Trapianti di organi, Hong Kong ospita la conferenza dell’orrore

In seguito alle indagini condotte su oltre 700 ospedali in Cina, nel mese di giugno è stato pubblicato il risultato di un’inchiesta secondo cui il Partito Comunista Cinese sta portando avanti, in modo occulto, l’uccisione di massa di migliaia di prigionieri di coscienza per prelevarne gli organi da destinare all’industria dei trapianti. Una vera e propria macellazione di esseri umani.

I ricercatori non hanno incontrato nessuna sostanziale confutazione e anche i principali esponenti in materia di trapianto internazionale hanno dovuto confermare molte delle più gravi conclusioni alle quali si è giunti nell’inchiesta.

Tuttavia, non è arrivata alcuna risposta da parte dell’establishment dei trapianti. I massimi esponenti della medicina non hanno espresso né la loro indignazione, né alcuna preoccupazione per il fatto che la medicina dei trapianti venga utilizzata come nuova forma di omicidio di massa. E nemmeno hanno educatamente chiesto alle autorità cinesi di fare indagini sull’origine dell’eccessiva disponibilità di organi umani che ha alimentato questo massivo aumento del numero dei trapianti in Cina dal 2000.

L’inchiesta realizzata da Ethan Gutmann, David Kilgour e David Matas, stima che dal 2000 e al 2015 siano stati eseguiti tra i 60 e i 100 mila trapianti all’anno, e che la fonte più probabile degli organi siano i prigionieri di coscienza.

Eppure, in occasione della conferenza biennale della Società dei trapianti (Tts), che si terrà ad agosto a Hong Kong, la Cina reciterà il ruolo del protagonista.

Nei seminari dedicati (‘La nuova era del trapianto di organi in Cina’ e ‘Riforma del trapianto in Cina’) i funzionari cinesi — crogiolandosi nella loro rinnovata legittimità davanti a una schiera di ospiti di caratura mondiale — avranno l’opportunità di raccontare a migliaia di medici professionisti, riuniti nell’incontro più importante per il loro settore, che hanno riformato in toto il loro sistema. Questo senza aver mai approvato una sola nuova legge e senza che, neanche uno dei medici o degli ufficiali cinesi, sia stato processato per quello che viene descritto come genocidio.

QUESTIONI ETICHE

Secondo chi sta indagando su questi crimini, in vista della conferenza di agosto, sorgono inevitabilmente due questioni che preoccupano la Cina: la prima è che potrebbe divenire di pubblico dominio il fatto che la ricerca clinica dei medici cinesi è stata condotta su organi ottenuti in modo non etico; la seconda è che i top manager della Tts dovranno condividere lo stesso palco con i medici militari cinesi e con i chirurghi accusati delle uccisioni di massa di persone inermi.

In questo senso, il caso più assurdo è quello di un conosciuto medico cinese dalla doppia vita: noto chirurgo di trapianti di fegato, ma anche servitore del Partito Comunista come capo del dipartimento della propaganda (l’agitprop) la cui funzione è quella di fomentare l’odio contro il Falun Gong, una pratica spirituale pacifica perseguitata dal regime i cui praticanti, dalle ricerche effettuate, risultano essere il principale ‘serbatoio’ del prelievo forzato di organi.

Le accuse di prelievo forzato di organi ai danni dei praticanti del Falun Gong non danno tregua alle autorità cinesi da dieci anni, riscontrando universalmente diversi livelli di shock, incredulità e scetticismo. Ora, uno dei delegati di spicco della Cina rappresenterà il punto di collegamento tra queste due attività in una conferenza internazionale.

Vicino a questo chirurgo, il cui nome è Zheng Shusen, siederà il dottor Jeremy Chapman di Sydney, ex capo della Tts e attuale direttore della rivista medica Transplantation, nonché amico di vecchia data dell’alto funzionario cinese dei trapianti. Chapman lavora anche come responsabile del programma scientifico della conferenza, cosa che gli dà il compito di assicurare che gli estratti sulla Cina non includano ricerche basate sugli organi di prigionieri.

Una revisione di oltre 50 studi che presenterà la Cina condotta da Epoch Times, mostra tuttavia che almeno una dozzina di questi fanno sorgere dubbi sulla provenienza degli organi.

FONTI DEGLI ORGANI SCONOSCIUTE

Molti di questi studi non forniscono alcuna informazione sulle fonti degli organi. Per esempio, la presentazione ‘Fattori che causano stanchezza nei destinatari di trapianto di fegato’, di Liu Hongxia, dell’Università di Pechino di medicina cinese, non fornisce alcuna informazione sulla provenienza di 285 fegati, né menziona la data in cui sono stati ottenuti, rendendo difficile capire se siano stati acquisiti in modo etico o meno.

