Troll cinesi, inaspettate vittime della nuova normativa per il Visto degli Stati Uniti

Chi si reca negli Stati Uniti dovrà fornire i nomi dei propri account social media

I troll dell’internet cinese sembrano non aver gradito affatto la nuova normativa per l’ottenimento del visto per gli Stati Uniti, che richiede di fornire il nome utente dei propri profili social a chi si reca negli Usa.

Secondo l‘Annuncio del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, infatti, a partire dal 31 maggio, a causa di considerazioni di sicurezza nazionale, ogni viaggiatore e immigrato che si candidi a entrare negli Stati Uniti dovrà fornire tutti gli username degli account social media, gli indirizzi e-mail e i numeri di telefono utilizzati negli ultimi cinque anni.

E oltre alle principali piattaforme di social media come Facebook, Twitter e Instagram, anche alcune piattaforme cinesi tra cui QQ, Douban, Weibo e Youku fanno parte dell’elenco di opzioni nel modulo di richiesta aggiornato per il Visto (Visa).

Il nuovo requisito, che precedentemente era rivolto solo a un piccolo gruppo di richiedenti per escludere potenziali minacce terroristiche, riguarderà i circa 15 milioni di persone che visitano gli Stati Uniti ogni anno: «La sicurezza nazionale è la nostra priorità principale quando si concedono le domande di visto e ogni potenziale viaggiatore e immigrato negli Stati Uniti è sottoposto a controlli di sicurezza approfonditi – afferma la dichiarazione ufficiale – Stiamo costantemente lavorando per trovare meccanismi in grado di migliorare i nostri processi di screening per proteggere i cittadini degli Stati Uniti, consentendo comunque i viaggi legittimi negli Stati Uniti».

I candidati hanno la possibilità di scegliere di dichiarare di non possedere alcun account sui social media, ma il mentire sulla domanda potrebbe portare al mancato ottenimento del visto.

I cinesi reagiscono

Alcuni internauti cinesi hanno espresso il loro sostegno al nuovo requisito, in quanto potrebbe ostacolare i noti troll come i «Little Pinks» e la «50 Cent Army» («l’armata» o come spesso viene chiamata la ‘banda’ «dei cinquanta centesimi»), ovvero dei troll pagati dalle autorità cinesi per ‘sparare’ commenti propagandistici con zelo nazionalista e piuttosto aggressivi.

«Il mercato dei Little Pinks si sta restringendo!», ha scritto un utente di Internet.

Un altro ha affermato: «Questo è molto utile, nel ripulire la Cina continentale, lo apprezzo!». Secondo l’utente, di recente i commenti anti-americani sulle più popolari piattaforme di social media cinesi come QQ e Weibo sono notevolmente diminuiti.

L’opinione di molti internauti cinesi è che alcuni utenti che ‘militano’ nelle armate di troll cinesi e che volevano emigrare negli Stati Uniti, smetteranno di operare sui social media, temendo di incontrare forti ostacoli per l’ottenimento del visto, visti i loro post compromettenti: «Attaccare l’America è lavoro, immigrare in America è vita: vuoi un lavoro o una vita?», ha commentato un altro utente.

Molti hanno sostenuto che la consegna di informazioni del proprio account non costituirebbe un problema di privacy significativo, in quanto il fornire nomi reali al momento della registrazione di un account è già richiesto dalle normative cinesi. Nel 2016 infatti, il regime cinese ha già ordinato a tutte le principali piattaforme internet di richiedere la registrazione del nome reale. Poi, nel 2017, la Cina ha ordinato a tutti i possessori di telefoni cellulari di registrare i loro veri nomi con le compagnie telefoniche.

Avvisi governativi e ‘avvisi’ di viaggio

L’ambasciata cinese negli Stati Uniti ha emesso un avviso il 2 giugno, in cui ricorda ai visitatori cinesi di osservare le leggi degli Stati Uniti e di fornire onestamente i dettagli e i materiali della domanda di visto.

Le tensioni tra Stati Uniti e Cina sono aumentate negli ultimi mesi, con i due Paesi impegnati in una guerra commerciale che ha comportato dazi e ritorsioni economiche di vario tipo. Gli Stati Uniti hanno inoltre impedito al gigante tecnologico cinese Huawei di fare affari con le compagnie statunitensi per via di rischi relativi alla sicurezza nazionale. La Cina, in risposta, ha affermato che inserirà in una propria lista nera aziende e individui statunitensi che rappresentano una minaccia per i benefici commerciali della Paese.

Tra le tensioni, il 4 giugno il Ministero degli Affari Esteri cinese e il Ministero della Cultura e del Turismo hanno pubblicato un avviso di viaggio per consigliare ai cittadini cinesi che viaggiano negli Stati Uniti di «informarsi sulla propria sicurezza» e di denunciare le «molestie» da parte delle forze dell’ordine statunitensi, come le ispezioni individuali e le visite a domicilio.

Il Ministero della Pubblica Istruzione ha anche consigliato agli studenti cinesi di essere cauti prima di andare a studiare all’estero negli Stati Uniti, sottolineando le recenti restrizioni sui visti studenteschi, i successivi ritardi, la durata abbreviata e l’aumento del tasso di negazione dei visti.

Inoltre, il South China Morning Post  ha riportato il primo giugno che la Plus Consulting, un’agenzia di consulenza scolastica con sede a Shenzhen, ha consigliato agli studenti cinesi di essere preparati per le domande riguardanti la guerra commerciale Usa-Cina durante le interviste per le domande di visto. Sempre secondo il South China Morning  Post una risposta esemplare che l’agenzia ha raccomandato sarebbe: «La tensione tra i due Paesi è solo temporanea e sarà risolta attraverso il dialogo bilaterale».

 

Articolo in inglese: Chinese Internet Trolls Silent After US Adds Social Media Requirements for Visa Applications

 
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