I passi in avanti dei parlamentari italiani contro il traffico d’organi

Questa settimana il Parlamento italiano ha presentato una risoluzione alla Camera contro il traffico d’organi in Cina, facendo un altro passo in avanti per contrastare questo fenomeno.

Tutto è cominciato il 19 dicembre 2013 quando David Matas, avvocato canadese che nel 2006 ha lanciato un’inchiesta sul prelievo di organi dai prigionieri di coscienza in Cina, ha tenuto un’audizione in Commissione dei Diritti umani al Senato. In quell’occasione ha parlato di come in Cina esista un sistema gestito dal regime in cui il personale sanitario e militare rimuove gli organi a molti prigionieri di coscienza – ossia cristiani, tibetani, uiguri e soprattutto praticanti del Falun Gong, una disciplina meditativa che viene perseguitata in Cina dal 1999 – contro la loro volontà a scopo di lucro. Matas ha parlato anche delle prove a sostegno di questo fenomeno e delle discrepanze tra il numero di trapianti e il numero di donatori in Cina.

Secondo Matas il Parlamento Italiano doveva intraprendere due iniziative. La prima era di promulgare una legge per punire non solo gli intermediari, ma anche il personale medico e i pazienti coinvolti nel traffico d’organi, vietando l’ingresso in Italia alle persone che partecipano all’abuso e imponendo la notifica obbligatoria nel turismo dei trapianti. Già nel maggio 2013 il Comitato per la Bioetica del Governo aveva parlato della necessità di una legislazione che combattesse il turismo dei trapianti.

La seconda iniziativa era di approvare una risoluzione simile a quella presentata al Parlamento Europeo il 12 dicembre 2013. Questa disposizione chiedeva di porre fine al prelievo coatto dai prigionieri di coscienza, invitava le autorità cinesi a collaborare con gli ispettori delle Nazioni Unite e chiedeva il rilascio di tutti i prigionieri di coscienza in Cina, tra cui i praticanti del Falun Gong. Dopo l’intervento di Matas, Luigi Manconi, presidente della Commissione al Senato, e i senatori Maurizio Romani, Mario Ferrara, Venera Padua e Ivana Simeoni si sono espressi vigorosamente contro questo crimine.

Entro due anni il Senato ha valutato entrambe le proposte di Matas. La seconda iniziativa è stata accolta il 5 marzo 2014, quando la Commissione dei Diritti umani del Senato ha approvato una risoluzione che ricalca i punti espressi da quella presentata al Parlamento Europeo, ma con l’aggiunta di due impegni. Nel testo si legge infatti che il Governo deve valutare nuovamente i programmi di formazione per i medici cinesi sulle tecniche di trapianto negli ospedali italiani e poi deve anche riconsiderare i programmi di ricerca sui trapianti tra Italia e Cina.

La prima proposta di Matas è stata invece accolta il 4 marzo di quest’anno quando il Senato ha approvato il dl n.922, con 212 voti favorevoli e uno contrario. L’articolo 1 ha introdotto nel codice penale un nuovo reato che prevede da 3 a 7 anni e un multa da 50 mila a 300 mila euro per chiunque organizza o promuove viaggi finalizzati al traffico di organi, anche per via telematica. Se il reato viene commesso dal personale sanitario è prevista la radiazione a vita. Inoltre il dl prevede da 3 a 12 anni di reclusione e sanzioni economiche che vanno da 50 mila a 300 mila euro per chiunque commercia, vende e procura organi trafficati illegalmente da persone viventi.

      Per saperne di più:

Nella discussione al Senato si erano espressi Ivana Simeoni (gruppo misto), Sergio Lo Giudice (Pd) e Domenico Scillipoti (Forza Italia), parlando rispettivamente della veridicità dell’esistenza del fenomeno, della connessione tra l’ex leader della Cina Jiang Zemin e la persecuzione del Falun Gong e del fatto che l’Isis potrebbe finanziarsi attraverso il traffico d’organi. Il disegno è stato assegnato alla Comm. Giustizia alla Camera, ma ancora non è passato all’esame.

Nel frattempo il 27 luglio 2015 i deputati del Movimento 5 Stelle Scagliusi, Di Battista, Petraroli, Di Stefano, Sibilia, Grande e Spadon hanno presentato una nuova risoluzione in Comm. Affari esteri della Camera, con un impegno in più a quella presentata dal Senato nel 2014: la possibilità di vietare nelle sedi istituzionali internazionali congressi e incontri formativi sui trapianti d’organi nei Paesi che non rispettano le convenzioni internazionali.

L’Italia sta facendo passi in avanti significativi nel contrastare il traffico d’organi in Cina.

 
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