Altri studi soffrono di carenze simili: ‘L’analisi patologica di 544 casi di biopsie del rene trapiantato’, e un altro studio su 658 trapianti di rene, entrambi presentati da Wang Changxi, includono i trapianti di rene effettuati a partire dal 2010. A partire dal 2009, secondo i funzionari la Cina aveva eseguito solo un totale di 120 trapianti volontari. È quindi possibile che molti di questi trapianti fossero da prelievi forzati.

Dal 2005, i funzionari cinesi hanno dichiarato che la stragrande maggioranza dei trapianti di organi proveniva da prigionieri giustiziati; e dal 2013, è stato messo in piedi un sistema di trapianti volontari a livello nazionale, anche se non esistono dati attendibili sulle sue attività.

Entrambi gli autori degli studi hanno alle spalle una storia ‘problematica’.
Liu Hongxia, secondo un articolo del quale è stata co-autorice nel 2003, ha partecipato ad almeno 60 trapianti di rene dal gennaio 1999 al maggio 2002. È quasi certo che nessuno di questi fosse volontario, ed è statisticamente probabile che molti degli organi provenissero da prigionieri di coscienza, dal momento che si ritiene che questi prigionieri siano la fonte primaria di organi in Cina dal 2000.
Gli stessi problemi circondano Wang Changxi, che ha eseguito oltre 700 trapianti di rene, secondo il suo profilo ospedaliero, la maggior parte in un momento in cui la Cina non aveva alcun sistema di donazione volontaria. Altri autori di studi o co-autori presentano storie simili, che fanno sorgere gli stessi dubbi.

Molti altri studi non citano l’anno in cui è stato eseguito il trapianto di organi; in altri casi, gli anni in questione coincidono con il periodo in cui la Cina ha affermato di avere un sistema volontario di donazione (dopo il 2013), ma non tutti sono di questo tipo.

Tuttavia anche dopo il 2013, dato il continuo utilizzo di organi da prigionieri giustiziati e da prigionieri di coscienza, è impossibile per gli stranieri, inclusi gli esperti di trapianto internazionali, sapere con certezza quale ricerca provenga da organi ottenuti volontariamente, e quale da esecuzioni.

UN’ANALISI MOLTO DETTAGLIATA

Quando a Jeremy Chapman è stato fatto notare il processo di estrazione dei dati, ha risposto: «Abbiamo intrapreso un’analisi molto dettagliata di tutti i documenti presentati servendoci di un gruppo di persone di grande esperienza, con una conoscenza dettagliata dei programmi di trapianto in Cina. Tutti i documenti che includevano qualsiasi donatore/trapianto potenzialmente proveniente da prigionieri giustiziati sono stati respinti».

Dopo aver ricevuto un foglio di calcolo che metteva in evidenza le decine di casi potenzialmente problematici, con allegate alcune domande su come fosse stato verificato in quei casi il reperimento degli organi, Chapman ha chiarito che lui e i suoi colleghi si erano fidati delle loro controparti cinesi, sul fatto che il rispetto delle norme etiche fosse stato garantito. Gli autori cinesi degli studi erano infatti tenuti a garantire prima del congresso «in tre occasioni per iscritto» che gli organi erano stati ottenuti eticamente.

Chapman ha aggiunto ancora: «Tutti i casi che potevano includere organi da prigionieri sono stati respinti, così come tutte le richieste che non rispondevano a nessuna delle nostre richieste di dichiarazione [di donazione, ndr]». Ma Chapman non ha risposto alla domanda su quanti di questi studi fossero stati respinti.

Questa impossibilità di verifica ha lasciato alcune persone molto turbate: «In 28 anni, ho rivisto molti abstract scientifici destinati a molti convegni», ha commentato il dott. Maria Fiatarone Singh, membro dell’Organizzazione dei Medici contro il prelievo forzato di organi [Dafoh, Doctors Against Forced Organ Harvesting, ndt]. «L’unica cosa che i revisori ricevono sono un riassunto di 250 parole e i nomi degli autori e delle istituzioni […] Niente poteva essere verificato oltre quello che c’era in quelle 250 parole».

Fiatarone Singh e i suoi colleghi della Dafoh hanno protestato per il fatto che il congresso di Hong Kong, inclusi presentatori e altri relatori, verrà macchiato dalla presenza di medici che sono da tempo implicati in quelli che sono considerati dei crimini contro l’Umanità.

