Star Nba esortate a revocare le sponsorship con aziende cinesi complici del lavoro forzato

Di Isabel van Brugen

I giocatori dell’Nba dovrebbero cancellare gli accordi di sponsorizzazione con le aziende cinesi di abbigliamento sportivo coinvolte nello sfruttamento del lavoro forzato. Questo è quanto dichiarato il primo giugno dai presidenti della Commissione esecutiva del Congresso americano sulla Cina (Cecc).

Il senatore Jeff Merkley (D-Ore.) e il deputato Jim McGovern (D-Mass.) hanno inviato una lettera al presidente della National Basketball Players Association (Nbpa), Chris Paul, e al suo direttore esecutivo Michele Roberts, spiegando le loro preoccupazioni per i contratti che più di una dozzina di giocatori Nba hanno firmato con aziende come Anta, Li-Ning e Peak. Tutte aziende che hanno ammesso di usare cotone prodotto nella regione autonoma dello Xinjiang, in Cina.

La lettera inviata dalla Commissione al sindacato dei giocatori arriva nel mezzo di nuove inchieste sui centinaia di migliaia di uiguri costretti a raccogliere cotone nella regione nordoccidentale dello Xinjiang. Secondo quanto riferito, oltre un milione di uiguri, la maggioranza dei quali praticano la religione islamica, oltre ad altre minoranze etniche, sono stati detenuti in campi di internamento nella regione e hanno subito torture e altri abusi.

Merkley e McGovern hanno scritto nella loro lettera: «I giocatori hanno continuato a firmare nuovi contratti con Anta Sports. Riteniamo che i rapporti commerciali con le aziende che acquistano cotone nello Xinjiang creino rischi di reputazione per i giocatori Nba e per la stessa Nba». Inoltre, hanno sottolineato che il governo degli Stati Uniti ha riconosciuto ufficialmente che la Cina sta commettendo genocidi e crimini contro l’umanità nello Xinjiang e ha vietato le importazioni di cotone dalla regione. La lettera afferma quindi che «i giocatori della Nba non dovrebbero sostenere nemmeno indirettamente tali orribili violazioni dei diritti umani».

Il Cecc ha dichiarato che dal 2018 ci sono prove autorevoli sull’impiego del lavoro forzato nella produzione di cotone dello Xinjiang. «I lavoratori delle minoranze etniche che raccolgono il cotone nello Xinjiang sono soggetti a un attento monitoraggio e controllo, e alcuni individui sono stati arrestati per essersi rifiutati di prendere parte a tali programmi di lavoro».

Merkley e McGovern hanno anche fatto notare in un audizione che non è possibile verificare in modo indipendente se le catene di approvvigionamento della regione sono contaminate dai prodotti del lavoro forzato, poiché gli uiguri e altri lavoratori sono soggetti a sorveglianza e alla costante minaccia di detenzione, e così non possono parlare liberamente delle loro condizioni lavorative. «Di fatto, i controlli sulla produzione di cotone potrebbero facilitare l’uso continuato del lavoro forzato nella produzione, invece di eliminarlo», hanno scritto.

Un accordo di riservatezza destinato ai prigionieri detenuti in una struttura situata nella contea di Awat, nello Xinjiang, è stato ottenuto da Epoch Times nel 2019. L’accordo, scritto nell’alfabeto arabo uiguro, affermava che i prigionieri non avrebbero dovuto «parlare degli studi, della vita, del numero di persone, e del funzionamento interno dei centri di formazione, tramite social media, messaggi sms o interviste con la stampa, altrimenti saranno puniti secondo le leggi e i regolamenti pertinenti del nostro Paese».

Merkley e McGovern hanno concluso la lettera sollecitando il sindacato dei giocatori Nba a collaborare con i membri della Commissione per aumentare la consapevolezza sul genocidio in corso nello Xinjiang e sul ruolo del lavoro forzato nella filiera produttiva dei marchi sponsorizzati dai giocatori.

L’Nbpa non ha risposto a una richiesta di commento da parte di Epoch Times.

Ad ogni modo, di recente la repressione degli uiguri da parte di Pechino, perpetrata attraverso la sua rete di campi di internamento e il sistema di sorveglianza di massa, ha suscitato la condanna internazionale.

Gli uiguri, insieme ad altre minoranze etniche dello Xinjiang e del Tibet, così come i credenti religiosi che rimangono al di fuori del controllo statale, sono da tempo presi di mira dal Partito Comunista Cinese al potere, che mira a ‘trasformare il pensiero’ attraverso la ‘rieducazione’, ovvero quello che gli osservatori internazionali chiamano ‘lavaggio del cervello’.

L’amministrazione Trump ha sanzionato enti e individui responsabili di atrocità nella regione, oltre ad aver imposto un divieto di importazione su tutti i prodotti a base di cotone e pomodoro dello Xinjiang, al fine di contrastare l’utilizzo del lavoro forzato.

Anche il presidente Joe Biden e il suo governo hanno condannato apertamente il regime cinese per le sue violazioni dei diritti umani.

 

Articolo in inglese: NBA Stars Urged to End Endorsement Deals With Chinese Firms Complicit in Forced Labor



 
Articoli correlati