1 milione di euro dalla Cina per finanziare i manifestanti anti-Falun Gong

Il 23 aprile, a Hong Kong si è tenuta una solenne parata alla quale hanno partecipato circa 1.200 persone. Tuttavia, mentre il corteo marciava in una strada del distretto centrale degli affari, centinaia di uomini in t-shirt verde appartenenti a un altro gruppo hanno invaso i marciapiedi; con le mani reggevano dei cartelli e compivano gesti minacciosi, scagliandosi contro i pacifici dimostranti.

Negli ultimi anni, i membri dell’Associazione per la Gioventù di Hong Kong (Hong Kong Youth Care Association), assieme ad altre organizzazioni legate al Partito Comunista e ad associazioni dei clan provinciali pro-Pechino, si sono resi spesso protagonisti di proteste del genere contro i gruppi locali pro-democrazia o i praticanti del Falun Gong, una disciplina spirituale e tradizionale cinese che è perseguitata in Cina.
E pare che le recenti provocazioni dei gruppi a favore del regime cinese in occasione della parata pacifica del Falun Gong a Hong Kong siano costate al regime una piccola fortuna: Epoch Times ha appreso che i manifestanti anti-Falun Gong sono stati pagati in totale più di un milione di euro dalle autorità provinciali cinesi. Ma queste provocazioni occorse oltremare rappresentano solo la punta dell’iceberg di una brutale campagna persecutoria lanciata in Cina 18 anni fa dall’ex leader del Partito comunista Jiang Zemin.

Jiang Zemin si era sentito minacciato dalla popolarità del Falun Gong che allora era praticato da 70-100 milioni di cinesi, facendo una media tra le stime statali e quelle dei praticanti della disciplina. Jiang ha quindi promesso di «eliminare» il Falun Gong e ha guidato la creazione di un apparato extralegale, l’Ufficio 610, con il dichiarato scopo di perseguitare il Falun Gong. Il 20 luglio 1999 è iniziata la persecuzione, con svariati casi di arresti a livello nazionale.

In Cina, centinaia di migliaia di praticanti subiscono ogni forma di detenzione, mentre vengono sottoposti a sessioni di lavaggio del cervello e torture con l’obiettivo di far loro rinunciare alla propria fede. I praticanti detenuti rischiano inoltre la loro vita per rifornire il commercio degli organi in piena espansione del regime cinese.
Fuori dai confini della Cina, il regime cinese riunisce i suoi gruppi pro-Pechino per disturbare le iniziative pubbliche dei praticanti del Falun Gong, i quali cercano di fare informazione sulla persecuzione che subiscono in Cina.

Un esempio di persecuzione del Falun Gong all’estero è stato l’evento di Hong Kong del 23 aprile 2017, in cui circa 1200 praticanti provenienti da Hong Kong, Taiwan e altri Paesi asiatici nelle vicinanze, si sono riuniti all’Edinburgh Place, una piazza pubblica vicino a Victoria Harbor, per dare una dimostrazione dei loro esercizi di meditazione dai movimenti lenti e per denunciare la persecuzione che subiscono. Più tardi, i praticanti hanno esposto degli striscioni che richiamavano l’attenzione sulla persecuzione, mentre marciavano nel quartiere centrale verso l’Ufficio di Collegamento (Liaison) cinese.

Ma centinaia di vari gruppi di Hong Kong simpatizzanti del regime cinese erano pronti a protestare contro le attività del Falun Gong: tra i principali membri di questi gruppi vi era la Youth Care Association con le loro magliette verde limone, i loro manifesti con slogan contro il Falun Gong e le loro grida che interrompevano le attività. Circa 50 membri di questa ‘Associazione della Gioventù’ si sono infilati magliette rosse e hanno battuto i loro strumenti da banda militare, al ritmo di canzoni ‘rosse’.

La Youth Care Association è stata fondata nel 2012 e si suppone sia un’organizzazione legata all’Ufficio 610, in quanto, secondo il giornale di Hong Kong Apple Daily, il suo quartier generale è situato nello stesso edificio della sede di Shenzhen dell’Ufficio 610.

Le recenti bizzarie maoiste dell’associazione hanno fatto infuriare il capo di un’assocazione locale pro-Pechino e lo hanno portato a rivelare ad Epoch Times dei dettagli sul sostegno del regime cinese a questo gruppo. Dato che il capo di questa associazione conosce bene i funzionari dell’Ufficio di Collegamento (Liaison) e quelli di Pechino, ha chiesto che la sua identità non venga rivelata. In questo articolo verrà identificato come il ‘signor Lam’.

Il signor Lam ha osservato che le molestie di questi gruppi contro il Falun Gong hanno raggiunto un record di intensità questo 23 aprile. Secondo quanto avrebbe saputo da un funzionario di alto grado dell’ufficio della Sicurezza di Shenzhen (una città cinese vicina ad Hong Kong) il regime cinese avrebbe speso 10 milioni di dollari di Hong Kong (un milione e 148 mila euro circa) per finanziare quest’unica operazione di protesta.

Circa 1.200 praticanti della Falun Dafa provenienti da Hong Kong e dai paesi limitrofi durante una sfilata nel quartiere centrale degli affari di Hong Kong il 23 aprile 2017. (Song Bilong/The Epoch Times)

Lam ha affermato che i soldi per finanziare la protesta deriverebbero dai fondi per il ‘mantenimento della stabilità sociale’ delle provincie vicine a Hong Kong, come il Guangdong e il Fujian.
Il regime cinese spende decine di miliardi ogni anno per il ‘mantenimento della stabilità sociale’ o per la sicurezza interna, che include la repressione degli attivisti dei diritti umani e dei gruppi spirituali come il Falun Gong. Il ministero della Finanza cinese cita una spesa di 166 miliardi e 800 milioni di yuan nel 2016 (più di 21 miliardi e 500 milioni di euro), anche se gli analisti affermano che, se si includessero le spese riguardanti centri di detenzione extra-legali o il pagamento di teppisti di strada da usare contro i perseguitati politici, il dato sarebbe più alto.

Secondo il signor Lam, ognuno dei manifestanti avrebbe ricevuto 500-600 dollari di Hong Kong (57-69 euro) per partecipare. I capi dei vari gruppi, tuttavia, hanno ricevuto paghe notevolmente più alte: per esempio il capo di un’associazione locale del Fujian avrebbe ricevuto 2 milioni di dollari di Hong Kong (circa 230 mila euro) dalle autorità della pubblica sicurezza del Fujian. Secondo Lam, questo capo si era già discretamente arricchito per l’aver organizzato attività contro il Falun Gong ad Hong Kong. A prova di questo, Lam cita il fatto che questa persona è proprietaria di due coffee shop e che sua moglie sfoggia un orologio rolex.

Eppure, secondo Lam, i dollari del regime cinese non comprano facilmente la gente di Hong Kong, di questi tempi: molte persone, infatti, conoscono bene il Falun Gong e non vogliono unirsi ai tentativi di persecuzione da parte del regime. Inoltre, molti membri dell’associazione di Fujian si sono rifiutati di molestare i praticanti del Falun Gong nell’evento del 23 aprile.

Articolo in inglese: How China Uses Its ‘Social Stability Maintenance’ Fund Abroad

Traduzione di Alessandro Starnoni e Vincenzo Cassano

 
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