Sul discorso di Trump

Di Gigi Morello

L’autore dell’articolo, Gigi Morello, è nato a a Torino e ha vissuto diversi anni negli Usa. Musicista, didatta e regista televisivo musicale, ha scritto per diverse testate specializzate nel settore musicale. Ha fondato e diretto progetti umanitari no profit e riceve dalla Croce Rossa Italiana encomi per tre diverse iniziative. Ha pubblicato nel 2020 due libri dal titolo ‘Alleanza Anti Casta’ e ‘Illuminismo Illuminato per Tempi Oscuri’, editi da Amazon. Il 4 luglio 2020 ha Fondato ‘Sogno Americano’ il primo Movimento Americanista Italiano.

 

Chi ha ascoltato il discorso del presidente Donald J. Trump del 28 febbraio alla Cpac di Orlando (Convention del Partito Repubblicano) avrà probabilmente notato qualcosa di molto particolare.

Ovviamente questo è stato un discorso molto atteso, dopo il silenzio a seguito degli avvenimenti al Campidoglio e dopo il secondo impeachment (che hanno visto Trump lontano da discorsi politici che avrebbero potuto essere strumentalizzati e usati contro di lui).
Nelle anteprime che annunciavano il suo discorso molte sono state le testate mainstream che si sono pronunciate contro il suo rientro in grande stile nel panorama politico americano, da protagonista indiscusso. Ma ascoltando accuratamente le critiche mosse verso di lui, esse vertevano nella maggioranza su di un’unica critica discutibile: perché non si ritira a vita privata invece di continuare a fare politica?

Beh la risposta è molto semplice. Non è scritto da nessuna parte che un ‘privato cittadino’ non abbia il diritto di continuare la sua lotta politica anche dopo che le elezioni presidenziali, per quanto discutibili, lo hanno visto perdente.

Anzi la caratteristica di chi nonostante la ‘sconfitta’ si rialza e continua a combattere non è per niente una caratteristica negativa. Più che altro è una virtù: stabilisce che qualcuno è in grado di continuare con coerenza la sua linea politica nonostante qualsiasi attacco, nonostante qualsiasi mossa organizzata per screditarlo e di farlo uscire dal campo della politica.

Perché Donald J. Trump è un personaggio scomodo sia per le sinistre che l’hanno ‘eletto’ a loro nemesi, sia per gli stessi ‘amici’ del partito Repubblicano, i ‘Rino’ (repubblicani solo di nome) che speravano in un ritiro di Donald J Trump come l’unica possibilità di avere uno spazio di protagonismo personale in un partito che è ovviamente con Trump: lo si vede chiaramente dalla risposta del popolo.

Un popolo presente alla conferenza e che nonostante chiunque si alternasse come relatore durante i lavori congressuali, si scatenava in applausi ed ovazioni quando durante i discorsi di altri politici di contorno si faceva, anche per puro accenno, il nome di Trump.

«Dite quello che volete, ma noi siamo qui per Donald J. Trump, il Presidente. Ricordatevelo sempre».

La voce invisibile del popolo.

«Chi lo attaccherà dovrà vedersela con noi».

E durante il discorso sono state fugate anche le precedenti fake news del mainstream di eventuali ‘scissioni’ nel Partito.

Trump non dividerà le forze del partito facendo il gioco degli avversari politici. Se qualche falso amico se ne va chiamando questo una ‘scissione’ è inevitabile che verrà catalogato come un traditore. I traditori vengono scoperti e se ne vanno, la storia insegna, ma il mainstream non riuscirà facilmente a chiamarla una ‘spaccatura’ nel partito.

Perché? Perché il popolo repubblicano è con Trump, e i complotti di palazzo non sono sufficienti per attaccare la credibilità di qualcuno che per la prima volta dopo molti decenni è amato e stimato dai suoi elettori, qualcuno che oltre a catturare le loro menti è riuscito a catturare il loro cuore.

Qualcuno che ha acquisito il rispetto e non la tolleranza degli elettori, qualcuno che ha fatto della coerenza la sua bandiera. Quella coerenza che conquista la fiducia delle persone. Perché chi rispetta la parola data ha un grande valore per il popolo.

Il popolo, quelle persone ‘comuni’ ma meravigliose nella loro diversità, che vogliono avere a rappresentarli qualcuno che non sia l’ennesimo politico voltagabbana che promette qualcosa per subito dopo farne un’altra per convenienza personale.

Ma qual è la cosa notevole del discorso di Trump?

Beh è stato innanzitutto un discorso lunghissimo, più di un’ora e mezza. Iniziato in ritardo rispetto alla tabella di marcia è durato fino quasi l’una di notte italiana.

E nel discorso c’è tutta la politica di Trump, dalla gestione assurda Covid da parte di medici che si contraddicono, all’immigrazione, all’economia americana in relazione con gli altri Paesi, alla lotta contro la censura organizzata da Big Tech,  e alle frodi elettorali…

Perché che numerosi giudici «without guts», come li ha definiti Trump, non hanno detto che non è esistita una frode elettorale, ma semplicemente hanno messo per iscritto che queste frodi «non erano in numero sufficiente per cambiare l’esito delle elezioni», dando di fatto una giustificazione ad un crimine perché non ‘avrebbe cambiato il risultato finale’.

Ma queste affermazioni per iscritto dichiarano che le irregolarità ci sono state, e che sono state certificate. Quindi erano vere. Se ne fa una questione di influenza numerica, senza perseguire l’irregolarità come un principio illegale, a prescindere dei numeri in questione.

