Stragi negli Usa, Trump punta il dito sui videogiochi violenti

Di Marco Tistarelli

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha attribuito parte della responsabilità delle stragi di El Paso e Dayton, che hanno tolto la vita a 31 persone, alla violenza presente nei videogiochi odierni, affermando che la «glorificazione della violenza» deve finire.

Il 5 agosto, rivolgendosi ai giornalisti nella Casa Bianca, il presidente ha denunciato i massacri, i crimini d’odio e il suprematismo bianco; le stragi di El Paso, in Texas, e di Dayton, in Ohio, sono avvenute a 13 ore di distanza l’una dall’altra.

«Dobbiamo porre fine alla glorificazione della violenza nella nostra società. Ciò include i raccapriccianti e orribili videogiochi che sono ormai all’ordine del giorno. Oggi è molto facile per i giovani in difficoltà circondarsi di una cultura che celebra la violenza. Dobbiamo fermare o ridurre sostanzialmente queste cose, e bisogna iniziare subito. I cambiamenti culturali sono difficili, ma ognuno di noi può scegliere di costruire una cultura che celebra il valore intrinseco e la dignità di ogni vita umana. Questo è quello che dobbiamo fare».

Non è la prima volta che Trump rimarca la relazione che intercorre tra i videogiochi violenti e la facilità con cui alcuni individui commettono atti di violenza.
In un post su Twitter risalente al 2012, aveva scritto: «I videogiochi che promuovono e glorificano la violenza devono essere fermati; stanno creando dei mostri!».

Più recentemente – dopo la strage avvenuta nel 2018 a Parkland, in Florida, nella quale sono state uccise 17 persone – Trump ha organizzato una tavola rotonda con diversi parlamentari e leader dell’industria videoludica americana, per cercare soluzioni in grado di contrastare la violenza nelle scuole.

Insieme a Trump, anche molti parlamentari hanno espresso il timore che i videogiochi contengano fattori che, anche a livello subliminale, possano spingere a commettere atti di violenza.

Il parlamentare repubblicano Kevin McCarthy ha dichiarato, durante un’intervista con Fox News, che «i videogiochi disumanizzano gli individui; sparare alle persone diventa un gioco. […] Abbiamo visto dagli studi condotti in passato quali sono gli effetti sulle persone. Se si osservano le immagini dell’accaduto, si possono osservare le somiglianze con le dinamiche dei videogiochi».

Anche il governatore del Texas Dan Patrick ha condiviso pensieri simili: «Fino a quando continueremo a infischiarcene? In particolare a livello federale, dove è possibile prendere qualche provvedimento nei confronti dell’industria videoludica».

D’altra parte, in risposta a McCarthy, la parlamentare democratica Alexandria Ocasio-Cortez ha affermato: «Non sono i videogiochi che stanno causando le stragi, è il suprematismo bianco. Purtroppo il Partito Repubblicano si rifiuta di riconoscerlo, perché la loro strategia consiste proprio nel formare una base di suprematisti bianchi».

Il nesso tra i videogiochi e la violenza

I recenti commenti di Trump hanno alimentato il dibattito circa i possibili legami tra la violenza e i videogiochi. Il presidente e altri critici sostengono da molto tempo che la violenza presente nei film e nei videogiochi possa svolgere un ruolo nel «plasmare il pensiero dei giovani» e vorrebbero che i leader del settore prendessero provvedimenti a riguardo.

Dopo aver riesaminato oltre mille studi, l’Accademia Americana di Pediatria, l’Associazione Americana degli Psicologici e l’Associazione Medica Americana hanno dichiarato di aver scoperto che i dati indicano «inequivocabilmente un nesso causale tra la violenza nei media e il comportamento aggressivo di alcuni bambini».

Citando le parole di un comunicato congiunto risalente al 2000, stilato da un folto numero di ricercatori: «La conclusione della comunità medica, dopo oltre trent’anni di ricerca, è che la visione di contenuti violenti a scopo ricreativo può portare ad un aumento di atteggiamenti, valori e comportamenti aggressivi, in particolare nei bambini».

Inoltre, durante un intervista con Epoch Times, Jay Hull, professore presso il dipartimento di psicologia e scienze cerebrali del Dartmouth College, ha dichiarato che il suo team – dopo aver analizzato 24 studi e raccolto dati su oltre 17 mila persone monitorate per periodi compresi tra i tre mesi e i quattro anni – ha scoperto una correlazione tra il giocare a videogiochi violenti e l’aumento dell’aggressività fisica nel corso del tempo. La ricerca, che è stata pubblicata nel 2018, ha studiato campioni di persone con un età compresa tra i 9 e i 19 anni.

Hull ha dichiarato: «Ci sembra di avere delle basi abbastanza solide per affermare: “Sì, questo genere di giochi sono legati all’aumentò dell’aggressività”».

«Non si tratta di una semplice correlazione. Non basta dire dire: “Oh, c’è una correlazione tra loro”. È evidente nei fatti che i cambiamenti in termini di aggressività sono legati al giocare a questi giochi».

Ma non tutti i ricercatori sono d’accordo. Nel mese di febbraio, i ricercatori dell’Oxford Internet Institute hanno dichiarato che non ci sono prove che dimostrino un’associazione tra la quantità di tempo trascorso davanti ai videogiochi violenti e il comportamento aggressivo degli adolescenti.

In un altro studio, pubblicato a marzo, un professore dell’Università di Buffalo ha concluso che l’esposizione ai videogiochi di per se stessa non genera un comportamento aggressivo, ma può stimolare l’uso della violenza in persone che hanno già una predisposizione per essa.

«I videogiochi non creano di per sé stessi un comportamento aggressivo. Piuttosto, il videogioco può instradare alla violenza e all’aggressività quando sono presenti specifiche condizioni biologiche e sociali», ha dichiarato Richard Lamb, professore associato di apprendimento e istruzione, nonché direttore del Neurocognition Science Laboratory.

Nel frattempo, nel 2018, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che i videogiocatori «caratterizzati da un limitato controllo sul gioco» sono da considerarsi come persone mentalmente instabili. Questa classificazione, secondo i ricercatori, ha lo scopo di aiutare a identificare le persone che sono dipendenti dai videogiochi ma non cercano aiuto.

L’industria dei videogames è un mercato multimiliardario. Nel 2018, questo settore ha fatturato, nei soli Stati Uniti, la cifra record di 43 miliardi e 400 milioni di dollari, segnando un aumento del 18 percento rispetto al 2017, secondo i dati pubblicati dalla Entertainment Software Association. Secondo questi dati attualmente ci sarebbero circa 150 milioni di videogiocatori nei soli Stati Uniti d’America.

 

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