Trump bacchetta Amazon: danneggia l’economia americana

Il 29 dicembre 2017, il presidente degli Stati Uniti ha convocato Amazon, dichiarando che il gigante delle vendite online dovrà pagare molto di più per le proprie consegne. Mentre Amazon si è sviluppata fino a diventare la principale azienda di acquisti online (raggiungendo un valore di circa seicento miliardi di dollari) il Servizio postale degli Stati Uniti solo nell’ultimo anno ha perso 5,6 miliardi di dollari.

Washington, 19 giugno 2017. Donald Trump, il presidente di Microsoft Satya Nadella e il presidente di Amazon Jeff Bezos, durante un incontro dell’American Technology Council, alla Casa Bianca. (Chip Somodevilla/Getty Images)

Donald Trump ha scritto su Twitter: «Perché lo United States Postal Service perde miliardi di dollari all’anno, mentre Amazon e gli altri pagano così poco per la consegna dei pacchi, rendendo Amazon più ricca e le Poste più ‘stupide’ e più povere? Bisognerebbe fargli pagare molto di più».

Una parte del successo di Amazon è dovuta al basso costo delle consegne di cui fruisce per evadere gli ordini. Un’analisi di Citigroup pubblicata in aprile mostra che Amazon sottopaga le spese di spedizione. Il 13 luglio, Josh Sandbulte ha infatti commentato sul Wall Street Journal: «È come se ogni pacco di Amazon arrivasse con un dollaro o due ‘recapitati’ insieme alla ricevuta di ritorno – un buono omaggio dello Zio Sam. Amazon gode di bassi costi, non disponibili per i suoi concorrenti».

Sandbulte continua: «Dall’analisi delle informazioni disponibili, si deduce che due terzi delle consegne a domicilio di Amazon siano effettuate dal Servizio postale. È come se Amazon avesse uno spazio personale in ogni furgone di consegna». Nel frattempo, le Poste americane nel 2016 hanno subito una perdita di 5 miliardi e seicento milioni di dollari.


Lo U.S. Postal Service lavora duramente per consegnare la posta in tutto il Paese, sei giorni la settimana. Ma anni di bilanci negativi e crescenti problemi finanziari, hanno indotto diverse persone a chiedere una distribuzione migliore delle risorse postali. (Brian Kersey/Getty Images)

 

Un altro elemento che ha contribuito allo sviluppo di Amazon, è il fatto di aver sfruttato per parecchi anni un vantaggio competitivo non pagando le tasse in numerosi Stati americani. Nel frattempo, Jeff Bezos (che oltre ad Amazon possiede anche il Washington Post) in ottobre è diventato l’uomo più ricco del mondo, con un reddito netto valutato 90 miliardi di dollari.

Carl Davis, direttore delle ricerche nell’Institute on Taxation and Economic Policy (Itep), organizzazione di ricerca senza scopo di lucro specializzato in politica fiscale, spiega che nel 2011 Amazon ha pagato solo alcune delle tasse in cinque Stati americani. Questo è uno dei modi con cui il gigante dell’e-commerce ha mantenuto prezzi bassi rispetto alle aziende con punti di vendita fisici, come Wal-Mart e Best Buy.
Il 16 agosto 2017, Trump era a questo proposito intervenuto su un social: «Amazon fa un grave torto ai commercianti che pagano le tasse. I comuni, le città e gli Stati in tutti gli Usa sono danneggiati, e si sono persi numerosi posti di lavoro». 

In uno studio del 2016, gli economisti dell’Università dell’Ohio, hanno sottolineato che in seguito all’applicazione delle tasse ad Amazon, gli acquisti sono diminuiti del 9,4 percento. E per i prodotti del valore di 250 dollari o più, il calo è stato del 29,1 percento.

Tuttavia, a partire dal 2011, Amazon ha effettuato un cambio significativo di strategia: si è impegnata a consegnare velocemente ai clienti, scelta che ha imposto al colosso degli acquisti online di costruire strutture logistiche in tutto il Paese. Alla fine del 2016 riscuoteva l’Iva in 29 Stati, e oggi la riscuote in tutti gli Stati dell’Unione.

 

Articolo in inglese:  Trump Fires Warning Shot at Amazon

Traduzione di Francesca Saba

 
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