Stati Uniti, la crisi al confine meridionale è oramai innegabile

Persino il braccio destro di Barack Obama, che era in capo all’immigrazione, ha affermato che basta una rapida analisi dei dati per confermare quello che gran parte dei democratici e dei giornalisti americani continua a negare: è in corso una grave crisi umanitaria e di sicurezza lungo il confine tra gli Stati Uniti e Messico; e la situazione sta peggiorando.

L’ex segretario del Dipartimento di Sicurezza Nazionale Jeh Johnson, dopo aver rotto con il Partito Democratico, ha ammesso il 30 marzo quello che tutti gli altri già sapevano: «In base a qualsiasi definizione, sotto ogni aspetto, abbiamo una crisi in corso lungo il confine meridionale».

«Martedì scorso, ci sono stati 4 mila arresti. So bene che mille [arresti, ndt] intasano il sistema, non riesco a immaginare cosa possa accadere con 4 mila al giorno. Si tratta di un numero molto superiore rispetto ai picchi che ho potuto osservare durante il mio mandato di tre anni da segretario della Sicurezza Interna degli Stati Uniti d’America».

La polizia di frontiera ha effettuato oltre 100 mila arresti nel mese di marzo: il bilancio mensile più alto da oltre un decennio a questa parte; con circa il 90 percento dei clandestini che tentano di attraversare la frontiera a debita distanza dai punti di accesso legali.

Presso il centro di accoglienza cattolico di McAllen, in Texas, gli addetti all’immigrazione sono abituati a gestire dai 200 ai 300 migranti al giorno. Ultimamente, tuttavia, arrivano ogni giorno circa 800 migranti, che finiscono per riversarsi nelle strade della città.

«È incredibile – ha dichiarato il sindaco di McAllen Roy Rodriguez – Veramente, non abbiamo mai visto nulla di simile in passato».
Secondo Kevin McAleenan, commissario per le dogane e la protezione delle frontiere, la situazione al confine meridionale ha raggiunto «un punto critico».

È evidente che è in corso una vera e propria crisi, come sta dichiarando da mesi Trump, che per questo motivo a febbraio ha proclamato un’emergenza nazionale. La combinazione del clima caldo e del boom dell’economia americana sta, inoltre, incoraggiando indirettamente l’immigrazione clandestina, e la legge sull’immigrazione degli Stati Uniti fornisce una scappatoia agli aspiranti migranti per ottenere l’accesso al Paese chiedendo asilo.

Il Wall Street Journal ha affermato: «Si sta strutturando una vera e propria crisi lungo il confine meridionale, poiché gli incentivi perversi della legge statunitense sull’asilo invitano ondate di migranti, che stanno annientando la sicurezza delle frontiere».
Sebbene solo poco più del 20 per cento delle richieste di asilo vengano accolte, la legge impedisce che i richiedenti asilo siano espulsi finché le loro richieste non vengono esaminate, il che può richiedere mesi o anni. Nel frattempo, i migranti possono circolare liberamente all’interno dei confini statunitensi.

Non importa quanto i democratici insistano a negarlo, la crisi dell’immigrazione al confine meridionale non sta rientrando, anzi, sta peggiorando. E il fatto che loro continuino a negare questa crisi sta avendo delle conseguenze reali per il popolo americano. Nel 2017, il numero degli americani morti a causa di droghe illegali – che provengono in gran parte proprio dal confine meridionale – è stato superiore al numero delle vittime dell’intera guerra del Vietnam.

Una buona legge sull’immigrazione non dovrebbe essere una questione di partito, perché la sicurezza alle frontiere è nell’interesse di ogni cittadino americano. E, al di là di ogni ragionevole dubbio, è in corso un’enorme crisi che non può più essere negata.

 

L’autore di questo articolo, Harlan Hill, è un consulente politico, giornalista e membro del comitato consultivo del Donald J. Trump for President.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la visione di Epoch Times.

Articolo in inglese: Even Obama’s Immigration Chief Knows That ‘By Any Measure’ There’s a Crisis at the Border

 

 
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