Trump ‘salva’ Zte

Il 25 maggio 2018 Donald Trump scriveva su Twitter di voler lanciare una scialuppa di salvataggio al colosso della telefonia cinese Zte. Tuttavia, la guerra contro molte altre aziende, che nascondono lo zampino del Partito Comunista Cinese (Pcc) al loro interno, non si ferma: sempre più nomi vengono messi nella lista nera delle compagnie da «buttare fuori dall’America».

Difatti, il 24 maggio la Camera dei rappresentanti ha approvato una legge che prevede il divieto di comprare  telecamere di monitoraggio da alcune specifiche aziende cinesi, tra le quali spiccano i nomi delle note Hikvision, Dahua Technology, Hytera e ovviamente Zte.

QUATTRO CONDIZIONI PER SALVARE ZTE

Da molti Zte era data ormai per morta, dopo che l’anno scorso era stata investita delle sanzioni Usa in risposta al furto della proprietà intellettuale statunitense, che è da tempo una prassi ordinaria per il Pcc.
Tuttavia, dopo oltre un mese di intensi incontri e negoziati, gli Stati Uniti hanno fatto un passo indietro e aperto una porta per salvare la compagnia, permettendole di riprendere gli affari e di mettere in salvo 75 mila posti di lavoro, ma a quattro imprescindibili condizioni. Trump ha infatti spiegato: «Io l’ho fatta chiudere e io la faccio riaprire, ma devo avere delle garanzie di alta sicurezza! Per averle, deve cambiare il consiglio di amministrazione e i top manager; deve accettare la presenza di un rappresentante del governo Usa all’interno dell’azienda, deve acquistare i componenti dall’America e deve pagare una multa di 1 miliardo e 300 milioni di dollari».

Secondo Fox News il presidente cinese Xi Jinping aveva precedentemente chiamato di persona Trump per chiedergli di salvare Zte, dicendogli di aver pagato già una multa di cinquecento milioni di dollari e di aver cambiato i membri del consiglio d’amministrazione. Alle dichiarazioni del presidente cinese, Trump aveva ribattuto che se avesse voluto davvero salvare l’azienda avrebbe dovuto pagare una multa di 1 miliardo e 500 milioni di dollari, avrebbe dovuto accettare che un rappresentante della governo Usa lavorasse nell’azienda, e avrebbe dovuto acquistare tutti i componenti dei prodotti dall’America. Alla fine, accettate tutte le altre condizioni, il prezzo della multa è sceso a 1 miliardo e 300 milioni di dollari.

Yun Kuiri, professore della facoltà di contabilità dell’Università Cheung Kong di Economia in Cina, ha dichiarato al Deutsche Welle: «Prendendo come standard il guadagno netto del 2017, 1 miliardo e 300 milioni di dollari equivalgono a due anni del guadagno netto di Zte». Tuttavia, rispetto alla ferita mortale rappresentata dal divieto di fare affari nel mondo, la multa è solo un graffio che guarirà col tempo.

IL PROGETTO ‘RETE DAL CIELO’ (TIAN WANG)

In realtà non è la prima volta che Zte paga una multa salata. Già nel 2017 era stata punita con l’obbligo di pagare un miliardo e 200 milioni per aver venduto tecnologia militare all’Iran e alla Corea del Nord, e per aver mantenuto il commercio con alcuni Paesi investiti dalle sanzioni Onu quali Sudan, Siria e Cuba. Tuttavia per il Pcc i prodotti di Zte nel mondo hanno un’enorme utilità, in quanto servono come strumenti di spionaggio (oltre che per rubare tecnologia e proprietà intellettuali ad altri Paesi) e per monitorare i cittadini e mantenere «la stabilità sociale», come tante volte sbandierato dal Partito.

Già nel 2004, il ministero della Pubblica Sicurezza cinese aveva dato il via al progetto «Rete dal cielo», una sistema di telecamere di videosorveglianza per il monitoraggio in tempo reale di ogni angolo delle strade, adducendo come motivo la sicurezza per i cittadini; il sistema attualmente comprende 20 milioni di telecamere in tutto il Paese.

Tuttavia ci sono forti dubbi sull’uso che ne farà il Pcc, come è emerso in un caso del 2013 nella provincia di Jilin, provincia nella quale Zte e Unicom avevano speso centinaia di milioni di yuan per il progetto, ricoprendo l’intero territorio di telecamere di videosorveglianza. Quell’anno c’era stato un furto d’auto, durante il quale il criminale ha ucciso un neonato lasciato dentro la macchina dai proprietari; tuttavia le autorità hanno affermato di non essere riuscite a ritrovare il malvivente, nonostante la gravità del crimine. La mancata risoluzione del caso, sebbene ogni incrocio delle strade cittadine fosse monitorato dalle telecamere 24 ore su 24, oltre che indignare i cittadini, ha fatto sorgere forti dubbi sull’uso che il Pcc faccia delle telecamere. A quel tempo la stampa di regime aveva spiegato che il progetto di Tian Wang non era da utilizzare per i casi criminali ordinari, ma per «mantenere la stabilità della società», non specificando tuttavia cosa si intendesse per stabilità sociale.

