Tav o no Tav, il dilemma che spacca il governo

La linea ferroviaria ad alta velocità che dovrebbe collegare Torino e Lione è tornata a far parlare di se. Il dibattito tra ‘pro Tav’ e ‘no Tav’ è aperto da oltre 20 anni, ma questa volta la questione sta creando forti divisioni tra due partiti che sono entrambi al governo.

Nella mattinata di sabato 2 febbraio il vicepremier Di Maio è stato molto netto sulla questione: «Finché ci sarà il Movimento 5 Stelle al governo, per quanto mi riguarda la Tav non ha storia». Tuttavia il Ministro degli Interni Matteo Salvini, che il primo febbraio ha visitato il cantiere Tav di Chiomonte, ha replicato durante un’intervista con Il Messaggero: «Ma figuriamoci. Nessuno stop. Un conto sono le parole, un conto sono i fatti. L’intesa si trova sempre. Così è stato in questi otto mesi. E sarà così anche stavolta».

Il Movimento 5 stelle sostiene da tempo che la Tav sia un’opera inutile e troppo costosa, e che quei soldi Di Maio ha parlato di 20 miliardi di euro vadano utilizzati per realizzare altre importanti linee ferroviarie interne all’Italia. Il ministro delle infrastrutture, Danilo Toninelli (M5s), ha dichiarato che tra pochi giorni verrà pubblicata l’analisi costi-benefici per la Tav, ma che in ogni caso la priorità resta la manutenzione delle infrastrutture esistenti.

Dal canto suo, il leader del Carroccio sostiene che essendo stati «già scavati 25 chilometri di gallerie» non abbia senso bloccare la costruzione dell’opera, un’eventualità che a suo avviso avrebbe più o meno gli stessi costi del completamento stesso, anche per via delle penali che bisognerebbe pagare alla controparte francese in virtù dell’accordo per l’avvio dei lavori definitivi firmato a Parigi nel 2015.

A dicembre il portavoce della Commissione europea per le questioni dei Trasporti, Enrico Brivio, aveva ribadito che «la Tav Lione-Torino è un progetto importante, non solo per Francia e Italia, ma per l’Europa nel suo insieme». Bisogna infatti ricordare che il progetto prevede la costruzione di una linea ferroviaria lunga 270 chilometri, di cui solo il 30 percento si troverebbe in territorio italiano, e che l’Ue ha già stanziato oltre 800 milioni all’Italia per la sua realizzazione.

Alla fine è intervenuto anche il premier Giuseppe Conte nel dibattito: «Sulla Tav ho preso un impegno a nome del governo: procedere alla decisione finale non sulla base di sensibilità personali o di una singola forza politica. Il contratto di governo prevede una ‘revisione’ del progetto. Abbiamo interpretato questa clausola quale necessità di procedere all’analisi costi-benefici».

Dal 1991 la stampa ne parla come di un’opera particolarmente urgente, ma sino ad oggi non sembra si sia raggiunta un’intesa ne in Parlamento, né tra l’opinione pubblica. I promotori della Tav sostengono che porterà grandi vantaggi economici, ambientali (per via della riduzione dei tir e quindi delle emissioni di anidride carbonica) e sociali. Mentre ironicamente i contrari la contrastano in virtù delle medesime ragioni, poiché ritengono che sia economicamente inutile, ed estremamente dannosa per l’ambiente e la comunità della Val di Susa e dell’intero Piemonte.

 
Articoli correlati