Trump schiera la marina contro il narcotraffico

«Mentre i governi e le nazioni si concentrano sul coronavirus, c'è il crescente rischio che i cartelli, i criminali, i terroristi e altri attori maligni cercheranno di sfruttare la situazione a proprio vantaggio»

Di Ivan Pentchoukov

Il primo aprile la marina militare statunitense ha schierato navi da guerra nel Pacifico e nel mar Caraibico alla scopo di contrastare i cartelli del narcotraffico che – secondo i servizi segreti – stanno attivamente cercando di sfruttare la crisi mondiale per introdurre grandi quantitativi di droga negli Stati Uniti.

L’operazione prevede l’invio di ulteriori navi da guerra, aerei di sorveglianza e squadre delle forze speciali, fino a raddoppiare la capacità statunitense di contrasto al narcotraffico nell’emisfero occidentale, con contingenti dislocati sia nel mar Caraibico che nel Pacifico orientale. Il Segretario alla difesa Mark Esper ha dichiarato inoltre che l’operazione ha il sostegno di 22 nazioni alleate.

Il presidente americano Donald Trump ha annunciato l’operazione affermando: «Mentre i governi e le nazioni si concentrano sul coronavirus, c’è il crescente rischio che i cartelli, i criminali, i terroristi e altri attori maligni cercheranno di sfruttare la situazione a proprio vantaggio. Non dobbiamo permettere che ciò accada».

Le autorità statunitensi sono da tempo a corto delle risorse necessarie per intercettare tutto il traffico di droga che transita lungo le rotte navali dirette negli Stati Uniti. Secondo il procuratore generale Bill Barr, infatti, la comunità dei servizi segreti conosce da lungo tempo queste rotte, e lo scorso anno le autorità hanno sequestrato 280 tonnellate di droga nella zona.

L’operazione è stata annunciata da Trump un giorno dopo che la Casa Bianca ha consigliato agli americani di prepararsi ai giorni più letali della pandemia scatenata dal virus del Pcc, comunemente noto come nuovo coronavirus.

Secondo il capo dello Stato Maggiore Mark Milley, gli Stati Uniti sono in possesso di informazioni che dimostrano come i cartelli stiano tentando di sfruttare la crisi per introdurre maggior quantitativi di droga nel Paese.

Naturalmente l’operazione di potenziamento era già in corso da mesi. Ma l’annuncio ufficiale è arrivato alcuni giorni dopo l’atto di incriminazione presentato dal Dipartimento della Giustizia americano contro il dittatore socialista venezuelano Nicolas Maduro e la sua cricca politica e militare; sono stati accusati di essere a capo di un organizzazione narcoterroristica responsabile di contrabbandare fino a 250 tonnellate di cocaina all’anno negli Stati Uniti, di cui circa la metà via mare.

«Se fossi stato appena incriminato dagli Stati Uniti per traffico di droga, con una ricompensa di 15 milioni di dollari per la mia cattura, avere la Marina degli Stati Uniti che conduce operazioni antidroga al largo delle mie coste sarebbe qualcosa di cui mi preoccuperei», ha dichiarato il senatore Marco Rubio, che chiedeva da tempo una presa di posizione più dura nei confronti di Maduro.

Il tutto avviene mentre il dittatore socialista sta rilanciando un attacco contro il suo rivale – sostenuto dagli americani – Juan Guaidó. Il procuratore capo di Maduro ha infatti ordinato a Guaidó di testimoniare giovedì nell’ambito di un’indagine su un presunto tentativo di colpo di Stato.

Guaidó, il presidente del parlamento venezuelano, riconosciuto come leader legittimo del suo Paese dagli Stati Uniti e da quasi 60 altre nazioni, difficilmente si presenterà, il che aumenta la possibilità che possa essere arrestato. Ma gli Stati Uniti hanno ripetutamente dichiarato che non tollereranno alcuna azione contro Guaidó.

Raul Gallegos, responsabile per la regione andina del gruppo di consulenze Control Risks, ha dichiarato: «Non è una questione ideologica, qualsiasi tentativo di riportare la democrazia in Venezuela deve partire dal riconoscimento della natura criminale del regime di Maduro, bisogna fare mosse che spaventino il regime e lo spingano a scendere a compromessi».

Maduro ha denunciato la taglia di 15 milioni di dollari offerta dagli Usa per il suo arresto, definendola l’opera di un «cowboy razzista» che mira a mettere le mani sulle vaste riserve petrolifere del Venezuela, le più grandi al mondo. Il dittatore ha anche sottolineato che la stragrande maggioranza della cocaina lascia il Sud America passando per la Colombia, un fedele alleato degli Stati Uniti.

L’amministrazione Trump ha comunicato in più occasioni di stare valutando ogni opzione per destituire Maduro dalla sua posizione, comprese quelle militari. Tuttavia, per ora non c’è alcuna evidenza che gli Stati Uniti stiano pianificando una vera e propria azione militare. Infatti, l’attuale invio delle imbarcazioni da guerra risponde piuttosto all’insistente richiesta di ulteriori risorse da parte del Comando Meridionale degli Stati Uniti per contrastare il narcotraffico e altre minacce alla sicurezza nazionale.

 

Articolo in inglese: Trump Deploys Military as Drug Cartels Try to Exploit Pandemic to Infiltrate US

 
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