Storie di persecuzione: paralizzata, avvelenata e costretta a firmare documenti

Di Nicole Hao

Una praticante del Falun Gong di 68 anni, già ridotta alla paralisi dalle torture subite nel corso di due decenni, è stata costretta a firmare una dichiarazione di rinuncia alla sua fede lo scorso anno, quando la polizia ha fatto irruzione nella sua abitazione. Alla fine, la donna è morta dopo aver chiesto ai suoi amici di far sapere al mondo che la dichiarazione le è stata estorta contro la sua volontà.

Prima di morire, il 29 gennaio, ha anche chiesto di indagare sul liquido rosso che ha visto venire iniettare ai praticanti del Falun Gong detenuti, che a suo avviso non è che un modo per avvelenare i prigionieri di coscienza.

Il suo nome era Liu Xiugang: a partire dal 2000 è stata arrestata per 8 volte e sottoposta a brutali torture solo perché praticava il Falun Gong, una pratica di auto-miglioramento della scuola buddista che insegna a seguire i principi di verità, compassione e tolleranza.

Nel 2013 aveva inviato personalmente una testimonianza scritta delle sue esperienze a Minghui.org, un sito web statunitense che raccoglie informazioni e documenti sulla persecuzione dei praticanti del Falun Gong da parte del Pcc. La sua testimonianza coincide con quella di altri testimoni che hanno raccontato la propria storia a Minghui nel corso degli anni.

Liu raccontava di aver ritrovato la salute dopo aver iniziato a praticare il Falun Gong nel maggio del 1995. Raccontava inoltre che all’età di 40 anni soffriva di febbre reumatica, asma, e incontinenza urinaria. Ma nel 1995, all’età di 42 anni, le sue malattie sono guarite dopo aver iniziato a praticare il Falun Gong.

Quando il Pcc ha lanciato la sua campagna politica per sradicare il Falun Gong nel luglio 1999, Liu ha presentato diverse istanze al governo perché riabilitasse il nome del Falun Gong, e ha raccontato ai membri del regime e ai suoi concittadini quello che aveva sperimentato con la pratica.

Tuttavia, le azioni di Liu per opporsi alla persecuzione del governo hanno fatto infuriare i funzionari del Pcc. La donna è stata arrestata dalla polizia molte volte, multata e torturata in centri di detenzione, campi di lavoro e prigioni.

Nella sua testimonianza pubblicata da Minghui, Liu ha ricordato una settimana di torture subite nel 2000: «Non ci sono parole che possono descrivere il dolore che deriva dall’essere ammanettata a un letto della morte […] sembrava che il mio petto dovesse spaccarsi in due».
«Muovere un po’ le mani e i piedi faceva sì che le manette tagliassero più a fondo i miei polsi o le caviglie». Il letto della morte è un metodo di tortura usato dal Pcc: i quattro arti di una persona vengono legati in maniera molto stretta ai quattro lati di un letto per ore, o anche giorni.

Raffigurazione del cosiddetto 'letto della morte'. (Minghui.org)
Raffigurazione del cosiddetto ‘letto della morte’. (Minghui.org)

In seguito Lui è stata anche arrestata due volte nel 2002, una nel 2003 e una nel 2005, quando è stata mandata per la seconda volta a svolgere lavori forzati per mezzo anno.

Nel febbraio del 2009, Liu è stata legata a una ‘panca della tigre’ per cinque giorni e quattro notti. Dopo essere stata liberata dalla panca, ha iniziato a soffrire di incontinenza urinaria.

Nella tortura chiamata «panca della tigre» raffigurata in questo disegno, l’elevazione delle gambe nel tempo provoca un dolore lancinante. La tortura è abitualmente usata sui praticanti del Falun Gong detenuti in Cina . (Minghui.org)

In seguito, dal settembre del 2009 a febbraio del 2012, la donna è stata detenuta nella prigione femminile di Heilongjiang, dove le è stata iniettata più volte una sostanza sconosciuta.

«Nel momento in cui il medico della prigione mi ha iniettato il liquido di colore rosso, ho sentito come se la mia testa potesse esplodere da un momento all’altro. Ho urlato e pianto dal dolore», ha scritto Liu. Dopo il suo rilascio dalla prigione nel 2012, le sue gambe hanno iniziato a gonfiarsi e camminare è diventato per lei sempre più difficile.

Una volta fuori, Liu ha contattato le praticanti che conosceva e che erano state nella prigione femminile di Heilongjiang per sapere se anche loro stessero soffrendo degli stessi sintomi. Ha quindi scoperto che «le gambe di Cui Shengyun sono state gonfie per oltre mezzo anno […] Qiu Yuxia è diventata paraplegica dopo aver perso la funzione muscolare nella metà inferiore del suo corpo».

Liu sospettava che la prigione avesse avvelenato le praticanti del Falun Gong detenute prima di rilasciarle. Nella sua testimonianza inviata a Minghui, ha sollecitato un’indagine e ha chiesto alle persone di difendere la giustizia.

 

Nella tortura chiamata «picchiata» raffigurata in questo disegno, i poliziotti picchiano duramente la vittima. La tortura è abitualmente usata sui praticanti del Falun Gong detenuti in Cina. (Minghui.org)

Campagna «Clear Out» del 2020

L’anno scorso il Pcc ha lanciato un’altra campagna contro il Falun Gong, soprannominata «sgombero», uno sforzo concertato per costringere tutti i praticanti del Falun Gong rimasti nelle liste nere del governo, a rinunciare al loro credo.

