Voti per Trump conteggiati per Biden, riferiscono i testimoni in Georgia

Altri testimoni hanno giurato di aver visto schede per corrispondenza stranamente immacolate, non piegate, e compilate in maniera perfetta e uniforme

Di Ivan Pentchoukov

Varie schede elettorali in favore del presidente Donald Trump sarebbero state conteggiate come voti per l’ex vicepresidente Joe Biden nel corso del riconteggio manuale in Georgia; l’accusa è stata formulata da testimoni delle operazioni di riconteggio in una serie di dichiarazioni giurate (affidavit).

L’avvocato Lin Wood ha depositato gli affidavit presso un tribunale federale in Georgia il 17 novembre, come parte di un’istanza d’emergenza per bloccare la certificazione dei risultati elettorali nello Stato della Georgia.

Nove dei testimoni hanno giurato di aver visto schede per corrispondenza stranamente immacolate, senza pieghe, uniformemente e perfettamente compilate, quasi sempre in favore di Biden. In un caso, uno di questi lotti presentava 500 schede di fila tutte marcate in favore di Biden, il candidato democratico alle presidenziali.

L’assenza di piegature è particolarmente sospetta quando si parla di voti per corrispondenza, se si considera che le schede devono essere piegate per entrare in una busta ed essere spedite. Alcuni testimoni hanno affermato che le scritte perfette, tutte in nero e mai fuori dai riquadri, sembravano stampate o timbrate.

L’istanza d’emergenza descrive in dettaglio queste e altre anomalie, violazioni, e potenziali indizi di brogli elettorali avvenuti la notte prima della scadenza del riconteggio in Georgia, durante il quale sono stati scoperti, in tre contee, vari lotti di voti non contati in favore di Trump.

Nella sua dichiarazione giurata sull’esperienza al centro di riconteggio della contea di Fulton, Susan Voyles, una responsabile elettorale con 20 anni di esperienza nella gestione degli scrutini, ha scritto che «era tutto in totale disordine».

Schede immacolate

La Voyles ha spiegato che le schede di solito mostrano segni come traccie d’inchiostro, pieghe e bordi strappati. Ma un lotto di schede da lei contato il 14 novembre, durante il suo lavoro di riconteggio al Georgia World Congress Center, «si distingueva» dagli altri: «Era immacolato. C’era una differenza nella trama della carta, era come se fossero destinate all’uso per corrispondenza, ma non fossero state usate per quello scopo. Non c’erano segni sulle schede che indicassero la loro provenienza o il luogo in cui sono state processate».
«Ho osservato che i segni sui candidati su queste schede erano insolitamente uniformi. […] Secondo la mia stima, osservando queste schede, circa il 98 percento dei voti erano per Joe Biden».

Carlos Silva, iscritto al Partito Democratico, ha parlato di un lotto di schede simili a quelle descritte dalla Voyles, ma nella contea di DeKalb: «Ho notato che avevano tutte una bolla nera perfetta e che erano tutte in favore di Biden – ha scritto Silva in una dichiarazione giurata – Li ho sentiti contare la pila e chiamare il nome di Biden più di 500 volte di fila».

Anche Robin Hall ha assistito allo stesso strano fenomeno nella contea di Fulton: «Le schede apparivano perfettamente compilate come se fossero state prestampate con il candidato già selezionato. Non sembravano compilate da una persona a casa».

Un’esperienza simile è stata raccontata anche da Debra Fisher, che ha scrutinato schede provenienti da basi militari e dall’estero. La donna ha notato che la filigrana di alcune schede era stampata in grigio invece di essere trasparente come nelle altre schede. Ha sospettato che si trattasse di schede false e così lo ha riferito al direttore del centro elettorale, che però la ha tranquillizzata assicurando che non si trattasse di un problema e che fosse «dovuto all’uso di stampanti diverse».

«Ho notato che quasi tutte le schede che ho esaminato erano per Biden. Molti lotti sono andati al 100% a Biden – ha testimoniato la Fisher – Credo che le schede militari siano altamente sospette».

Voti per Trump vanno a Biden

Tre dei firmatari di dichiarazioni giurate hanno testimoniato di aver visto schede marcate in favore di Trump inserite nelle pile per Biden e contate come voti destinati all’ex vicepresidente. Uno dei tre ha affermato di aver registrato questo fenomeno in un video.

Nicholas Zeher ha raccontato di aver visto schede elettorali segnate per Trump messe nella pila in favore di Biden, mentre osservava il riconteggio nella contea di Henry. Altri osservatori hanno riferito a Zeher di aver notato lo stesso fenomeno in tre diversi tavoli di scrutinio. Ma quando ha sollevato la questione con il funzionario elettorale è stato «accolto con estrema ostilità».

Per giunta, Zeher ha dichiarato, sempre sotto giuramento: «Non ho mai visto nessun voto per Joseph Biden messo nei mucchi per Donald Trump. […] In base a quello che ho potuto vedere, ritengo che siano stati espressi altri voti per corrispondenza in favore di Donald Trump che sono stati contati per Joe Biden. Credo inoltre che ci siano stati diffusi brogli in favore di Joe Biden».

