Total Recall, in arrivo la memoria eterna

Jyutika Mehta è professore associato di Scienze della Comunicazione e dei Disturbi presso la Texas Woman’s University.

Immaginate di non dimenticare mai più dove avete parcheggiato la macchina, o la vostra lista della spesa, o perché siete entrati in una stanza. Questa è la ricerca in corso presso Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), che mira a costruire un dispositivo impiantabile per ripristinare la memoria, grazie al quale in futuro potrebbe non essere più necessario preoccuparsi di questi vuoti di memoria.

Molti neuroscienziati condividono il sogno di una possibile tecnologia neuroprofetica che potrebbe ripristinare le funzionalità di un cervello lesionato.  Molti dispositivi sono in fase di sperimentazione. Oltre che aiutare pazienti con memoria danneggiata, il prossimo passo potrebbe essere impiantare un “chip del cervello” che renderebbe possibile un ottimale consolidamento dei ricordi, in modo che in futuro non ci dimenticheremo più nulla.

Ma cosa vorrebbe dire essere in grado di ricordare ogni singola cosa vissuta?

COME IL CERVELLO IMMAGAZZINA I RICORDI

Sin dai primi studi neurologici sulla memoria del 1950 e 1960, è stato dimostrato che i ricordi non sono immagazzinati in una sola area del cervello: sono, invece, distribuiti in tutto il cervello, in particolare nell’area chiamata corteccia. Contrariamente alla credenza comune, poi, i nostri ricordi non sono immagazzinati nel nostro cervello come libri sugli scaffali catalogati in base a specifiche categorie: sono ricostruiti in maniera attiva da elementi sparsi nelle varie aree della corteccia attraverso un processo definito di codifica.

Allo stesso modo in cui abbiamo esperienza del mondo attraverso i nostri occhi, le nostre orecchie, e così via, i vari gruppi di neuroni si uniscono con la corteccia per formare un percorso neurale a partire da ciascuno di questi sensi, i quali vengono successivamente codificati in ricordi. È per questa ragione che l’aroma del pane di mais può innescare il ricordo della cena di molti anni prima a casa della nonna, o il ritorno di fiamma di una macchina può scatenare un attacco di panico in un veterano di guerra.

Una struttura cerebrale chiamata ippocampo, situata all’interno della corteccia cerebrale, gioca un ruolo di vitale importanza nel processo della memoria. Abbiamo scoperto che l’ippocampo può essere danneggiato in particolari stati che condizionano la memoria, come nel disturbo dell’Alzheimer.

Dimenticare, allora, è un’inabilità (temporanea o permanente) che rende impossibile recuperare una parte del percorso neurale codificato nel cervello. L’aumento delle dimenticanze è parte del normale processo di invecchiamento, causato dal fatto che i neuroni cominciano a perdere le loro connessioni e i loro percorsi cominciano a degradarsi. Infine, il cervello si restringe e diventa meno efficace nel ricordare. L’ippocampo è, inoltre, una delle prime aree del cervello a deteriorarsi con l’età.

ALCUNI ARTICOLI DEVONO ESSERE DIMENTICATI

Ho studiato il cervello ed esaminato come il linguaggio, la comunicazione e quindi la memoria, siano rappresentate nel cervello e come possano essere influenzati da un disturbo come l’ictus o il disturbo da stress post traumatico (PTSD). Se da una parte la memoria umana è dinamica e flessibile, dall’altra è suscettibile a distorsioni derivanti dall’invecchiamento e da processi patologici.

Ma dimenticare non è solo una mancanza che si acuisce con l’età: dimenticare è parte del normale processo di memoria: non abbiamo bisogno di ricordare la totalità delle cose che ci accadono, come ad esempio cosa abbiamo cucinato per cena due anni fa, dove abbiamo lasciato la macchina le ultime cinque volte che l’abbiamo parcheggiata in un determinato luogo. Questi sono solo degli esempi di cose inutili da ricordare.
Bisogna poi considerare che alcuni ricordi ostacolano attivamente le nostre vite: gli studiosi suggeriscono che alcune persone non sono capaci di dimenticare eventi traumatici, caratteristica presente in particolare in diverse condizioni patologiche, incluse la depressione e il PTSD.

Quando i ricordi di eventi traumatici non decadono naturalmente, possiamo realmente andare avanti con le nostre vite? 
Durante uno dei miei studi, un paziente a cui era stato diagnosticato il PTSD, correlato a depressione, voleva sopprimere tutti i ricordi della sua esperienza di guerra: in seguito alla morte di due suoi amici durante un combattimento, non riusciva a lasciarsi alle spalle quell’esperienza. Questo paziente avrebbe voluto ricordare il posto in cui aveva lasciato le chiavi della macchina e i compleanni dei suoi figli, ma avrebbe preferito eliminare i ricordi traumatici della sua esperienza in guerra. Sembra quindi evidente che non possiamo eliminare volontariamente i ricordi.

La tecnologia in via di sviluppo per il Total Recall può sembrare un’ottima soluzione per migliorare la vita quotidiana e risparmiare tempo: non dimentichereste più un appuntamento, non dovreste più spendere minuti preziosi alla ricerca delle chiavi, forse non avreste nemmeno più bisogno di un calendario per ricordare gli eventi importanti. E, naturalmente, un chip impiantabile nel cervello sarebbe un enorme vantaggio per gli individui i cui ricordi sono stati danneggiati da malattie o lesioni. Ma c’è un problema da non sottovalutare che ostacola il processo di Total Recall.

Una memoria perfetta genera stasi: il lascito di eventuali insuccessi (personali o altrui) non rendono possibile andare oltre e lasciarli alle spalle. Dimenticare permette un nuovo inizio, la guarigione personale e sociale e il perdono. È fondamentale per un veterano di guerra dimenticare un evento traumatico, così come per un coniuge ferito dimenticare l’esperienza negativa per riparare la relazione. Abbiamo tutti bisogno di lasciare alle spalle alcuni ricordi: è parte del processo che ci permette di apprezzare la foresta della nostra esperienza, per non rimanere bloccato tra gli alberi della nostra vita quotidiana.

Nel bene e nel male, la tecnologia che permette di non dimenticare potrebbe svilupparsi presto, e – qualunque fosse la forma di questo miglioramento della memoria – sarebbe interessante vedere come un nuovo modo di ricordare cambierebbe le nostre vite.

 

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su TheConversation.com.

Articolo in inglese: ‘Total Recall Sounds Great, but Some Things Should Be Forgotten

 
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