Studio: la maggior parte dei guariti da Covid-19 sono protetti contro le varianti

Di Meiling Lee

Secondo uno studio della Emory University pubblicato sulla rivista Cell Reports Medicine, la maggior parte delle persone che sono guarite dal COVID-19, anche in una forma lieve, mantengono un’immunità ampia e duratura alla malattia, compreso un certo grado di protezione contro le sue varianti.

Lo studio, il più completo del suo genere fatto fino ad oggi, ha coinvolto 254 pazienti COVID-19, di età compresa tra 18 e 82 anni, che hanno fornito campioni di sangue in diversi momenti, per un periodo di oltre otto mesi a partire da aprile 2020. Circa il 71% dei pazienti ha avuto la malattia in forma lieve, il 24% una malattia moderata e il 5% lin forma grave.

I ricercatori hanno scoperto che la maggior parte dei pazienti che sono guariti hanno sviluppato una forte e ampia risposta immunitaria al virus per un periodo massimo di 250 giorni.

«Abbiamo visto che le risposte anticorpali, soprattutto gli anticorpi IgG, non solo erano durevoli nella stragrande maggioranza dei pazienti, ma decadevano ad un ritmo più lento di quanto stimato in precedenza, il che suggerisce che i pazienti stanno generando plasmacellule più longeve, che possono neutralizzare la proteina spike della SARS-CoV-2», ha dichiarato Rafi Ahmed, direttore dell’Emory Vaccine Center e autore principale dello studio all’Emory News Center il 22 luglio.

SARS-CoV-2 è il nome scientifico del virus del Pcc, che causa la malattia detta COVID-19.

Gli autori hanno affermato che l’immunità naturale dopo il recupero dalla malattia ha offerto un certo grado di protezione contro le varianti, mentre la ricerca suggerisce che i vaccini COVID-19 possono essere leggermente meno efficaci in tal senso.

«È probabile che la risposta immunitaria all’infezione naturale fornisca un certo grado di immunità protettiva anche contro le varianti di SARS-CoV-2, perché gli epitopi delle cellule T CD4+ e CD8+ saranno probabilmente conservati», hanno scritto gli autori.

Il Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) statunitense sta monitorando più varianti, ma solo quattro sono considerate preoccupanti perché «sembrano diffondersi più facilmente e rapidamente di altre varianti». In ogni caso, anche se gli esperti dicono che le varianti possono essere più trasmissibili, questo non si traduce necessariamente in malattie più gravi o mortali.

La variante indiana o delta rappresenta attualmente oltre l’80% di tutti i nuovi casi sequenziati negli Stati Uniti. Gli scienziati dicono che sono ancora necessarie ulteriori ricerche per confermare se l’infezione con questa variante sia associata a malattie più gravi, ospedalizzazione e morte.

Le altre tre varianti preoccupanti, chiamate con il nome di dove sono state identificate per la prima volta, sono la variante del Regno Unito, la variante sudafricana e la variante brasiliana.

Gli autori hanno anche scoperto che i pazienti guariti da COVID-19 hanno mostrato risposte anticorpali stabili agli altri coronavirus umani che causano il comune raffreddore, la sindrome respiratoria del Medio Oriente o la sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV).

«Questi dati sono coerenti con la generazione di plasmacellule di lunga durata e confutano la nozione corrente che queste risposte anticorpali ai coronavirus umani siano di breve durata», hanno detto i ricercatori. «Inoltre, i pazienti COVID-19 hanno sviluppato un aumento delle risposte anticorpali IgG alla SARS-CoV-1, un agente patogeno correlato a cui probabilmente nessuno aveva avuto una precedente esposizione».

I ricercatori continueranno a effettuare studi per alcuni anni, con l’ultima raccolta di campioni dei partecipanti fissata per febbraio 2023. In questo modo essi potranno raccogliere più dati per «definire la progressione dell’immunità di lunga durata» al virus Pcc dopo l’infezione naturale.

I risultati si aggiungono al crescente corpo di ricerca già effettuato, che indica che i pazienti COVID-19 che guariscono sviluppano un’immunità di lunga durata.

Una limite di questo studio è che non ha incluso i pazienti COVID-19 più gravi e quelli che sono asintomatici. Tuttavia, gli autori hanno osservato che «la malattia lieve-moderata rappresenta [più del, ndr] l’80% dei casi di COVID-19, cosa che mostra la rilevanza dei nostri risultati nel tempo».

Gli autori hanno affermato che i risultati dello studio «serviranno anche come punto di riferimento per la memoria immunitaria indotta nell’uomo dai vaccini SARS-CoV-2».

 

Articolo in inglese:  Most Recovered COVID-19 Patients Have Broad, Robust Immunity That Likely Provides Some Protection Against Variants: Study

 
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