MEDICI-ASSASSINI SUL PALCO

«Nonostante le preoccupazioni internazionali, la Tts ha scelto l’esperto leader dei trapianti in Cina, Huang Jiefu, in qualità di relatore plenario al prossimo Congresso dei trapianti — scrive la Dafoh in un recente comunicato stampa — Sotto il suo mandato come vice ministro della Salute, il numero dei trapianti in Cina è cresciuto in modo esponenziale dal 1999, in concomitanza con l’inizio della persecuzione e della detenzione dei prigionieri di coscienza in tutta la Cina; senza contare le segnalazioni di analisi del sangue ed esami medici effettuati forzatamente sui praticanti del Falun Gong incarcerati per motivi di coscienza».

Huang Jiefu stesso è implicato nel sistema cinese dei trapianti d’organi con ‘uccisione su richiesta’. Secondo i media cinesi ha eseguito centinaia di trapianti di fegato nel corso degli anni; ad esempio nel 2005, ha effettuato una chiamata urgente da un ospedale nello Xinjiang, e ha ottenuto due fegati nel giro di 24 ore: gli organi hanno viaggiato in aereo tutta la notte e sono arrivati direttamente nelle sue mani. Per quei due fegati erano state uccise due persone, e alla fine non erano stati nemmeno utilizzati.

Un altro dei medici meno presentabili al congresso è Shen Zhongyang, uno zelante chirurgo del Primo Ospedale Centrale di Tianjin, un centro trapianti oggetto di controlli significativi sia per l’enorme numero di trapianti effettuati, sia per la sua sfacciataggine nel farsi pubblicità vantando a livello internazionale l’efficienza dei propri servizi.

Questo ospedale è stato oggetto di un’accurata indagine da parte di Epoch Times nel febbraio 2016, che ha messo in luce come i detenuti nel braccio della morte non potessero coprire l’enorme numero di trapianti effettuati in quella struttura, e che dovesse esserci un’altra fonte degli organi.

Shen è il co-autore di un documento sulle tecniche per la misurazione del fegato che sarà presentato a Hong Kong.

Ma un altro chirurgo che sarà presente alla conferenza desta ancora maggiore preoccupazione: il dottor Zheng Shusen.

LA DOPPIA VITA DI ZHENG

Zheng ha eseguito personalmente almeno un centinaio di trapianti di fegato, e ne ha supervisionato un migliaio. Dalla sua base al Primo Ospedale Affiliato della Zhejiang University, è stato il co-autore di un documento del 2005 sul rapido reperimento di fegati (intitolato ‘Trapianti di emergenza) per i pazienti affetti da insufficienza epatica acuta.

In assenza di un sistema di ricerca nazionale basato sulla volontarietà del donatore, come quello esistente in altri Paesi, quello studio può solo significare che i ‘donatori’ nelle vicinanze venivano identificati e uccisi a comando nel breve lasso di 24 ore. I ricercatori hanno evidenziato come una tale rapidità nel reperire degli organi sia una prova schiacciante dell’esistenza di una ‘banca di donatori’ fatta di esseri umani vivi e vegeti pronti a essere abbattuti in qualsiasi momento.

Nel frattempo, Zheng conduce una doppia vita: quando non esegue trapianti di fegato di emergenza, conduce seminari di indottrinamento contro il Falun Gong in qualità di capo dell’Associazione anti-culti di Zhejiang. Zheng ha assunto il suo ruolo di presidente di questa Ong di Partito nel 2007. Da allora, ha tenuto lezioni nelle scuole e nelle unità di lavoro del governo, ha curato libri e presentato premi, il tutto finalizzato alla diffamazione del Falun Gong, una pacifica pratica tradizionale cinese perseguitata in Cina dal 1999.

I ricercatori ritengono che nonappena i praticanti del Falun Gong sono stati definiti come nemico politico numero uno del Partito (e quindi collocati al di fuori della protezione della legge) siano stati usati per i loro organi con la complicità dell’apparato medico-militare cinese.

Le organizzazioni anti-culto in Cina hanno svolto un ruolo fondamentale nella campagna contro il Falun Gong: prima di tutto perché incitano all’odio, secondo perché tengono sessioni di formazione per la rieducazione ideologica. Questo nel tentativo di forzare i praticanti del Falun Gong a rinunciare al loro credo e a giurare fedeltà al regime.

Le vittime descrivono questa ‘rieducazione’ come un’esperienza atroce fatta di isolamento, imposizione di sottomissione alla volontà del Partito e torture fisiche.