Tuttavia le cose si fanno più chiare e inquietanti se si tiene conto dei documenti ufficiali della Commissione Politica e Giuridica del Pcc, dai quali emerge che il progetto ‘Rete dal cielo’ (Tian wang) era stato voluto da Jiang Mianheng, figlio dell ex-leader del Pcc Jiang Zemin, per ‘gestire meglio’ la persecuzione del Falun Gong (la disciplina spirituale che il padre voleva distruggere in pochi mesi), in modo da poterne trovare velocemente gli aderenti e da poter controllare la situazione in ogni momento. Il progetto beta di Tian wang era chiamato «Scudo d’oro» (in cinese Jin dun) ed era un sistema integrato di controllo e blocco di internet, oltre che di monitoraggio. Per questo nel 2000 Jiang Zemin in persona aveva fatto una visita alla direzione centrale di Zte, per gestire l’affare che poi si è tramutato nel progetto attuale di Rete dal cielo.

Ora, dopo il messaggio di Trump, molti analisti sostengono che se davvero  Zte traducesse in realtà le quattro condizioni, in quanto azienda internazionale per il Pcc risulterebbe «un’azienda handicappata», perché andrebbe a perdere una delle componenti che l’hanno resa utile al governo: la possibilità di usare la sua tecnologia per il monitoraggio dei cittadini; tuttavia altri sostengono che sia «meglio un azienda zoppa che morta», ma questo lo si vedrà nel prossimo futuro, in base alle scelte del Pcc.

L’AMERICA CONTRO LE AZIENDE CINESI DI VIDEOSORVEGLIANZA

Oltre alle note Zte e Huawei, anche il gigante delle telecamere di monitoraggio Hikvision, la Dahua Tech e Hytera rientrano tra le messe al bando dai confini degli Stati Uniti, in base alla legge del 24 maggio approvata dalla Camera dei Rappresentanti. La legge deve ancora essere approvata dal Senato e firmata dal presidente; tuttavia il Campo dell’Esercito di Fort Leonard Wood ha già rimosso cinque telecamere di videosorveglianza prodotte dalla Hikvision.

Guardando al caso di Zte, il sinologo Shi Zangshan sostiene che il rapporto tra Cina e America sia ormai radicalmente cambiato: «Dalla visita in Cina di Nixon e la diplomazia del ping pong, fino all’epoca di Obama, l’America ha mostrato spirito di collaborazione con il Pcc, ma i risultati sono stati pessimi e ci sono stati invece grossi danni, come il furto della proprietà intellettuale, l’infiltrazione del Pcc a tutti i livelli della società americana e i problemi per la sicurezza nazionale. Zte e aziende statali cinesi simili vengono usate dal Pcc per insinuarsi furbescamente nei Paesi esteri. Tuttavia, da quando Trump ha preso l’incarico di presidente, l’America ha chiuso con l’approccio precedente verso il Pcc: ora lo tiene d’occhio e lo mette sotto assedio su tutti i fronti». Shi ha riferito anche come la comunità internazionale sta dimostrando maggiore forza nel combattere il Pcc: «Mentre l’America diventa sempre più rigida, sta anche formando alleati internazionali e la forza della giustizia aumenta. In futuro tutte le società e i Paesi  dovranno fare una scelta su come porsi nei confronti della Cina; allora il Pcc si troverà in una posizione alquanto sfavorevole».

I RISULTATI DELLA PRESIDENZA OBAMA

Per sbloccare la questione Zte, Trump ha ancora bisogno del supporto del Congresso, che però sta ostacolando fortemente il presidente: i democratici e una parte dei repubblicani cercano di spingerlo a fare un passo indietro. Trump si è difeso con un tweet parlando del suo predecessore Obama: «Il governo di Obama ha lasciato campo libero a Zte, senza alcun controllo e attenzione alla sicurezza, lasciandole la possibilità di svilupparsi enormemente […] i membri del partito democratico non fanno altro che creare ostacoli e lamentarsi […] fanno solo un cattivo commercio che li rende ridicoli di fronte al mondo intero».

Dai dati dei documenti ufficiali statunitensi relativi al caso Zte (che era stata messa sotto sorveglianza dal governo già nel 2011) l’ex presidente Obama era a conoscenza del fatto che l’azienda fornisse la propria tecnologia all’Iran, in violazione delle sanzioni statunitensi. Per cinque anni gli americani hanno monitorato le azioni di Zte fino a quando, avute tutte le prove, nel 2016 è stata ufficialmente provato il sospetto di colpevolezzaA marzo dello stesso anno il ministero del Commercio ha vietato le esportazioni di Zte fuori dagli Usa e allo stesso tempo ha vietato ai produttori americani di fornire  attrezzature o componenti americani per i prodotti di telecomunicazioni Zte.

Con la legge del 25 maggio, le aziende cinesi sono state messe in guardia, Trump ora stringe in pugno Zte. A quanto pare, gli Stati Uniti hanno messo fine alla politica di collaborazione col Partito Comunista Cinese.

  

 
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