Lo stato reale dell’economia cinese, tra aziende straniere che fuggono e imprese cinesi che chiudono

China in Focus, il primo notiziario in italiano dedicato alla Cina

Il più grande produttore di utensili al mondo, Stanley Black & Decker, prosegue la sua ritirata dalla Cina: la scorsa settimana il gigante statunitense ha chiuso definitivamente una delle sue più grandi fabbriche nel Paese, nella città di Shenzhen. Mentre, proprio nella scorsa edizione China in Focus aveva annunciato il ritiro di Auchan dalla Cina, preceduto peraltro da quello di Carrefour e Tesco.

Sebbene la propaganda del regime minimizzi l’esodo delle aziende straniere e il suo impatto sull’economia cinese, la situazione descritta dai residenti è completamente diversa. Il fenomeno in corso è legato agli effetti della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, cosi come alla pandemia di coronavirus, anche noto come virus del Pcc.

Nel frattempo, le sanzioni statunitensi contro le società di telecomunicazioni cinesi Huawei e ZTE sembrano aver scosso pesantemente l’industria cinese dei microchip. Mentre la scarsa capacità di gestione (anche finanziaria), sta facendo il resto: i fallimenti si susseguono uno dietro l’altro.

Per quanto riguarda la sorveglianza informatica di Pechino, la polizia cinese ha recentemente arrestato un uomo perché aveva aggirato la censura del grande firewall cinese. Non è un segreto che gli utenti in Cina debbano ricorrere a sistemi di Vpn per avere accesso a quella parte di internet censurata dal regime, inclusi Facebook e Twitter. Ma proprio l’utilizzo di questi strumenti rischia di far scattare le trappole informatiche del regime.

Dal canto suo, il Regno Unito si è finalmente attivato in soccorso dei cittadini di Hong Kong, confermando la sua offerta di visto a quasi 3 milioni persone.

 
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