Zheng ha presieduto un programma di formazione ‘anti-culto’ per i funzionari presso l’Università delle risorse idriche e dell’energia elettrica di Zhejiang, nell’ottobre 2010: ha tenuto il discorso di apertura, mentre sedeva a fianco del capo dell’Ufficio 610 di Zhejiang (la Gestapo cinese creata per imprigionare e torturare i praticanti del Falun Gong).

Ma scoprire questo lato oscuro dell’identità di Zheng Shusen richiede una ricerca approfondita in lingua cinese, e una conoscenza del contesto istituzionale altamente politicizzato del sistema dei trapianti in Cina. E, secondo la Dafoh, si tratta di una consapevolezza che i leader della Tts non hanno.

TUTTI I PRIGIONIERI SONO UGUALI

Ma persino dopo che i funzionari della Tts sono stati informati delle identità nascoste dei loro omologhi cinesi, non sono state apportate alcune modifiche al congresso: Zheng Shusen apparirà indistrubato a fianco di Jeremy Chapman, all’attuale presidente della Tts Philip O’Connell, e al presidente entrante dell’organizzazione, Nancy Ascher.
Gli altri relatori saranno Huang Jiefu, e il prolifico chirurgo militare dei trapianti Shi Bingyi.
Zheng terrà un discorso intitolato: ‘Il trapianto di fegato nella Cina della Nuova Era’.

Ascher non ha risposto a una nota via e-mail che l’ha informata sull’identità del suo co-relatore, e anche Chapman e O’Connell si sono astenuti dal commentare.

Le linee guida etiche della Tts sul come relazionarsi con i medici cinesi, formulate dalla dirigenza dell’organizzazione, hanno da anni lo scopo di bilanciare due obiettivi: da un lato, l’imperativo di difendere i propri standard etici, e dall’altro di «promuovere il dialogo» ed «educare» i medici cinesi alle «alternative all’uso di organi e tessuti da prigionieri giustiziati».

Tradizionalmente, ai medici cinesi è stato sempre permesso di diventare membri della Tts e di tenere delle presentazioni ai congressi, a patto che la loro ricerca risultasse pulita.

Queste considerazioni etiche, tuttavia, si riferivano solo ai medici che utilizzavano gli organi dei condannati a morte. Che cosa succede, invece, se medici come Zheng Shusen, sono fortemente sospettati di aver deliberatamente ucciso delle persone per prelevarne gli organi? Secondo la Tts, non fa differenza: un medico come Zheng è libero di prendere parte alla conferenza.

«Desideriamo sottolineare che i principi etici che sono alla base della politica Tts per quanto riguarda il reperimento di organi da prigionieri giustiziati, devono essere intesi come applicabili anche al reperimento di organi da una persona che non è in grado di fornire un valido consenso volontario, informato e specifico, quindi, compresi i prigionieri di coscienza», ha scritto il dottor Beatriz Domínguez-Gil, presidente del Comitato Etico.

Questo, secondo gli studiosi di etica, cancella l’abisso etico fra le due casistiche.

«In Cina, è legale, anche se eticamente problematico, prelevare organi dai prigionieri consenzienti giustiziati», commenta Wendy Rogers, bioeticista presso l’Università di Macquarie a Sydney, «persino in Cina, non è apertamente legale uccidere persone per i loro organi».

«I medici che partecipavano in passato potevano essere accusati di pratica immorale, ma i medici in quest’ultima categoria sono assassini criminali. In genere facciamo una distinzione etica tra gli assassini e gli altri. Qualsiasi teoria etica farebbe fare questa distinzione».

BOICOTTAGGIO

La questione etica emersa dal Tts ha condizionato alcuni membri di spicco. Il dottor Jacob Lavee, presidente della Israel Transplantation Society, nonché massimo chirurgo di trapianti di cuore del Paese e membro del Comitato Etico Tts, non andrà ad Hong Kong: «Ho provato e non sono riuscito a convincere la direzione della Tts a non spostare il Congresso Tts 2016 (originariamente programmato a Bangkok) a Hong Kong».

Fornire alla Cina un palcoscenico mondiale, ignorando le inchieste dei prelievi forzati di organi dai prigionieri di coscienza «è una macchia morale sul codice etico della Tts» continua Lavee, «la sorprendente scoperta di così tante presentazioni eticamente dubbie nel programma scientifico del congresso, è solo un ulteriore aspetto della disintegrazione morale della mia associazione. Ho quindi annunciato ai miei colleghi che boicotterò l’incontro di Hong Kong, e ho chiesto loro di seguirmi».

Per approfondire:

 

Articolo in inglese: A Transplant Conference Plays Host to China, and Its Surgeons Accused of Killing

 
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