Sottrazione di organi, contro la Cina prove inconfutabili

'L'elefante', o la sottrazione di organi, è lì. Il mondo è la stanza. I governi e i loro media sono gli occhi che non lo vogliono vedere

Di Cathy He e Frank Fang

In Cina la sottrazione di organi dai prigionieri di coscienza continua. E a portare avanti questa terribile pratica, su vasta scala, è il governo: il regime cinese stesso. Ad affermarlo è la prima analisi legale indipendente a livello mondiale sulle prove del prelievo forzato di organi in Cina. A guidare l’inchiesta il noto giudice Geoffrey Nice.

I governi e gli organismi internazionali non possono più voltarsi dall’altra parte. Non possono fingere che quella che per gli esperti è una delle «peggiori atrocità mai commesse» nella storia non esista o non stia avvenendo. Soprattutto ora, che il China Tribunal (un tribunale internazionale indipendente), il 1° marzo 2020 ha emesso il suo giudizio finale, dopo 18 mesi di indagini. I membri della commissione hanno esaminato prove scritte e orali, e ascoltato più di 50 testimoni, nel corso di due audizioni pubbliche, svoltesi a dicembre 2018 e ad aprile 2019.

La sottrazione di organi continua, il giudizio del tribunale

Il China Tribunal ha infatti di recente dichiarato: «Non ci sono indizi sul fatto che la pratica sia stata interrotta e il tribunale è convinto che stia continuando», si legge nel rapporto di 160 pagine del tribunale. Il documento include ulteriori 300 pagine di testimonianze e osservazioni.

A giugno 2019, lo stesso tribunale aveva già emesso la sua sentenza da Londra. Con le prove all’epoca già in possesso, aveva emesso un giudizio che ha dell’incredibile: in Cina, la pratica statale della sottrazione forzata di organi dai prigionieri di coscienza sta avendo luogo da anni, «su vasta scala» e oltre ogni ragionevole dubbio.

La fonte più grande degli organi, ha continuato il tribunale, sono i prigionieri di coscienza; in particolare il gruppo spirituale perseguitato di nome Falun Gong.

Un praticante del Falun Gong tiene un cartello durante una manifestazione a New York, United Nations Plaza, per denunciare la sottrazione di organi per mano del regime cinese, il 24 settembre 2019. (Eva Fu/The Epoch Times)

Conosciuto anche come Falun Dafa, il Falun Gong consiste in cinque esercizi di meditazione simili al Tai-Chi, insieme a un insegnamento morale basato sui principi ‘verità, compassione, tolleranza’. Il regime del Partito Comunista Cinese perseguita brutalmente questo gruppo da oltre vent’anni. Centinaia di migliaia di pacifici meditatori si trovano in carcere, nei campi di lavoro e nei centri di lavaggio del cervello, solo per la loro fede. Alcuni di loro, secondo il Falun Dafa Information Center, sono stati torturati anche fino alla morte, poiché non rinunciavano al Falun Gong.

Un crimine contro l’umanità

Il tribunale ha sancito che questa pratica del prelievo forzato di organi, da parte del regime cinese, costituisce un crimine contro l’umanità. Nel giudizio conclusivo del 1° marzo aggiunge: «La conclusione è che moltissime persone sono morte in modo indescrivibilmente orribile senza motivo, e che molti altri possono star soffrendo in egual modo; tutti noi viviamo su un pianeta dove si può trovare questa estrema malvagità».

A guidare la commissione internazionale il giudice Geoffrey Nice; in precedenza si era occupato del processo all’ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic per crimini di guerra, presso il Tribunale penale internazionale. Assieme a lui altri sei esperti in diritto, chirurgia dei trapianti, politica internazionale, storia cinese e affari.

La commissione del tribunale che indaga sulla sottrazione di organi in Cina: Regina Paulose (S), il presidente del tribunale Sir Geoffrey Nice Qc (al centro) e Nicholas Vetch, il primo giorno delle udienze di aprile, Londra, 6 aprile 2019. (endtransplantabuse.org)

Conclusioni

Il tribunale ha preso in considerazione una vasta gamma di prove per poter giungere alla sua conclusione. Tra queste, il tempo di attesa estremamente breve promesso dagli ospedali in Cina per un trapianto: da pochi giorni a poche settimane. Oltre a questo, ha considerato anche i frequenti esami del sangue e altre visite mediche sui praticanti del Falun Gong e sugli uiguri incarcerati; più altre ricerche precedenti sulla questione.

Il tribunale conclude: «Tempi di attesa così brevi possono spiegarsi solo con l’esistenza di una banca di potenziali “donatori” che possono essere uccisi a comando».

Inoltre gli esami medici e del sangue, compresi ultrasuoni, esami radiografici e fisici degli organi ̶ esclusivamente sui praticanti del Falun Gong e sugli Uiguri, e non su altri prigionieri ̶ «riflettono fortemente i metodi usati per valutare la funzione degli organi».

«Il tribunale è costretto a chiedersi, perché un sistema di gestione di un carcere dovrebbe effettuare tali esami su qualcuno e in quel modo, quando tali test medici non sono richiesti ai fini dell’internamento». Per quanto riguarda gli Uiguri, il tribunale non è riuscito ad arrivare a una conclusione definitiva sul fatto che anch’essi siano vittime del prelievo forzato di organi. Tuttavia, afferma, considerata la vulnerabilità del gruppo perseguitato, è «ovvio» che può «essere usato come banca di organi».

