Si ferma il più grande cantiere all’estero della Cina

Il Baha Mar Resort and Casino è stato acclamato come uno dei resort per le vacanze più glamour delle Bahamas. Ma a distanza di quattro anni dall’inaugurazione, il costruttore locale ha dichiarato fallimento negli Usa. 

La notizia è stata data il 19 luglio e questo progetto, finanziato e realizzato dalla Cina, è costato circa 2,3 miliardi di euro. Il regime comunista cinese sperava di esibirlo con l’intento di assicurarsi un maggior numero di contratti nel mercato edilizio americano, ma si è invece rivelato un enorme passo indietro. 

La supervisione del progetto del Baha Mar è stata sotto la direzione dell’uomo d’affari e costruttore bahamense Sarkis Izmirlian, il finanziamento all’Export-Import Bank della Cina, mentre la costruzione è stata affidata alla China State Construction. Questo resort in prossimità della costa è stato progettato per avere quasi duemila camere, trecento appartamenti e alcuni casinò in stile Las Vegas. 

La costruzione ha avuto inizio nel 2011 e l’apertura che prevista a dicembre 2014,  ma è stata rimandata al marzo del 2015. Adesso, dopo aver mancato la seconda scadenza, la costruzione del resort si è fermata. 

Il tentacolare resort è già stato sostanzialmente terminato e all’inizio di quest’anno, in previsione dell’apertura di marzo, il Baha Mar aveva iniziato l’assunzione del personale. Tuttavia, le ripetute scadenze mancate hanno portato a una crisi di liquidità e la scorsa settimana, il costruttore è stato costretto a presentare un’istanza di protezione di fallimento. 

Izmirlian ha incolpato la China Construction America, la divisione locale della China State Construction che ha in appalto la costruzione del resort. Secondo Izmirlian i ritardi provocati da loro hanno causato una perdita di denaro. 

IL TRUCCO CINESE 

Izmirlian, la cui famiglia è una delle più ricche delle Bahamas, aveva lavorato per più di un decennio a stretto contatto con il Governo delle isole, con l’intento di portare il progetto del Baha Mar a buon fine. Secondo un articolo del Wall Street Journal, dopo che la crisi finanziaria ha provocato il ritardo del progetto, la Cina è intervenuta per fornire nuovi finanziamenti. 

Il governo delle Bahamas, rimasto con poche opportunità di finanziamento, ha passato il contratto alla Cina. Una volta completato, il gigantesco resort avrebbe fornito posti di lavoro a cinquemila residenti dell’isola e rappresentato fino al 12 per cento del suo Pil. 

L’Export-Import Bank della Cina ha finanziato il progetto con un prestito al costruttore di 2,3 miliardi euro circa. Izmirlian ha concorso con 785 milioni di euro e la società di costruzione cinese ha contribuito con 140 milioni di euro di capitale proprio. 

La China Construction America (Cca) ha fatto quindi arrivare migliaia di operai edili dalla Cina che si sono stabiliti sull’isola per lavorare nel cantiere del resort. Per ottenere il finanziamento, i lavori di costruzione dovevano essere effettuati da parte della società cinese, concedendo poco beneficio per gli appaltatori locali delle Bahamas. Tuttavia all’inizio del 2015 c’è stato un ritardo nei lavori a causa di una disputa salariale con l’appaltatore. I lavoratori edili hanno quindi abbandonato il luogo di lavoro e lo sviluppo del progetto è stato arrestato.

Il costruttore ha poi accusato la Cca per i ritardi. «Questo ha causato sia consistenti costi derivanti dai ritardi, che costretto il resort a rinviare la sua apertura. Non essendo in condizione di essere aperta al pubblico, la struttura è stata lasciata senza una fonte di entrate sufficiente a portare avanti il nostro business», ha dichiarato il 29 giugno Izmirlian. Contro la Cca e le società affiliate del Delaware e di Londra sono state avviate le cause per il risarcimento dei danni. 

La Baha Mar ha accusato la Cca di aver ridotto forza lavoro nel luogo di costruzione, gonfiato le spese e rubato la documentazione della costruzione, secondo quanto risulta dalla denuncia presentata. Senza questa documentazione, la Baha Mar non può ingaggiare un appaltatore generale sostitutivo per completare il progetto. 

A sua volta la Cca ha accusato il costruttore per la cattiva gestione del progetto, inclusa «la sostituzione dell’architetto principale dopo l’inizio della costruzione, la consegna in ritardo e incompleta dei pacchetti di progettazione e gli oltre 1.300 cambiamenti delle direttive di costruzione», secondo una dichiarazione del 7 luglio. 

Il resort, che prima della presentazione dell’istanza di fallimento impiegava circa 2.400 lavoratori, aveva un’eccedenza mensile di circa sette milioni di euro nel costo del personale. 

Nell’istanza di fallimento  la Baha Mar ha detto che la banca cinese si è rifiutata di anticipare i rimanenti 103 milioni di euro che facevano parte del suo prestito di 2,3 miliardi di euro. 

NESSUNO GUADAGNA 

Il 16 luglio il Primo ministro delle Bahamas Perry Christie ha detto che il Governo delle isole sta cercando di assumere il controllo del progetto e di avviare le procedure concorsuali nelle Bahamas. L’intenzione di Izmirlian è invece quella di riorganizzare la società secondo la legislazione degli Stati Uniti e ha chiesto alla Corte Suprema della Bahama di avviare le procedure fallimentari sotto la giurisdizione degli Stati Uniti. La Corte Suprema si pronuncerà il 27 luglio. 

Sebbene sia Izmirlian che il governo delle Bahamas sembrino intenzionati a completare il Baha Mar Resort, considerata la sua importanza per l’economia e per la politica locale, il duello tra i due piani fallimentari ha messo in discussione il futuro della struttura. 

La Cca, da parte sua, sembra essere coinvolta nel progetto. In una dichiarazione rilasciata nei primi di luglio, la Cca ha detto di aver già investito nel progetto duecento milioni di euro. 

Tuttavia, il progetto del Baha Mar è diventato un occhio nero per la Cina, che intendeva usare il resort come un trampolino di lancio per ottenere un maggior numero di contratti nelle Americhe. I ricavi avrebbero incrementato il pil della Cina e convogliato alcuni dei lavoratori edili migranti cinesi verso un sicuro posto di lavoro all’estero. 

Per le Bahamas e suoi politici, i ritardi del Baha Mar forniscono freschi argomenti per quei critici che avevano messo in guardia contro coloro che vogliono svendere alla Cina, che è stata sempre più alla ricerca di opportunità di investimento in America Latina e nei Caraibi. I Paesi che accettano prestiti o investimenti sono quindi in debito con la Cina e con gli interessi cinesi all’estero. 

«Certamente, ormai dovremmo sapere che qualcosa come un ‘pasto gratuito’, non esiste», ha scritto l’editorialista del Bahamas Tribune, Adrian Gibson. 

Articolo in inglese: ‘China’s Biggest Offshore Commercial Real Estate Investment Is in Limbo

 
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