Studio: un crossover tra medicina cinese e occidentale riduce i decessi Covid-19

Di Summer Lawson

Oriente e Occidente uniti sono meglio dell’Occidente da solo? Così sembrerebbe, almeno per quanto riguarda l’unione degli approcci medici nella cura del Covid.

Uno studio sull’integrazione della medicina tradizionale cinese e quella moderna occidentale condotto dal Keelung Chang Gung Memorial Hospital di Taiwan nel 2021 ha concluso infatti che il numero di pazienti Covid-19 che hanno ricevuto il trattamento integrato orientale-occidentale ha visto ridursi significativamente sia la gravità della malattia che la mortalità. Per i pazienti che hanno ricevuto solo cure mediche occidentali, invece, il tasso di mortalità è risultato 2,6 volte superiore.

Tra maggio e luglio 2021, un gruppo di ricerca del Keelung Chang Gung Memorial Hospital ha condotto uno studio sul trattamento del Covid-19. Dei 93 casi ospedalizzati, 29 sono stati trattati con metodi di medicina tradizionale cinese integrata a quella occidentale e 64 hanno ricevuto un trattamento convenzionale con la sola medicina occidentale.

Il tasso di mortalità dei pazienti con trattamento integrato di medicina cinese e occidentale è risultato del 15,4%, rispetto al 40 percento dei pazienti che hanno ricevuto solo farmaci occidentali.

Uno dei soggetti era una donna di 68 anni, andata al pronto soccorso nel giugno 2021 con la febbre a 38. I suoi raggi X hanno mostrato un’infiltrazione polmonare bilaterale. È risultata positiva anche a un test rapido Covid-19 durante il suo ricovero.

Nonostante l’assunzione di farmaci occidentali come steroidi e antibiotici, la 68enne è finita comunque in terapia intensiva a causa di dispnea, tachicardia e ipossiemia.

Successivamente, utilizzando l’ossigenoterapia ad alti flussi tramite nasocannule Hfnc (riscaldata e umidificata), è stato implementato anche il trattamento tradizionale cinese. In risposta, la concentrazione di ossigeno nel sangue della paziente è migliorata dopo 4 giorni, con segni vitali stabili. Dopo aver continuato il trattamento misto, la radiografia ha mostrato una regressione dell’infiltrazione polmonare.

Più tardi, nel luglio 2021, la donna di 68 anni si è completamente ripresa ed è stata dimessa dall’ospedale.

Huang Zehong, medico di medicina tradizionale cinese presso il Keelung Chang Gung Memorial Hospital, ha dichiarato: «Alcuni pazienti affetti da coronavirus avranno una funzione polmonare compromessa e disturbi del sistema immunitario dopo essere stati infettati. I casi gravi possono anche innescare violente risposte infiammatorie chiamate ‘tempesta di citochine’».

Il dottor Huang ha affermato che una tempesta di citochine si trasformerà quindi in sindrome da distress respiratorio acuto (Ards).

David Martin, direttore medico senior di Pfizer, uno dei principali produttori di vaccini Covid-19, ha affermato: «Una tempesta di citochine è generalmente ciò che porta giovani altrimenti sani a morire di influenza. L’abbiamo visto nella pandemia influenzale alla fine della prima guerra mondiale e lo vediamo ancora oggi nel 2022».

L’Ards è una grave lesione polmonare con sintomi acuti di edema polmonare che si sviluppa entro 72 ore dall’infezione. Una volta che il liquido si sviluppa nelle sacche d’aria dei polmoni, si verifica un danno alveolare diffuso (Dad) entro due o cinque giorni. Il Dad provoca gravi conseguenze come mancanza di respiro, letargia, confusione e morte.

Il dottor Huang ha sottolineato che molti studi hanno dimostrato una connessione tra le prestazioni di piccole molecole di acido ribonucleico (MicroRna) e la gravità dell’infezione da Covid-19.

I ricercatori hanno analizzato a fondo i meccanismi che causano la compromissione della funzione polmonare e i disturbi del sistema immunitario nei pazienti con Covid-19.

Il Bei Qi, una delle erbe mescolate in una ricetta di medicina tradizionale cinese, ha inibito la replicazione virale e promosso l’effetto antivirale dei macrofagi. L’erba cinese controllava le pressioni ossidative intracellulari e preveniva il verificarsi di tempeste di citochine.

Secondo a+hospital.com, un’enciclopedia digitale della medicina tradizionale cinese (Mtc), il Bei Qi, o astragalus membranaceus, ha una proprietà disintossicante, ed è stato utilizzato nella storia della Mtc per oltre 2000 anni.

Un’altra scoperta è stata un progresso significativo nella concentrazione di ossigeno nel sangue, nella frequenza respiratoria e nella morfologia polmonare dei topi sperimentali. Anche la loro capacità di combattere il virus è aumentata con il Bei Qi.

Dallo scoppio del coronavirus, sempre più pazienti guariti mostrano condizioni post-Covid. Queste condizioni includono affaticamento, nebbia cerebrale, tosse, ansia e privazione del sonno.

Attualmente è ancora ignoto come si sviluppino le condizioni post-Covid.

Il dottor Huang ha sottolineato l’importanza del risultato: «L’integrazione di Mtc e medicina occidentale potrebbero diventare un piano di trattamento necessario in futuro. Il possibile rimedio offre ai pazienti speranza di guarigione.

Il professionista della Mtc ha anche aggiunto: «I risultati dell’integrazione della Mtc e della medicina occidentale si dimostrano efficaci ogni volta che un sistema immunitario non riesce a combattere i virus».

 

Articolo in inglese: Study Shows a Crossover of Chinese and Western Medicine Decreases COVID-19 Deaths

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