Svezia, i test cinesi difettosi hanno causato migliaia di falsi positivi al coronavirus

Di Eva Fu

Il 25 agosto l’Agenzia per la sanità pubblica svedese ha annunciato che a più di 3 mila e 700 svedesi è stato erroneamente diagnosticato il virus del Pcc, meglio noto come nuovo coronavirus, a causa dei kit difettosi prodotti in Cina.

Le autorità sanitarie svedesi hanno spiegato che i kit di test Pcr (reazione a catena della polimerasi), prodotti dalla società Bgi Genomics di sequenziamento del genoma con sede a Shenzhen, non sono stati in grado di distinguere tra materiale genetico virale molto basso e nullo. Karin Tegmark Wisell, capo del dipartimento di microbiologia dell’agenzia ha dichiarato: «Il fornitore deve raggiungere gli standard richiesti perché questi test possano essere utilizzati». Secondo lei, la scoperta ha mostrato ancora una volta quanto sia importante effettuare i test per il controllo della qualità onde evitare simili errori.

La vicenda ha interessato nove regioni del Paese in un arco temporale di cinque mesi tra marzo e metà agosto; durante questo periodo molte persone che avevano sintomi lievi o nessun sintomo sono state diagnosticate erroneamente come positivi a causa dei test cinesi.

L’agenzia ha spiegato che lo stesso tipo di kit di test è stato acquistato anche da molte altre Nazioni e che le autorità competenti in Europa, come anche l’Organizzazione mondiale della sanità, sono state informate.

Tuttavia, i funzionari non hanno specificato quanti test siano stati condotti utilizzando tali kit, ma stanno rimuovendo i casi che considerano falsi positivi dalle statistiche nazionali sul virus e stanno contattando le persone coinvolte per offrire loro un test sierologico per il coronavirus. Ad ogni modo, i falsi risultati hanno avuto un impatto solo marginale sulle statistiche Covid del Paese e non hanno modificato sostanzialmente la i dati relativi al periodo estivo. Mentre le statistiche successive al 15 agosto sono considerate accurate.

Attualmente la Svezia ha segnalato un totale di 86.891 infezioni e 5.814 decessi.

Campioni di persone da sottoporre a test per il nuovo coronavirus presso il laboratorio «Fire Eye» di Wuhan, il 6 febbraio 2020. (STR / AFP tramite Getty Images)

Peraltro il 20 luglio, due filiali del gruppo Bgi (Xinjiang Silk Road Bgi e Beijing Liuhe Bgi) sono state sanzionate dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti per aver presumibilmente condotto analisi genetiche e altre violazioni dei diritti umani contro le minoranze musulmane uigure nella regione cinese dello Xinjiang. L’inserimento delle aziende nella lista nera del Dipartimento del Commercio limita l’accesso delle società alle materie prime e alle tecnologie statunitensi.

In un comunicato del 26 agosto, Bgi Genomics ha affermato che i suoi «kit di test sono relativamente più sensibili e hanno ricevuto valutazioni cliniche positive fino ad oggi».

Il sito web di Bgi afferma che l’azienda distribuisce i kit di test Covid-19 in più di 80 Paesi nel mondo, con una capacità produttiva di circa 2 milioni di test.

Forniture mediche difettose provenienti dalla Cina, come mascherine e kit di analisi, hanno già creato diversi problemi ai Paesi che le avevano ricevute, tra questi la Finlandia, Gran Bretagna, Irlanda, Canada e Spagna.

 

Articolo in inglese: Faulty Chinese Testing Kits Result in Thousands of Virus False Positives in Sweden

 
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