Tor di Valle, la Raggi in procura

Virginia Raggi è stata convocata in Procura come testimone nelle indagini sulla corruzione per lo Stadio di Roma.
Venerdì sera, nella trasmissione televisiva a Porta a Porta, il sindaco di Roma si è difesa dalle accuse, dopo l’ennesimo scandalo nella Capitale. «Parlare di sistema Raggi è vergognoso e oltraggioso. Io non sono lo sfogatoio d’Italia, la procura ha detto che non c’entro, sono stati coinvolti altri esponenti di altri partiti come Michele Civita, ex assessore della giunta Zingaretti, e il vicepresidente del Consiglio regionale Palozzi, ma si parla di sistema Raggi.  Io non c’entro; forse questo accanimento mediatico è perché sono donna o forse perché sono del M5S o perché sono scomoda».

LE INDAGINI

Nove persone sono finite agli arresti, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di condotte corruttive, mentre gli indagati sono in tutto 27. In carcere l’imprenditore Luca Parnasi e cinque suoi collaboratori; mentre agli arresti domiciliari sono finiti il presidente dell’Acea Luca Lanzalone, il vice presidente del Consiglio Regionale Adriano Palozzi (Forza Italia) e l’ex assessore regionale Pier Michele Civita (del Pd). Tra gli indagati anche Paolo Ferrara, capogruppo dei 5 Stelle in Campidoglio.

Riferendosi a Lanzalone, uomo di fiducia della Giunta nell’ambito dei lavori allo stadio, la Raggi afferma: «È un professionista che ha portato brillantemente in porto il concordato in una società di Livorno». E nega che le sia stato indicato da Di Maio: «Non ho parlato di lui con Di Maio, sono ventiquattro ore che leggo cose folli sui giornali. Per quanto riguarda la presidenza di Acea, abbiamo tirato fuori una serie di curriculum e tra questi il suo. E la governance di Acea ha suscitato fiducia nel mercato». Lanzalone, spiega la Raggi, le era stato presentato da Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede, esponenti del Movimento 5 Stelle, e oggi ministri rispettivamente dei Rapporti con il Parlamento e della Giustizia. Fraccaro e Bonafede erano stati inviati a Roma dai vertici del M5S per fare da ‘tutor’ alla sindaca, dopo lo scandalo riguardante Marra, cosa che all’epoca la Raggi non aveva molto apprezzato.

Quanto a Parnasi, la sindaca afferma di non aver avuto contatti rilevanti con lui, anche perché avevano opinioni opposte su come costruire lo stadio.

LE ACCUSE

Secondo le accuse, il gruppo Parnasi avrebbe corrotto sistematicamente politici e funzionari pubblici. Per esempio, avrebbe promesso a Lanzalone 100 mila euro in consulenze per il suo studio legale e un aiuto nella ricerca di un appartamento a Roma. All’ex assessore del Pd Civita, era stata promessa l’assunzione del figlio in una società del gruppo. Al vicepresidente del Consiglio Regionale Adriano Palozzi, Parnasi avrebbe erogato fatture per un valore di 25 mila euro, relative a operazioni mai avvenute.

Adesso il futuro dello stadio è incerto, mentre il Comune si rimette alla magistratura e all’esito delle indagini.

 
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