che gli infermieri gli hanno alla fine fatto il tampone a cui non voleva sottoporsi. Ha anche confermato che la sua protesta andava avanti da diversi giorni e che le forze dell’ordine erano già state chiamate in altre occasioni, ma ha altresì dichiarato di aver sempre protestato pacificamente, convinto della correttezza delle proprie ragioni, e ha ribadito che continuerà a farlo.

A sua detta, all’Ospedale di Fano lo hanno «rinchiuso per una questione politica non sanitaria: cioè, io non sono pazzo. Mi hanno iniettato questi due calmanti che mi hanno rintontito la testa per un giorno e poi li ho rifiutati tutti».

Le testimonianze

Uno dei docenti del ragazzo ha commentato la vicenda al Resto del Carlino affermando che «il provvedimento preso ha dell’incredibile. In classe è sempre stato corretto ed educato anche se ostinatamente fermo nelle sue posizioni. Ed un Tso resta per sempre come una macchia». La testata riporta altresì che gran parte del corpo docente riteneva il provvedimento eccessivo mentre altri avrebbero dichiarato «che il ragazzo andava fermato prima».

«Ci ho parlato per un’ora e mi ha dato l’impressione di un giovane mite e tranquillo», ha dichiarato invece in diretta Facebook il senatore della Lega Armando Siri, che si è recato l’8 maggio nel reparto psichiatrico dell’Ospedale di Pesaro per incontrare il ragazzo e sincerarsi delle sue condizioni psicofisiche.

L’onorevole ha annunciato che presenterà un’interrogazione parlamentare sulla vicenda, e ha aggiunto: «L’ho trovato attento, intelligente, un po’ timido, però appassionato. Ci tiene al suo Paese, vuole lottare contro le ingiustizie e ritiene che la mascherina sia un’ingiustizia. Quindi perché il sindaco di Fano gli avvalla un trattamento sanitario obbligatorio? Questo è quello che io non riesco a immaginare».

Dal canto suo, il sindaco di Fano Massimo Seri ha dichiarato che la sua sottoscrizione del Tso è stata solamente un atto dovuto e che si tratta di una «vicenda delicata che merita di essere affrontata, seguita e gestita nelle sedi più idonee con umanità e competenza». Seri, che secondo il Resto del Carlino conosce bene il caso, ha sostenuto che «Il problema vero qui è capire chi è questo presunto ’costituzionalista’ che ha manipolato questo ragazzo». Il sindaco si riferiva a un pesarese di 67 anni, Lamberto Roberti, che il ragazzo avrebbe citato come ‘costituzionalista’ nelle sue discussioni con i docenti, e che secondo il sindaco e la preside dell’istituto avrebbe persuaso il diciottenne a inscenare la protesta contro l’obbligo di indossare la mascherina.

Di fatto, il ragazzo ha parzialmente confermato l’influenza del presunto ‘costituzionalista’ nell’intervista che ha rilasciato a Occhio alla Notizia dopo il suo rilascio, affermando: «Più avanti ho conosciuto il ‘costituzionalista’, io mi ero già informato sulle mascherine, non è tutto dovuto a lui. E mi ha detto che io sarei potuto entrare in classe e se le forze dell’ordine mi portano fuori ho ragione io, però devo stare fermo e non devo neanche spostare le mani con cui mi prendono».

Contattato dal Resto del Carlino, Lamberti ha dichiarato di non vedere l’ora che i giudici lo chiamino per interrogarlo sulla vicenda.

I genitori del ragazzo hanno invece preferito mantenere il riserbo sulla vicenda, ma hanno fatto sapere «che il ragazzo in famiglia non ha mai avuto atteggiamenti violenti di nessun tipo».

Le reazioni

Il caso ha suscitato accese reazioni in tutta Italia, e dal 6 gennaio ha iniziato a circolare ampiamente su Twitter l’hastag #FatemiUnTSO, accompagnato nella maggior parte dei casi da messaggi che denunciavano la misura adottata nei confronti del ragazzo di Fano come sproporzionata o peggio.

Il già citato pedagogista Novara ha scritto sul Corriere della Sera che si tratta di un caso senza precedenti nell’ordinamento italiano: «Il rischio reale è che venga così introdotta, nell’ordinamento scolastico, la possibilità per ogni alunno di poter subire, in caso di opposizione, una costrizione che lo porta a una contenzione per cause puramente comportamentali, senza che questo abbia attinenza con motivi veramente patologici o di violenza».

Telefono Viola

A intervenire nel dibattito anche il Telefono Viola, un’associazione di Roma specializzata nella denuncia degli abusi abusi legati ai trattamenti sanitari psichiatrici, e che, citando il quotidiano marchigiano Centropagina ha dichiarato: «Oggi, a 43 anni dall’abolizione dei manicomi, di fronte a questo caso (come nei molti che l’hanno preceduto) dobbiamo drammaticamente constatare come l’azione di controllo sociale della psichiatria continua ad imperversare, arrivando persino ad entrare nelle scuole, psichiatrizzando ragazzi che manifestano atteggiamenti ‘non conformi’. Questo episodio conferma al Telefono Viola quanto sia diffuso il rischio di leggere i comportamenti degli studenti e delle studentesse con la lente deformante della diagnosi clinica».

Alessandro Meluzzi e Vittorio Sgarbi

Intervistato dalla testata Lo Speciale, anche lo psichiatra Alessandro Meluzzi ha ampiamente commentato la vicenda, affermando tra le altre cose: «Si tratta a mio giudizio di un gravissimo abuso che penso presenti anche dei rilievi penali. Siamo nell’ambito dell’uso politico, sociologico, ideologico e comportamentale del Tso che il nostro ordinamento prevede per casi molto più gravi, ovvero situazioni che potrebbero mettere a rischio la vita del paziente o quella degli altri. Ora mi pare evidente che nel caso specifico nessuna di queste fattispecie si configuri concretamente. Mi auguro che qualcuno ne risponda, ad iniziare dai miei colleghi che hanno avvallato un simile provvedimento. Dipendesse da me li radierei dall’ordine dei medici immediatamente. Poi mi stupisco del sindaco di Fano che appena una settimana fa faceva il difensore di Fedez denunciando il tentativo di censura ai suoi danni, e poi ha disposto il ricovero coatto di questo ragazzo. E infine mi chiedo come possa un giudice dare il proprio assenso ad una cosa del genere».

Inoltre, Meluzzi ha dichiarato di essere disponibile a sostenere la famiglia del ragazzo con le sue consulenze in qualità di medico legale e consulente psichiatrico.

Anche Vittorio Sgarbi, ben noto per la sua strenua opposizione alle misure di contenimento adottate dal governo italiano contro il Covid-19, si è espresso con toni molto critici sulla vicenda. In un video su Facebook del 7 maggio, il critico d’arte ha dichiarato: «C’è da chiedere cosa potranno insegnare dei professori ‘plagiati’, che scambiano i loro alievi ‘liberi’ per ‘plagiati’. È quello che è capitato a Fano».

 
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