Studio: il vaccino Moderna più efficace di Pfizer a lungo termine

Di Tom Ozimek

Un nuovo studio sui vaccini contro il Covid-19 mostra un crescente divario tra l’efficacia dei vaccini Moderna e Pfizer a quattro mesi di distanza dalla seconda dose.

Tra gli oltre 3.600 adulti statunitensi senza condizioni di immunodeficienza coinvolti nello studio, l’efficacia dei vaccini nel prevenire l’ospedalizzazione è risultata maggiore per Moderna (93 percento) rispetto al Pfizer-BioNtech (88 percento), entro i primi quattro mesi dal completamento del ciclo vaccinale. Lo studio è stato realizzato dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) statunitensi.

I ricercatori hanno scoperto che dopo 120 giorni dalla seconda dose, l’efficacia del vaccino Moderna è calata di poco, al 92 percento (dopo una media di 141 giorni), mentre quella di Pfizer è diminuita più significativamente fino a raggiungere il 77 percento (dopo una media di 143 giorni).

Poiché solo un numero limitato di pazienti ha ricevuto il vaccino Johnson & Johnson più di 120 giorni prima dell’inizio della malattia, la sua efficacia nel tempo non è stata definita con precisione dallo studio, condotto tra l’11 marzo e il 15 agosto.

In ogni caso, «sebbene questi dati del mondo reale suggeriscano alcune variazioni nei livelli di protezione del vaccino, tutti i vaccini Covid-19 approvati o autorizzati dalla Fda forniscono una protezione sostanziale contro il ricovero in ospedale per Covid-19», ha specificato il Cdc.

Lo studio non ha valutato l’efficacia del vaccino sulle diverse varianti, come la Delta, né ha valutato l’efficacia contro le forme lievi di Covid-19 che non hanno comportato il ricovero in ospedale. L’analisi inoltre non ha stimato l’efficacia nei bambini e negli adulti immunocompromessi.

Il Covid-19 è la malattia causata dal virus del Pcc (Partito Comunista Cinese), noto anche come Sars-CoV-2 o il nuovo coronavirus.

Lo studio è stato pubblicato il 17 settembre, lo stesso giorno in cui il comitato consultivo sui vaccini della Food and Drug Administration (Fda) degli Stati Uniti ha votato 16-3 per raccomandare la terza dose del vaccino di Pfizer per le persone di età pari o superiore a 65 anni, e per quelle ad alto rischio di esposizione professionale. Allo stesso tempo, il comitato ha votato 18-0 per non raccomandare la dose di richiamo per le persone di età compresa tra 16 e 65 anni.

Il dottor James Hildreth, uno degli esperti della Fda che ha partecipato alla votazione, ha affermato di essere molto preoccupato per «la miocardite nei giovani». La Fda aveva precedentemente emesso avvisi che, sebbene fosse raro, i vaccini Pfizer e Moderna, entrambi basati sulla tecnologia dell’mRna messaggero, potrebbero causare miocardite o pericardite tra gli individui più giovani.

Un’altra consulente della Fda, la dottoressa Melinda Wharton, ha fatto eco alle preoccupazioni di Hildreth e ha dichiarato che «non si sentirebbe a suo agio» nel raccomandare richiami ai giovani, visto il rischio di miocardite. Durante l’incontro, la dottoressa ha sottolineato che i giovani hanno un rischio molto basso di sviluppare malattie gravi a causa del Covid-19.

Ad ogni modo, i funzionari sanitari statunitensi, le autorità sanitarie di vari Paesi e i produttori dei vaccini sostengono che la terza dose sia necessaria per tutti. Ma molti scienziati, inclusi alcuni all’interno della Fda e dei Cdc, non sono d’accordo.

 

Articolo in inglese: Effectiveness Gap Between Moderna’s, Pfizer’s COVID-19 Vaccines Widens Over Time: Study

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