Funzionari cinesi direttamente coinvolti

Una delle prove presentate nel resoconto coinvolge l’ex leader del regime cinese, Jiang Zemin. È stato lui a ordinare direttamente il prelievo degli organi dai praticanti del Falun Gong.
«Jiang ha dato l’ordine», ha affermato Bai Shuzhong, ex ministro della sanità per l’esercito cinese, quando è stato interrogato da un investigatore durante una telefonata sotto copertura nel 2014.

Un’altra prova del coinvolgimento diretto dei funzionari nel prelievo forzato di organi è stata raccolta durante un’altra telefonata sotto copertura, nel 2016, con Zhu Jiabin. Quest’ultimo era il capo dell’Ufficio 610 a Mudanjiang, una città nella provincia di Heilongjiang. L’Ufficio 610 è in breve una forza di polizia segreta simile alla Gestapo, istituita appositamente per portare avanti la persecuzione del Falun Gong.

Ecco il contenuto terribilmente eloquente della telefonata al funzionario Zhu: «Mi chiamano il macellaio, specializzato nella sottrazione di organi da persone vive. Non ci vuole nulla, è proprio così semplice come macellare i maiali […] Una volta strappati via gli organi, li vendo».

Nel comunicato del tribunale si legge che tutte le telefonate presentate al China Tribunal e incluse nel rapporto sono state «confermate una a una da investigatori indipendenti per garantire la credibilità dell’origine e del contenuto».

Il tribunale sostiene anche di essere «convinto che le statistiche ufficiali sui trapianti cinesi siano state falsificate» al fine di coprire il prelievo forzato di organi.

Nel 2015, il regime cinese ha dichiarato che avrebbe smesso di reperire organi da prigionieri giustiziati e che avrebbe fatto affidamento esclusivamente su un nuovo sistema di donazione volontaria. Questo non è mai avvenuto.

Nel novembre dello scorso anno, uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Bmc Medical Ethics ha scoperto che «i numeri delle donazioni di organi riferiti da Pechino non avanzano, e ci sono prove evidenti che stanno venendo falsificati».
Lo studio ha infatti dimostrato che le cifre ufficiali cinesi non sembravano essere statistiche reali da donazioni, ma piuttosto dati generati usando un’equazione matematica.

«Il tempo per far finta di nulla è finito»

Con la pubblicazione delle conclusioni del tribunale, avvocati ed esperti hanno esortato i governi e le organizzazioni internazionali a prendere provvedimenti contro il regime cinese. Sono state chiamate in causa infatti, affinché agissero con urgenza, l’Organizzazione mondiale della sanità e la Transpalantation society.

Il presidente del tribunale Nice ha dichiarato che la sentenza «conferma come tutte le persone o organizzazioni che interagiscono in modo sostanziale con la Repubblica popolare cinese dovrebbero rendersi conto che stanno interagendo con uno Stato criminale».

Susie Hughes, direttrice esecutiva del gruppo di patrocinio International Coalition to End Transplant Abuse in China, ha affermato similarmente: «Non è più accettabile per governi, enti medici e organizzazioni leader per i diritti umani affermare che non ci sono prove sufficienti. L’enorme onere di valutare tutte le prove disponibili è stato completato ed è disponibile per tutti».

Ethan Gutmann, un analista delle questioni cinesi che indaga sul prelievo forzato di organi da più di un decennio, ha affermato che l’impegno del tribunale costituisce l’indagine più completa sulla questione. A Epoch Times ha dichiarato: «Queste persone si sono sedute e hanno letto tutto. Nessun altro potrebbe affermare di averlo fatto».

Ha inoltre riferito che l’emissione di questa sentenza, in un momento in cui i Paesi stanno lavorando per contenere il nuovo focolaio di coronavirus che ha avuto origine dalla Cina centrale – e la cui diffusione poteva essere impedita se il regime non avesse inizialmente coperto la gravità dell’epidemia – ha fornito alla comunità internazionale una buona opportunità per «realizzare con che tipologia di partner abbiamo collaborato finora».

«Il Partito Comunista Cinese non è in alcun modo un partner affidabile – continua Gutmann – Dovrebbero essere banditi dal mondo medico. Non dovrebbero venire alle nostre conferenze, non dovrebbero pubblicare nelle nostre riviste mediche […] Dovrebbero essere marginalizzati proprio ora».

Decine e decine di studi accademici sui trapianti d’organi, scritti da ricercatori in Cina, sono stati ritirati nel 2019 dopo che i medici non sono stati in grado di dimostrare che i donatori avevano dato il loro consenso.

Il dottor Torsten Trey, direttore esecutivo del gruppo Doctors Against Forced Organ Harvesting (Dafoh), che ha sede a Washington, ha invitato le Nazioni Unite a indagare sulla sottrazione di organi in Cina; per il dott. Trey le Nazioni Unite non possono non tenere conto della conclusione del tribunale: crimini contro l’umanità commessi dalla Cina ai sensi del diritto internazionale.

Ha infatti affermato per email a Epoch Times: «Non esiste un qualcosa come un pass gratuito per la Cina, con il quale può commettere crimini contro l’umanità o genocidio, senza che il mondo alzi un dito».

David Kilgour, ex segretario di Stato canadese per l’Asia-Pacifico, nonché un altro esperto investigatore sulla questione, ha dichiarato a Epoch Times che gli Stati che hanno dei Magnitsky Act – legislazione che sanziona i violatori dei diritti umani – dovrebbero agire contro i funzionari cinesi coinvolti nel prelievo di organi. I loro beni dovrebbero essere sequestrati e dovrebbero essere loro negati i visti di ingresso. Ha concluso: «Dovremmo dimostrare fermezza sulla questione».

 

Articolo in inglese: Independent Tribunal Finds Chinese Regime Still Killing Prisoners of Conscience for Their Organs

 

 
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