Liu era su una di queste liste nere ed era perciò diventata un obiettivo della campagna del Pcc.

Nel 2020 Liu viveva con il marito lontano dalla sua famiglia a un indirizzo non elencato nel registro delle residenze. Gli agenti di polizia e un funzionario della comunità del Pcc avevano perciò minacciato la nuora di Liu, nel tentativo di ottenere quell’indirizzo, avvertendola che avrebbero impedito al suo datore di lavoro di pagarle lo stipendio se non avesse detto loro quello che volevano sapere.

All’inizio di luglio 2020, la polizia è infine riuscita a rintracciare Liu a casa sua. All’epoca Liu era costretta a letto, dopo essere rimasta paralizzata per 13 mesi, per via di un ictus avuto nel giugno 2019. Lei e la sua famiglia avevano riferito a Minghui che l’ictus era stato sicuramente la conseguenza della tortura subita nei 20 anni precedenti.

Tuttavia il 12 settembre 2020, Minghui riporta: «Loro [la polizia, ndr] su richiesta del funzionario della comunità, l’hanno costretta a imprimere le sue impronte digitali su un modulo stampato, e l’hanno anche filmata».

Il modulo che Liu aveva firmato con la forza, era una dichiarazione precompilata di aver rinunciato alla fede nel Falun Gong. Tuttavia Liu non voleva rinunciare alla sua fede nel Falun Gong, ed aveva chiesto a un amico praticante di pubblicare la sua storia su Minghui per denunciare l’atteggiamento malvagio del Pcc in Cina, così come il suo rammarico per aver firmato la dichiarazione. 

Alla notizia della morte di Liu, sua nuora si è detta profondamente addolorata per aver dato il suo indirizzo alla polizia.

Il marito di Liu, invece, era diventato mentalmente instabile dopo essere stato detenuto e picchiato per cinque giorni nel febbraio 2009, solo perché sua moglie praticava il Falun Gong. Secondo Minghui, neppure dopo 12 anni si è ripreso e soffre di demenza.

Falun Gong

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è stato introdotto per la prima volta al pubblico in Cina nel 1992 e si è diffuso rapidamente con il passaparola in tutte le parti della Cina. Chi pratica questa disciplina riferisce spesso di aver sperimentato miglioramenti nella salute, nella moralità, nelle relazioni con la famiglia e i colleghi e di avere meno stress. Secondo i dati statali cinesi, nel 1999, 100 milioni di persone in Cina – 1 cinese su 13 – praticavano il Falun Gong.

Ma la sera del 25 aprile 1999, con una lettera al Politburo, più alto comitato esecutivo del Partito, l’allora capo del Partito Comunista Jiang Zemin, pose le basi per la persecuzione genocida che avrebbe lanciato pochi mesi dopo.

Praticanti del Falun Gong meditano prima di una manifestazione per richiedere la fine della persecuzione del Falun Gong in Cina, a Capitol Hill a Washington, il 20 giugno 2018. (Samira Bouaou / The Epoch Times)

Jiang era preoccupato per il fatto che il Falun Gong fosse «una specie di organizzazione nazionale con molti seguaci, dai funzionari del Partito Comunista, agli studiosi, ai soldati, ai lavoratori e ai contadini» e temeva che gli insegnamenti morali tradizionali del Falun Gong costituissero una minaccia alla legittimità dell’ideologia del Pcc, che si basa sull’ateismo, sul materialismo e sull’idea di lotta.

Jiang scrisse: «Possono il marxismo, il materialismo e l’ateismo che i membri del nostro Partito Comunista sostengono, non vincere la battaglia contro ciò che il Falun Gong promuove? Questo è assolutamente ridicolo!».

Quindi, il 20 luglio 1999 Jiang fece cadere l’intero peso del partito-Stato cinese sulle teste dei praticanti del Falun Gong. Si dice che abbia dato l’ordine di «distruggere la loro reputazione, mandarli in bancarotta finanziariamente ed eliminare i loro corpi».

Pare che Jiang credesse di poter sradicare la pratica del Falun Gong in tre mesi e, sulla base all’esperienza che il Pcc ha avuto nell’eliminare altri gruppi, questa aspettativa non era irrealistica.

Praticanti del Falun Gong (o Falun Dafa) praticano la meditazione seduta della disciplina spirituale a Central Park a Manhattan, il 10 maggio 2014 (Dai Bing / Epoch Volte)

Da allora il Pcc ha fatto del suo peggio. Minghui riporta il totale di accertate morti di praticanti dovute a torture e abusi a 4.363, ma viste le difficoltà di ottenere informazioni dalla Cina, il numero effettivo di tali omicidi è senza dubbio molte volte superiore.

C’è anche un numero molto grande ma sconosciuto di praticanti del Falun Gong uccisi attraverso la pratica del prelievo forzato di organi da vivi, che alcuni ricercatori hanno classificato come un «genocidio a freddo».

Eppure, 22 anni dopo l’inizio della persecuzione, Freedom House stima che 20 milioni di persone stiano ancora praticando il Falun Gong in Cina, e il sito web ufficiale del Falun Gong, FalunDafa.org, mostra che la pratica si è anche diffusa in 91 Paesi.

 

Articolo in inglese: Chinese Police Force Paralyzed Woman to Sign Statement Renouncing Her Faith

 
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