Storia delle radici comuniste di Kamala Harris, la vicepresidente degli Stati Uniti | Counter Punch

Di Trevor Loudon

I media dipingono Kamala Harris come una democratica ‘moderata’ e pragmatica, sebbene nella sua carriera politica sia sempre stata più a sinistra sia di Bernie Sanders che di Elizabeth Warren. Ma non finisce qui.

Benvenuti a Counter Punch da Trevor Loudon.

Oggi vorrei parlarvi di Kamala Harris. Tutti sanno che è lei il vero presidente degli Stati Uniti. La Harris è da molti spacciata come una democratica moderata e una liberale pragmatica. Ma non è così: i suoi voti da senatore erano tutti di estrema sinistra, come quelli di Elizabeth Warren e di Bernie Sanders. Però, ci raccontano che è una democratica moderata… Io vorrei approfondire la storia di Kamala Harris, perché è alquanto preoccupante.

Kamala Harris è figlia di Donald Harris, un economista giamaicano, e di Sciaiamala Gopalan, una ex ricercatrice e oncologa indiana, morta nel 2009. I genitori di Kamala si conoscono all’Università di Berkeley, negli anni ’60. Si sposano e hanno due figlie Kamala e sua sorella minore Maya. Entrambi sono molto attivi nell’ “Associazione afroamericana”, un’organizzazione di stampo marxista per il “potere nero” in voga al tempo, e che sosteneva apertamente Fidel Castro e Che Guevara.

Due membri dell’associazione afroamericana, Bobby Seale e Huey Newton, abbandonano, e fondano le Pantere Nere, organizzazione terrorista maoista, che in seguito sarà presa a modello dai Black Lives Matter. Il leader dell’associazione afroamericana, Donald Warden, cambiò poi nome in Khalid Al Mansour. Molti anni dopo, scriverà una lettera di raccomandazione all’Università di Harvard, per far ammettere un giovane Barack Obama.

Don Harris viene nominato professore sostenitore dell’azione marxista all’università di Stanford. All’epoca Stanford ha solo un marxista nel dipartimento di economia, un gruppo di studenti radicali e l’unione dell’economia politica radicale, che più tardi entra nei ‘Democratici socialisti d’America’. Oggi sono rappresentati da Alexandria Ocasio-Cortez, Rashida Tlaib e altri. Insieme organizzano una grande campagna a Stanford, per inserire più marxisti nel dipartimento. Don Harris sembra essere il candidato ideale, tanto che nel 1975 viene appunto scelto come sostenitore dell’azione marxista.

Figlia di marxisti, Kamala Harris cresce in quell’ambiente di estrema sinistra;. In seguito, frequenta la Howard University di Washington DC, l’università con il maggior numero di studenti neri, dove partecipa attivamente a ogni protesta.

Torna a San Francisco, e si concentra sulla carriera legale e politica. Non molto tempo dopo, inizia una relazione con un certo Willie Brown, che fa molto discutere. Lui ha circa 60 anni, mentre la giovane Kamala una trentina. Ma Willie Brown, benché separato, è ancora sposato. Brown è un politico democratico locale molto importante: uno dei leader del Parlamento dello Stato della California, diventa sindaco di San Francisco.

Brown procura a Kamala un paio di lavoretti, molto redditizi, che le fanno guadagnare circa 450.000 dollari in cinque anni, solo partecipando ad un paio di riunioni al mese. Ma il vero scandalo è che Willie Brown era ed è un comunista convinto. Negli anni ’60, viene eletto per la prima volta a una carica pubblica grazie ai membri della famiglia Hallinan, nota famiglia comunista di San Francisco molto vicina a Nancy Pelosi.

L’ala giovanile del partito comunista, il “W.E.B. Dubois Club” elegge Willie Brown al suo primo incarico pubblico. Brown è sostenuto finanziariamente da un certo Carlton Goodlett, buon amico di Nancy Pelosi, editore di pubblicazioni per la comunità nera e, da sempre, membro del partito comunista (insignito persino del premio Lenin “per la pace” dell’Unione Sovietica).