Anche Consetta Johnson ha visto schede per Trump messe nei contenitori per Biden mentre monitorava il riconteggio nella Contea di Cobb: «Ho anche visto gli stessi due scrutatori prendere le schede già smistate nei contenitori ‘No Vote’ e ‘Jorgensen’, per metterle nel contenitore per Biden – ha testimoniato – Hanno poi preso tutte le schede dal contenitore per Biden e le hanno impilate sul tavolo, conteggiandole nell’apposita scheda». Inoltre, la Johnson ha precisato di aver registrato un video dell’incidente, e ha sottolineato che «le azioni della commissione elettorale sono state sciatte, disorganizzate e sospette».

Anche Silva, uno di coloro che ha parlato delle schede insolitamente immacolate, ha visto voti per corrispondenza in favore di Trump «inseriti nella pila per Biden» e «contati come voti di Biden… alcune volte».

Regole non rispettate, funzionari ostili

Molteplici testimoni hanno descritto violazioni pervasive delle procedure di riconteggio. I revisori non hanno seguito la procedura usuale, secondo cui ogni scheda deve essere visionata per la prima volta da una persona che legga ad alta voce per chi è stato espresso il voto, per poi passare la scheda ad un secondo revisore che faccia lo stesso. Infatti, molti degli osservatori hanno riferito che la procedura non è stata seguita in modo uniforme e che i revisori spesso contavano le schede individualmente.

Nel complesso le dichiarazioni giurate (affidavit) dipingono un processo di riconteggio disordinato, con diversi tavoli di revisori che usavano diversi metodo di conteggio. Molti degli osservatori repubblicani affermano di aver incontrato un’aperta ostilità da parte dei funzionari elettorali, che non trattavano invece gli osservatori democratici allo stesso modo.

«Le schede sono state messe in contenitori non etichettati e non sorvegliati, o sono state piazzate casualmente sui tavoli sparsi in giro. Sembrava che ci fosse poca, se non nessuna, supervisione o controllo», ha testimoniato Tiffany Savage, una osservatrice del riconteggio incaricata dalla campagna di Trump.

E, poi, una scatola di schede è rimasta incustodita per due giorni, ha aggiunto la Savage. Altre scatole e sacchi sono stati lasciati in giro all’aperto, fissati solo con etichette vuote che potevano essere facilmente tagliate e sostituite con quelle che si trovavano in giro: «Non c’era modo di sapere se il conteggio fosse accurato».

‘Costretti a farlo’

Il 18 novembre Trump ha dichiarato ancora una volta che un vero conteggio dei voti in Georgia sarebbe stato possibile solo dopo la verifica delle firme sulle schede elettorali.

«Il riconteggio della Georgia è uno scherzo e lo si sta facendo perché COSTRETTI A FARLO. Anche se sono state trovate migliaia di voti fraudolenti, il vero numero è nella verifica delle firme», ha scritto il presidente su Twitter.

L’istanza dell’avvocato Lin chiede alla corte federale di impedire alla Georgia di certificare i risultati delle elezioni e di ordinare un altro riconteggio manuale «che deve essere eseguito in modo coerente con il Codice elettorale della Georgia». Tra le altre richieste, Lin chiede alla corte di ordinare agli imputati di consegnare le buste delle schede elettorali e le copie delle schede per corrispondenza richieste.

Il segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger, imputato dell’azione legale, ha ordinato il riconteggio dei circa 5 milioni di voti espressi alle elezioni presidenziali del 2020. Raffensperger ha effettuato la richiesta in base a una nuova legge che prevede la revisione dello scrutinio in almeno uno Stato dopo ogni elezione. Ad ogni modo, la campagna Trump potrà chiedere un altro riconteggio dopo che i risultati dello Stato saranno stati certificati.

Il riconteggio, nonostante i suoi presunti difetti, ha comunque già scoperto tre lotti di voti non contati in tre diverse contee. Ogni lotto ha ridotto il vantaggio di Biden, per un totale di oltre 1.400 voti. Il 18 novembre, il presidente del Partito Repubblicano ha segnalato una dichiarazione giurata di un osservatore repubblicano presente al riconteggio, secondo cui un errore di conteggio potrebbe aver aggiunto quasi 10 mila voti in favore di Biden.

«Uno dei nostri osservatori ha scoperto un errore di 9.626 voti nel conteggio manuale della contea di DeKalb. Un lotto è stato etichettato come 10.707 per Biden e 13 per Trump, un margine improbabile anche per gli standard di DeKalb. Di fatto, il conteggio reale del lotto era di 1.081 per Biden e 13 per Trump», ha scritto David Shafer su Twitter il 18 novembre.

Il 18 novembre, dopo che Lin ha presentato l’istanza d’emergenza, la campagna Trump ha pagato allo Stato del Wisconsin 3 milioni di dollari per condurre un riconteggio in due contee. Sono inoltre pendenti contestazioni legali in Pennsylvania, Michigan, Arizona e Nevada.

Le controversie nei sei Stati decideranno l’esito della corsa presidenziale del 2020.

 
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