Telefonata tra Trump e Taiwan, Rohrabacher: non siamo più dei «polli»

La telefonata tra Donald Trump e il presidente di Taiwan è un forte messaggio per la Cina. Lo sostiene il deputato Dana Rohrabacher, uno dei candidati al posto di segretario di Stato (ministro degli Esteri) della nuova amministrazione Usa.

Il 3 dicembre, Trump ha affermato di aver risposto ad una telefonata del presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, il quale gli ha «fatto le congratulazioni» per la sua elezione. Questa telefonata, durata una decina di minuti, rende Trump il primo presidente statunitense ad aver avuto un colloquio ufficiale con un leader di Taiwan, da quando gli Stati Uniti hanno interrotto i rapporti diplomatici con l’isola, nel 1979, riconoscendo invece la Repubblica Popolare Cinese. L’isola di Taiwan si considera indipendente dalla Cina, mentre la Cina ritiene l’isola parte del proprio territorio.

«Penso sia stato un messaggio tremendo per loro, rendersi conto che non saremo più dei polletti – ha detto a Fox News, il 5 dicembre, il 69enne repubblicano della California Rohrabacher, riferendosi con ‘loro’ alla Cina – E presto ci saranno delle conseguenze per le loro reazioni ostili e aggressive».

I detrattori di Trump sostengono che la sua telefonata con Taiwan abbia destabilizzato le relazioni Stati Uniti-Cina e la politica estera statunitense, e alcuni hanno insinuato perfino una certa incompetenza da parte del neopresidente.
Tuttavia, secondo quanto ha riportato il Washington Post, fonti vicine a Trump affermano che fosse pienamente consapevole delle relazioni Stati Uniti-Cina-Taiwan, e che avesse programmato la chiamata con alcune settimane di anticipo.

Rohrabacher, sostenitore di Trump durante le elezioni e da lunga data critico verso il regime cinese e le sue violazioni dei diritti umani, si era battuto per il boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino 2008, per via del mancato rispetto dei diritti umani da parte della Cina, ed è stato anche tra i promotori di quattro diverse risoluzioni della Camera dei Rappresentanti statunitense, che condannano il prelievo forzato di organi su prigionieri di coscienza in Cina.

In Hard to Believe, pluripremiato documentario andato in onda su Pbs lo scorso anno, Rohrabacher ha affermato che la sottrazione di organi ai praticanti della disciplina spirituale del Falun Gong e ad altri prigionieri di coscienza è «uno dei mali del nostro tempo» e che il «regime criminale [cinese, ndr] non merita di essere trattato come partner economico e politico».

Il 25 novembre, Rohrabacher ha annunciato su Twitter che l’amministrazione Trump lo ha preso in considerazione per l’incarico di prossimo segretario di Stato. E il 3 dicembre, il Washington Examiner, citando fonti interne, ha definito Rohrabacher «l’outsider» che è «emerso da in fondo al gruppo» della lista dei candidati, e ha aggiunto che il diplomatico repubblicano John Bolton potrebbe diventare il suo vice.

In una recente intervista televisiva, Rohrabacher ha dichiarato che, qualora diventasse Segretario di Stato, regolamenterà in modo restrittivo il commercio di organi tra Stati Uniti e Cina.
«Potete scommetterci: una delle prime cose che farò per quanto riguarda la Cina – ha affermato Rohrabacher, il 28 novembre, a New Tang Dynasty Television (NTD), emittente televisiva di New York in lingua cinese che fa parte dell’Epoch Media Group – sarà di assicurarci l’immediata interruzione di ogni commercio di organi che possano essere stati prelevati da prigionieri o persone contro la loro volontà».

Articolo in inglese: ‘Rep. Rohrabacher Says Trump’s Taiwan Call Shows US Not ‘Pushovers’

Traduzione di Massimo Marcon

 
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