Willie Brown è molto attivo nei circoli comunisti. Gli stessi frequentati, nei primi anni ’60, da Dianne Fainstain, e poi, da Diane Goldberg, ora senatrice della California. Brown, anche dopo la relazione con Kamala Harris, è sempre attivo nel sostenere le cause del partito comunista. Fino al 2000, quando da sindaco di San Francisco, appoggia pubblicamente gli eventi del partito comunista nella zona della baia.

Ancora oggi, Willie Brown e Dianne Feinstein, collaborano per rafforzare il partito comunista cinese nella zona della baia. Li definirei i migliori amici della Cina comunista della regione. Così Kamala Harris decide di entrare in politica, e si candida come procuratrice distrettuale a San Francisco. Vincendo contro un membro della famiglia Hallinan, che aveva fatto eleggere Brown anni addietro. Appena eletta, si guadagna una buona nomea: la considerano una procuratrice di sinistra. E ottiene appoggi da qualche membro della comunità nera, grazie ad alcune prese di posizione. Viene considerata dura su determinate questioni, ma piuttosto liberale per altre.

Ma l’uomo che l’ha effettivamente sostenuta finanziariamente, è un certo Steve Phillips. Un giovane nero che, negli anni ’80, studiava legge a Stanford. Anche lui un marxista-leninista dichiarato, legato a doppio filo alla “Lega della lotta rivoluzionaria”, un’organizzazione comunista filocinese. Ed era molto amico di una giovane radicale di nome Maya Harris, conosceva quindi molto bene la famiglia Harris e, di conseguenza, anche Kamala Harris.

Avevano quindi un legame molto stretto. Phillips, nei primi anni ’90, travasa gran parte della lega per la “lotta rivoluzionaria” nel partito democratico. E cambia nome in “unity organizing center”. E molti aderiscono al partito democratico. Come lo stesso Phillips.

Steve Phillips si è candidato nell’amministrazione di San Francisco, e ne ha fatto parte per qualche tempo. Ma a lanciarlo è stato il matrimonio con una giovane donna di Stanford, Susan Sandler. La Sandler appartiene a una famiglia molto ricca della baia. E’ figlia di Herb e Marion Sandler proprietari di una grossa banca, credo la quinta negli Stati Uniti, chiamata Gold and West.

In seguito vendono alla banca “Wachovia”, piena mutui subprime. La “Wachovia” fallisce, ed è costretta a fondersi con la “Wells Fargo”. Ma comunque incassa 2,2 miliardi di dollari. E Steve Phillips usa questi soldi per allacciare rapporti con l’establishment americano di sinistra e col Partito democratico.

Entra nel consiglio del “Center for american progress”, finanzia e avvia “Pro publica”. Nel 2005 va in Georgia, ad Atlanta, dove incontra George Soros e altri miliardari. Mette su la “Democracy Alliance” con oltre 150 soci e dona centinaia di milioni di dollari: al Partito democratico, alle iniziative di sinistra in America, votazioni, promozioni, candidati. Tutto a partire da circa 15 anni fa.

Nel 2008, Steve Phillips usa una decina di milioni di dollari per fondare il “Comitato di azione politica”, che diventa “Power pack”, e poi “Power pack plus”. Organizza campagne per la registrazione degli elettori tra le comunità nere e latine in 17 Stati del sud e del sud-ovest. Grazie alle quali, piazza il suo buon amico, Barack Obama, davanti a Hillary Clinton, nelle primarie democratiche del 2008.

Barack Obama è un grande amico di Steve Phillips. Nel 2017 riceve una copia del nuovo libro di Phillips mentre è suo ospite. Così come Nancy Pelosi. Quando Phillips frequenta l’università di Stanford, è un grande attivista nella “Coalizione arcobaleno’’, di Jesse Jackson, gestita principalmente da comunisti filo-cinesi appartenenti alla: “lega della lotta rivoluzionaria”, al “partito comunista dei lavoratori”, alla “linea di marcia”, all’”organizzazione socialista della strada della libertà”, ecc.

