Trump ringrazia i sauditi per aver fatto scendere il prezzo del petrolio

Donald Trump ha ringraziato il Regno dell’Arabia Saudita per aver contribuito a far calare il prezzo del petrolio e, al contempo, ha auspicato che possa scendere ancora più in basso.

Il 21 novembre il presidente americano ha scritto su Twitter: «Il prezzo del petrolio sta calando. Benissimo! È come un grande taglio delle tasse per l’America e per il mondo intero. Godetevelo! Ora costa 54 dollari, prima 82. Ringrazio l’Arabia Saudita, ma ora fatelo scendere ancora di più!».

Il prezzo globale del petrolio Brent è sceso a meno di 63,5 dollari al barile nella mattinata del 21 novembre, mentre il 3 ottobre aveva toccato un picco di 86 dollari. Il prezzo del petrolio Wti è calato invece da oltre 76 dollari a 54,3 dollari.

Sembra, dunque, che Trump abbia usato un valore del petrolio Brent per riferirsi al prezzo massimo, e uno del Wti per riferirsi al minimo, il che sembra confermare la sua tendenza alle dichiarazioni esagerate, che spesso attirano l’attenzione dei giornalisti, ansiosi di analizzarle e sottolinearne l’approssimazione.

In un comunicato pubblicato il 20 novembre, Trump ha dichiarato che i sauditi hanno collaborato bene con gli Stati Uniti per mantenere il prezzo del petrolio a livelli ragionevoli: un fatto che porta diversi benefici in termini economici e di sicurezza. E ha specificato che questa non è l’unica ragione per cui il suo governo resterà al fianco dei sauditi piuttosto che intessere alleanze con l’Iran: secondo Trump quest’ultimo è il vero responsabile dei disordini nello Yemen, degli sforzi per destabilizzare «i fragili tentativi dell’Iraq di instaurare una democrazia», e ha la colpa di aver sostenuto il gruppo terroristico Hezbollah in Libano e il presidente Bashar al-Assad in Siria.

«Al contrario l’Arabia Saudita si ritirerebbe con piacere dallo Yemen se lo facessero anche gli iraniani», ha scritto Trump, aggiungendo che i sauditi sono disposti a fornire aiuti umanitari e a finanziare gli sforzi per combattere il terrorismo islamico.

Indebolire l’Iran

Oltre a rinvigorire l’economia degli Stati Uniti (poiché importano più petrolio di quanto non ne esportino) l’abbassamento del prezzo del petrolio rende ancora più debole l’Iran.

Quest’anno, infatti, Trump ha imposto nuove sanzioni economiche sul Paese, dopo aver annullato l’accordo sul nucleare iraniano firmato dal presidente Obama.

E pare che la campagna di pressione condotta dal presidente statunitense stia privando l’Iran di dollari Usa e stia facendo crollare il valore del rial iraniano. Nel frattempo sembra che il regime non intenda immettere le proprie riserve di dollari nel mercato: un’azione che potrebbe migliorare la pessima condizione dell’economia iraniana, ma ridurrebbe il capitale che il regime usa per finanziare i terroristi e le milizie, come gli Hezbollah in Libano o gli Houthis nello Yemen.

La questione dei tagli

Si prevede che l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec), controllata dai sauditi, insieme ai suoi partner, come ad esempio la Russia, decideranno se tagliare o meno la produzione giornaliera di petrolio di 1 milione di barili, facendola scendere a 1,4 milioni di barili al giorno. Questo potrebbe infatti avvenire durante un importante incontro, che si terrà il 6 dicembre a Vienna.
Tuttavia Phil Flynn, esperto analista del Price Futures Group, ha dichiarato il 21 novembre che «i broker ritengono che la dichiarazione di sostegno del presidente Trump potrebbe spingere i sauditi ad andarci piano con i tagli alla produzione di petrolio durante l’incontro di Vienna». Questo perché riducendo la quantità di petrolio sul mercato, il prezzo tornerebbe fisiologicamente ad aumentare.

La risposta alle critiche

Presentare i sauditi sotto una buona luce sta aiutando Trump a smorzare le critiche per come ha reagito all’omicidio del giornalista saudita Khashoggi, che sembra essere stato perpetrato dai servizi segreti sauditi.

Il governo Trump ha infatti sanzionato 17 funzionari sauditi di alto rango, mentre Riyadh ha richiesto la pena di morte per i 5 individui sospettati dell’omicidio. Tuttavia i critici vorrebbero che Trump si schierasse contro il principe della corona Mohammad bin Salman, che, secondo il presidente americano, forse era al corrente dell’omicidio, e forse no. Ad ogni modo il giovane principe si è dato da fare per allentare alcune restrizioni economiche e sociali all’interno del Paese, e contemporaneamente sta combattendo con fermezza il terrorismo e i Fratelli Mussulmani, un’organizzazione che la Casa Bianca aveva preso in considerazione come possibile candidata per la sua lista nera, a causa dei suoi legami con il terrorismo islamista.

Jamal Khashoggi era considerato dai sauditi un membro dei Fratelli Mussulmani, secondo quanto dichiarato da Trump, che in ogni caso ha definito quest’assassinio un «crimine orribile e inaccettabile».

Il petrolio di scisto?

Sebbene abbia chiesto un ulteriore abbassamento, anche per Trump il prezzo del petrolio non può scendere troppo in basso, altrimenti bloccherebbe la crescita delle attività petrolifere americane.

Flynn ha scritto nella sua analisi finanziaria del 2 novembre che «se il prezzo del petrolio scendesse ulteriormente, sarebbe difficile che in futuro la produzione di petrolio di scisto cresca. Infatti, buona parte dei produttori di petrolio di scisto hanno difficoltà a guadagnare già quando i prezzi si aggirano intorno ai 70 dollari; se si assestassero intorno ai 50, le piattaforme inizierebbero a diminuire, e si verificherebbe un crollo nelle previsioni di produzione del petrolio di scisto».

Effettivamente, quando il petrolio Wti è sceso sotto i 60 dollari, nella settimana che ha preceduto il 21 novembre le società energetiche americane hanno chiuso tre piattaforme petrolifere, facendo scendere il numero totale delle piattaforme a 885. Nelle tre settimane precedenti, per contrasto, il numero era aumentato costantemente, e un anno fa sul territorio americano erano presenti in totale 747 piattaforme.

Tuttavia, il riassestamento non ha coinvolto il Bacino Permiano, il più grande giacimento di scisto negli Usa, lungo il quale sono situate oltre la metà delle piattaforme petrolifere del Paese. Le unità operative questa settimana sono state infatti 493: il numero più alto da gennaio 2015.

 

Articolo in inglese: Trump Thanks Saudis for Lower Oil Prices, Says Good for US and World

 
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