In particolare il voto per posta ed il voto senza un documento di identità, nel suo assoluto squallore razionale, è stato messo in risalto per quella sua illegalità assolutamente evidente che noi italiani possiamo cogliere anche se apparteniamo a fazioni di ‘sinistra’.

Perché in Italia è impensabile andare a votare senza un documento di identità. La tessera elettorale è un documento che noi già usiamo da anni quando andiamo alle urne per scegliere i nostri rappresentanti al governo.

Sempre fino al punto in cui qualcuno delle nostre sinistre se ne verrà fuori dicendo che dovremmo anche noi fare votare cittadini non identificati da un documento. In virtù del capolavoro antidemocratico che hanno realizzato i loro amici negli Usa.

E sempre in relazione alla pandemia Trump esprime un bel «they use covid to cheat » (usano il Covid per barare) riferendosi al voto a distanza, normalmente riservato a coloro che vivono all’estero o che sono gravemente impossibilitati a recarsi alle urne, per ottenere un flusso di voti incontrollabili ed incontrollati, in balia di manipolazioni di parte.

Al commento riguardo la distruzione del muro al confine sud una piccola perla di saggezza che probabilmente rimarrà inosservata dai mainstream «Walls and deals will always exist » (muri e accordi esisteranno sempre).

Perché un muro nega un accesso che però è consentito se soddisfi certi requisiti (deals).

Un muro è una protezione dove non si da accesso indiscriminatamente anche ai trafficanti di droga e ai criminali, ma dove se soddisfi certe condizioni puoi accedere.

Perché un accesso indiscriminato snatura l’essenza stessa di un popolo che si è confermato come la più grande nazione libera della civiltà occidentale.

Un accesso indiscriminato crea quello che il presidente chiama «silent fraud that brings a humanitarian disaster» (una frode silenziosa che porta ad un disastro umanitario)

E arriva più avanti nel discorso un’altra piccola perla sempre in relazione all’argomento:

«People come to America on a system of merit» (le persone dovrebbero entrare in America in base ad un sistema di merito) perché sembra a noi ovvio che quando un popolo riconosce determinate tradizioni come proprie, non voglia fare entrare persone che vogliono stravolgerne l’essenza stessa.

Non è un ‘porte chiuse’, piuttosto un invito a persone che condividono la morale e gli ideali dietro alla fondazione degli Usa, non a coloro che vorrebbero entrare a casa degli altri per cambiare le regole.

Merito. Semplice ma vero.

Nel lunghissimo discorso, intermezzato da qualche «America first» e da altri «Make America Great Again» che ancora e più di prima strappano applausi ed ovazioni del pubblico, gli argomenti trattati sono così numerosi che un singolo articolo non sarebbe sufficiente per rendere giustizia a questo leader politico.

Ma quello che osserviamo è molto semplice. Trump è il cuore e la mente del Partito Repubblicano. Il popolo è con lui.

Il discorso lunghissimo è in effetti la linea politica del partito, perché operare differentemente per i novelli ‘wannabe Trump’ consisterebbe in un suicidio politico.

Chi non porterà avanti questi programmi e queste prese di posizione politiche verrà tagliato fuori dalle prossime candidature. Se vuoi fare politica con i Repubblicani devi seguire le linee guida di Trump.

Ma questa non è un’ennesima dittatura come la dipingeranno prossimamente i soliti sinistrorsi.

Questa è democrazia applicata in un gruppo nel quale il leader è seguito, amato e stimato dal popolo.

Un popolo che dovrebbe essere sempre sovrano, in un clima dove un politico non dovrebbe imporre il proprio pensiero, ma realizzare la volontà del popolo.

E se il popolo è con Trump, allora fai bene ad esserlo anche tu, perché se ti ci metti contro stai violando la volontà popolare, e verrai estromesso grazie a quella forza che è inarrestabile ma poco comune in un sistema attuale dove sembra che per i politici sia legittimo farsi votare e poi farsi i propri porci comodi.

Il Partito Repubblicano non si dividerà perché il Partito Repubblicano è Trump.

Il Cpac potrebbe chiudersi ora. Poteva chiudersi subito dopo il suo discorso, fosse anche stato tenuto il primo giorno.

Il Presidente ha detto tutto, tutto quello detto prima potrebbe non essere stato mai detto, conta poco.

Il Popolo impone Trump come leader indiscusso del Partito Repubblicano.

I ‘suoi’ uomini se vorranno continuare ad avere il supporto popolare e rimanere sulle sedie che occupano dovranno lavorare per realizzare la politica da lui delineata.

O potranno chiedere ‘asilo’ al Partito Democratico, che nella sua incoerenza probabilmente li accoglierà a braccia aperte.

Ma il popolo è un’altra cosa.

«We the People» è più del semplice inizio di un documento fondamentale per la storia dell’Umanità. We the People rappresenta la volontà di milioni di Cittadini di avere qualcuno che possa portare avanti le loro idee grazie alla fiducia che hanno riposto in lui.

«Alle prossime elezioni presidenziali ci sarà un candidato repubblicano», dice verso la fine del discorso il Presidente Donald J. Trump.

Quindi non è detto che questo candidato futuro sarà lui.

Ma se guardiamo il suo seguito popolare, dubito che vorranno qualcun altro in sua vece.

Se possono avere il loro Leader.

 

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

 
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