La “Coalizione arcobaleno” di Jesse Jackson si candida alle presidenziali del 1984 e del 1988. E va molto bene, molto meglio di ogni aspettativa. L’idea nasce da una “pantera nera”, morta in una sparatoria con la polizia, nel 1970 a Chicago. La polizia fa irruzione in casa sua, lui spara e ne esce nel peggiore dei modi. La “pantera nera” Fred Hampton partorisce l’idea della “coalizione arcobaleno”. Mette insieme i progressisti bianchi, latini e afroamericani per ottenere una maggiore influenza politica.

Jesse Jackson raggruppa i progressisti bianchi, latinamericani, neri, asiatici-americani, gay, ambientalisti, nativi americani… Così controlla diverse cosiddette fasce: la fascia rossa, quella lavanda, quella gialla, quella verde, quella bianca, quella nera e quella marrone. E’ lui stesso a definirle così, non io! L’idea è riunire tutti i radicali in un’unica organizzazione, così hai più possibilità di vincere le elezioni.

A quei tempi le minoranze erano forse il 12-15% della popolazione; oggi superano il 30%. Quindi l’idea precorre i tempi, e così Steve Phillips, aggiorna quella teoria e riesce a far eleggere Obama nel 2008: la coalizione di bianchi progressisti, minoranze e gente di colore fa vincere Obama.

Steve Phillips scrive poi un libro intitolato ‘Il marrone è il nuovo bianco’ (bestseller numero uno del New York Times). La tesi è davvero semplice: “Cari democratici, se volete un potere totale in America, un potere duraturo, non perdete tempo con l’elettore medio; non sprecate soldi cercando di convincere l’1 o 2% degli indipendenti a diventare democratici. Ci sono milioni di democratici nel sud che non votano, principalmente minoranze nere e latine. Usate i soldi per farli registrare, portateli alle urne, fate candidare gente di colore di estrema sinistra, e così vincerete le elezioni; conquistate il sud, distruggete il partito repubblicano, e avrete il potere totale in America. Per sempre”.

Questa è la strategia che ha ribaltato la Virginia, e che presumibilmente ha fatto vincere Biden in Georgia. Il sistema ha più o meno funzionato nel North Carolina, e abbastanza in Florida, ma ha vinto in Arizona. Questa è la coalizione arcobaleno applicata alla situazione attuale, orchestrata da persone come Stephen Phillips, dell’Alleanza Democratica, e grazie ai tanti soldi di personaggi come George Soros, Tom Steyer e altri. Questa è la filosofia che ora guida gran parte del partito democratico.

Così Phillips fa eleggere Obama. Nel 2018, Stacey Abrams, (un protetto di lunga data di Phillips) dell’estrema sinistra, sfiora la vittoria come governatore della Georgia. Stessa cosa per il socialista nero, Andrew Gillum, in Florida. Gillum è stato uno del “Powerpack”, i massimi consiglieri di Steve Phillips, per anni.

Questa è la filosofia che guida il partito democratico di oggi. Sono anni che ripeto che Kamala Harris sarebbe stata la candidata dei democratici nel 2020, perché fa parte del gruppo di Steve Phillips; è una sua protetta.

È donna. E’ metà indiana e metà nera; è la candidata perfetta della coalizione arcobaleno. Lo prevedevo da anni. Quando si è ritirata dalla corsa presidenziale, poco prima di Natale 2019, ho dovuto pagare diverse cene; ma voglio il rimborso… Perché è lei la vera candidata dei democratici. Tutti sappiamo che Joe Biden non finirà il mandato; probabilmente non durerà nemmeno un anno: è lei la vera presidente. La Harris rappresenta il terzo mandato di Obama.

Così Kamala Harris viene eletta a procuratore della California con i soldi di Steve Phillips. E sempre grazie ai suoi soldi, viene eletta al Senato degli Stati Uniti. Infine, Phillips e i suoi amici, la portano alla Casa Bianca.

Steve Phillips, ai tempi di Obama, si muove velocemente e fa entrare Tony West, il marito di Maya Harris, nel dipartimento di giustizia numero tre, diretto da Eric Holder. West viene proposto come procuratore generale, nel tentativo di posizionare un altro tassello del clan Harris, in un ruolo chiave.

