Taiwan, l’Oriente si schiererà con gli Stati Uniti?

Secondo il leader del Pcc Xi Jinping, esiste «una sola Cina» e quindi Taiwan sarà incorporata anche con la forza.

In realtà l’indipendenza di Taiwan non è nelle priorità degli Stati Uniti. Ma mentre il governo americano si oppone a «qualsiasi cambiamento unilaterale dello status quo da entrambe le parti», secondo una dichiarazione ufficiale, Washington spera che la questione venga risolta pacificamente.

È ormai chiaro che Taiwan si oppone fermamente all’unione. Ma gli altri Paesi dell’Asia-Pacifico sono contro o a favore al Pcc? La risposta a questa domanda dovrebbe preoccupare gli Stati Uniti e tutti gli altri Paesi che ritengono che i cittadini di Taiwan debbano essere lasciati in pace.

Anche Shannon Tiezzi, caporedattore di The Diplomat, si è posto recentemente questa domanda e attraverso un’analisi ha analizzato decine di dichiarazioni dei ministeri degli Esteri di tutta la regione Asia-Pacifico.

Sono emersi due Paesi, tra quelli che più sostengono il Pcc e sono il Myanmar (Birmania) e la Corea del Nord. Poco dopo l’inatteso viaggio della presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi a Taiwan, il regime militare birmano ha rilasciato infatti una dichiarazione in cui accusava la Pelosi di aver inutilmente inasprito le tensioni sullo Stretto di Taiwan. La Corea del Nord ha fatto eco, criticando «l’interferenza» degli Stati Uniti negli affari interni di altri Paesi.

Non solo, altri 10 Paesi hanno espresso opinioni strettamente allineate a quelle del Pcc e considerano Taiwan «parte della Cina», ha dichiarato Tiezzi.

Anche il Nepal, con la sua imponente catena montuosa, è una meta da raggiungere per il Pcc, che si è impegnato ad investire maggiormente sulla capitale Kathmandu e zone limitrofi. Proprio nella seconda settimana di agosto, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha annunciato aiuti al Nepal per un totale di 118 milioni di dollari per la costruzione di una ferrovia transfrontaliera che attraverserà l’Himalaya passando per il Tibet.

Altro Paese che ha recentemente riaffermato il sostegno al Pcc alla politica di «una sola Cina» è il Pakistan. I maggiori leader del governo «sostengono fermamente la sovranità e l’integrità territoriale della Cina», secondo una dichiarazione ufficiale.

Sei Paesi hanno adottato quelle che Tiezzi ha definito «vere e proprie posizioni neutrali», invitando «tutte le parti» a muoversi con cautela, mantenere la calma e ad «astenersi dal creare escalation». Uno di questi è l’Indonesia, sede di un’economia in rapido sviluppo che ha suscitato l’interesse sia della Cina che degli Stati Uniti.

Nel frattempo, India, Nuova Zelanda, Singapore e Vietnam «si sono allineati con il pensiero degli Stati Uniti», secondo Tiezzi. Tuttavia, questi quattro Paesi non hanno condannato direttamente il Pcc. Singapore, ad esempio, si è limitata a sottolineare «la necessità di evitare incidenti che potrebbero portare a una spirale di escalation destabilizzando la regione».

Una dichiarazione dall’India si è attesa una settimana e mezza, dopo il viaggio di Nancy Pelosi a Taiwan. L’India ha quindi sottolineato la necessità di «mantenere la pace e la stabilità nella regione». Ora, però, il Pcc sta sollecitando Nuova Delhi affinché si impegni a rispettare la politica di «una sola Cina». L’India accetterà le richieste di Pechino? Solo il tempo potrà dirlo.

Nella regione Asia-Pacifico, l’Australia e il Giappone sono gli unici Paesi fermamente schierati con gli Stati Uniti e gli unici alleati disposti a criticare apertamente le esercitazioni militari della Cina intorno a Taiwan.

Ma sebbene gli Stati Uniti sembrino non avere molti alleati nella regione, almeno l’Europa dà loro man forte. Ma è così? L’Europa non è monolitica ma è composta da numerosi Paesi con opinioni e programmi diversi e alcuni di questi sono legati alla Cina.

Ben 18 Paesi europei sono membri della ‘Nuova via della seta’. Persino la Germania, la capitale economica dell’Europa, è legata a Pechino.

I rapporti che la Germania hanno con la Cina hanno «creato una dipendenza che ci lascia indifesi», secondo quanto ha dichiarato il politico Norbert Röttgen. Questa dipendenza sta crescendo a un «ritmo tremendo». Sebbene vi siano notevoli pressioni su Berlino affinché prenda le distanze dal Pcc, sembra che stia accadendo il contrario. Ma se Berlino lo farà, rischierà di vedere la sua prosperità economica trasformarsi in disperazione economica. La Cina è oggi il più importante partner commerciale della Germania.

Il che pone una domanda: Se la Cina invaderà Taiwan, la Germania si opporrà davvero alla Cina? Quanti Paesi al mondo si opporranno davvero alla Cina?

Onestamente, non lo sappiamo. Tuttavia, dopo aver letto tante risposte moderate da parte dei governi di tutto il mondo, è lecito temere che solo una minima parte di Paesi prenderà una posizione simile a quella degli Stati Uniti.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni di Epoch Times

Articolo in inglese: On Taiwan, How Many Asian Countries Stand With the US?

 
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