Trump firma decreto contro gli investimenti in aziende legate all’esercito cinese

Di Emel Akan

Il 12 novembre il presidente Donald Trump ha emesso un ordine esecutivo per fermare gli investimenti americani in aziende legate all’esercito cinese, dichiarando che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale, la politica estera e l’economia degli Stati Uniti.

Il provvedimento risponde alle crescenti preoccupazioni per gli investimenti dei fondi pensionistici americani in società straniere che sostengono il regime cinese. E il suo bersaglio sono tutte le società cinesi affiliate all’esercito, comprese quelle designate dal Pentagono tra giugno e agosto del 2020.

Secondo il testo dell’ordine, Pechino «sta sfruttando sempre di più il capitale degli Stati Uniti per finanziare e potenziare lo sviluppo e la modernizzazione dei suoi apparati militari, di intelligence e di altri apparati di sicurezza».
Di fatto, il Partito Comunista Cinese, tramite la sua aggressiva strategia nazionale denominata ‘Fusione militare-civile’, utilizza le società cinesi per rafforzare l’Esercito popolare di liberazione (Epl).

«Allo stesso tempo – prosegue l’ordine esecutivo – queste società raccolgono capitali vendendo titoli a investitori statunitensi che operano in borsa sia qui che all’estero».

Aziende militari

Il Dipartimento della Difesa quest’anno ha designato 31 imprese cinesi come aziende militari che operano direttamente o indirettamente negli Stati Uniti, comprese naturalmente quelle possedute o controllate dall’Epl.

Molte di queste società sono quotate in Borsa in tutto il mondo e milioni di investitori statunitensi, attraverso i loro fondi pensionistici, stanno inconsapevolmente trasferendo ricchezza dagli Stati Uniti a queste entità.

La lista del Pentagono include società come Aviation Industry Corp. of China, Huawei e Hangzhou Hikvision.

Per fare un esempio, secondo un report della Rwr Advisory, due società della lista, la China National Chemical Corp. (ChemChina) e China Three Gorges Corp. (Ctg), hanno raccolto solo nel mese di settembre un totale di 3 miliardi e 400 milioni di dollari in obbligazioni quotate in dollari americani.

Il report afferma che le principali banche statunitensi Goldman Sachs e Bank of America erano coinvolte nell’offerta di obbligazioni di ChemChina. Mentre JPMorgan Chase e Morgan Stanley erano tra i sottoscrittori dell’offerta di obbligazioni della Ctg.

L’ordine esecutivo vieta l’investimento in azioni o obbligazioni di simili società militari cinesi «a partire dalle 9.30 del mattino, ora della costa orientale, dell’11 gennaio 2021».

«L’azione del presidente serve a proteggere gli investitori americani dal fornire involontariamente capitali che vanno ad accrescere le capacità dell’Esercito popolare di liberazione e dei servizi segreti della Repubblica Popolare Cinese», ha dichiarato in un comunicato Robert O’Brien, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca.

Basti pensare che al 2 ottobre, secondo la U.S.-China Economic and Security Review Commission, c’erano 217 società cinesi quotate negli Stati Uniti, con una valutazione totale di mercato pari a 2 mila e 200 miliardi di dollari.

Negli ultimi anni Pechino ha anche fatto pressione sui fornitori dei global index e sui fondi globali per aumentare la percentuale delle azioni e delle obbligazioni cinesi nei loro benchmark o nei loro portafogli. Ad esempio, una società leader nella fornitura di global index, MSCI, ha aumentato sostanzialmente la percentuale delle azioni cinesi nei suoi indici l’anno scorso, facendo così confluire miliardi di dollari nelle aziende cinesi.

Il senatore repubblicano Marco Rubio ha accolto con favore la notizia del nuovo ordine esecutivo e ha esortato il Congresso a seguire l’esempio del Presidente.

«Lo sfruttamento da parte del Partito Comunista Cinese dei mercati dei capitali statunitensi è un chiaro e continuo rischio per la sicurezza economica e nazionale degli Stati Uniti – ha scritto Rubio in un comunicato – Non possiamo mettere gli interessi del Partito Comunista Cinese e di Wall Street al di sopra dei lavoratori americani e degli investitori di mamma e papà».

Secondo Roger Robinson, presidente e Ceo dell’Rwr Advisory Group, comunque vadano a finire le elezioni, sarà molto difficile per le amministrazioni successive invertire la politica di Trump.

Robinson, che peraltro è stato in passato presidente della Congressional U.S.-China Economic and Security Review Commission, ha dichiarato: «Nei miei quarant’anni di studio dei legami tra sicurezza nazionale e finanza globale, non ricordo l’uso di simili sanzioni sui mercati dei capitali. In breve, si tratta di uno storico primo caso, in particolare nei confronti di un grande attore del mercato come la Cina. Non sarà più possibile ‘rimettere nella bottiglia’ il genio delle sanzioni sui mercati dei capitali».

Anche il parlamentare repubblicano Jim Banks ha applaudito l’azione del presidente. Un fatto prevedibile dato che a giugno Banks ha presentato un disegno di legge, lo Stop Funding the Pla Act, sostanzialmente molto simile all’ordine esecutivo di Trump.

«Questa è una delle decisioni di politica estera più sagge e significative che il Presidente Trump abbia preso da quando è entrato in carica – ha dichiarato Banks – È ridicolo che gli Stati Uniti abbiano permesso il finanziamento dell’ascesa dei nostri principali avversari globali, ed è un errore che non possiamo commettere di nuovo».

Articolo in inglese: Trump Issues Order to End Investments in Chinese Military Companies

 
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