Torno un po’ indietro. Il marito di Kamala Harris, Douglas Emhoff, ha uno studio legale, noto per avere legami con la Cina comunista. Nello studio lavorano proprio membri del PCC. E questo è un aspetto. Il capo dello staff di Kamala Harris, Karine Jean-Pierre, è una militante di sinistra, che nel 2003, credo, è andata ad Haiti per mettere in contatto i radicali locali con i membri del Partito dei Lavoratori del Mondo, un partito comunista filo-cinese, filo-russo, filo-Corea del nord e filo-iraniano. Ora è entrata alla Casa Bianca con Kamala Harris.

Un’altro aspetto preoccupante di Kamala Harris: lei è mentore di lunga data di una giovane donna, tale Latifah Simon. Le due sono ottime amiche. Su Internet si trovano tante foto di loro due insieme. Bene, quando si conoscono la Simon, lavora nel consiglio del Centro Giovanile nella zona della baia. Tutti i membri del consiglio di allora (Harmony Goldberg, Adam Gold, Cindy Weissner e Van Jones) fanno parte di un’organizzazione rivoluzionaria maoista, intenta a organizzare un movimento rivoluzionario. Alcuni conoscono Van Jones, lavora alla CNN, è stato consigliere di Obama per l’ambiente, e responsabile di un budget multimiliardario. Ho già parlato dei suoi precedenti di comunista. Glenn Beck lo ha cacciato dalla Casa Bianca nel 2009. Per capirci: questa giovane pupilla di Kamala, Latifah Simon, proviene da questo gruppo… Chiaro, no?

La Harris la prende sotto la sua ala: prima, la fa entrare all’università, e poi l’aiuta in politica. Latifah Simon ora fa parte del consiglio del Bay Area Rapid Transit. È stata presidente e anche leader della fondazione Akonadi, (una fondazione molto di sinistra nella Baia di San Francisco).

Ma Latifah Simon è anche molto, molto amica di Alicia Garza, la fondatrice di “Black lives matter”. La Garza è molto vicina ad Alex Tom, un leader dell’associazione progressista cinese, con sede a San Francisco, che rappresenta la Cina comunista per il partito comunista cinese locale; e gestisce la politica della zona della baia.

Quindi… Latifah Simon e Alicia Garza sono ottime amiche. L’associazione progressista cinese aiuta Alicia Garza a fondare Black lives matter. Così oggi Kamala Harris, Alicia Garza e Latifah Simon formano un piccolo gruppo. Poco prima delle elezioni, Kamala Harris dichiara che le proteste di Black Lives Matter del 2020 sono essenziali, meravigliose e dovrebbero continuare anche dopo le elezioni.

Black lives matter ha cercato di imporre a Joe Biden chi inserire nella sua amministrazione. Black lives matter preme anche sul governatore della California, Gavin Newsom, per sostituire Kamala Harris al Senato degli Stati Uniti con la deputata dell’Area della Baia Barbara Lee, o la deputata di Los Angeles Karen Bass.

Queste due sono collegate con il Black Panther Party, con il Partito Comunista USA, e con gruppi maoisti. Barbara Lee è stata a Cuba 22 volte, Karen Bass 16. Entrambe sono comuniste, e provengono dal Black Panther.

Così, i Black Lives Matter provano a mettere sotto il proprio controllo il senato della California. E hanno portato la loro ottima amica Kamala Harris alla Casa Bianca.

Quindi ora sapete che Kamala Harris, è nata e cresciuta sotto la Bandiera Rossa. La sua carriera dipende dai comunisti filo-cinesi: Willie Brown, Steve Phillips, i genitori… Tutte le persone che le ruotano intorno, che l’hanno guidata e aiutata a fare carriera… È persino sposata con un uomo che lavora per i comunisti cinesi. Donald Trump aveva detto che, se Joe Biden fosse diventato presidente, l’America sarebbe finita in mano alla Cina. La vicepresidente Kamala Harris è, e sarà, la migliore amica della Cina alla Casa bianca.

Spero di aver chiarito che Kamala Harris non è una moderata. E non è una pragmatica. E’ una massimalista dell’ultra-sinistra, che ha lavorato con i comunisti maoisti. Tutta la sua vita, e tutta la sua carriera politica, ruotano intorno ai comunisti maoisti. Ovviamente, d’ora in poi, staremo bene attenti a quello che fa Kamala Harris…

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