Shen Yun e la missione di riportare alla luce i suoni dell’Impero Celeste

Di Catherine Yang

Quando Yuchien Yuan parla di musica e violoncello, è calma e piena di gratitudine. La musica è stata con lei per tutta la vita: «Adoro il suo suono: i vibranti registri inferiori, la gamma. È così bello che i miei colleghi dell’orchestra spesso dicono (scherzosamente, ovvio), “Oh, vorrei aver imparato il violoncello, invece”».

Nel nostro mondo moderno così rumoroso, il suono del violoncello ti fa ancora fermare e ascoltare, riflette la Yuan. «Quando suono, ci entro davvero dentro. In realtà, ci sono stati momenti in cui ero depressa, ma poi suono e sento che anche se non ho niente nella mia vita, se ho il violoncello, sto bene».

Yuan vede non solo il suo talento musicale, ma anche la presenza della musica nella sua stessa vita, come un grande dono che Dio le ha fatto: «Quando suono, ho la possibilità di togliermi la maschera, la maschera che indosso in questa società umana, e di mostrare chi sono, il mio vero sé. Nell’esecuzione del violoncello, posso mostrare alle persone la verità, la gentilezza e la generosità. La musica non è solo un lavoro o un mestiere, ma un dono che vorrei condividere con il mondo intero».

«Attraverso la musica, ho la possibilità di incontrare e comunicare con un pubblico di diversa provenienza da tutto il mondo e condividere con loro i miei sentimenti e le mie intuizioni sull’arte e la cultura, oltre a portare un po’ di bellezza nel mondo».

Ad oggi, l’artista ha suonato in molti spettacoli nei migliori locali del mondo per anni con Shen Yun Performing Arts di New York, come parte dell’orchestra che fa tournée con le compagnie di danza. Ha girato il mondo e si è esibita sui più grandi palcoscenici: «L’energia di ogni esibizione è immensa. Tutti sono circondati da un campo di pura energia e non ci sono pensieri disordinati e vaganti. La frenesia e il caos della vita quotidiana scompaiono completamente. Svanisce e non c’è nient’altro che la musica […] Sento che, in realtà, ne traggo di più io rispetto al pubblico».

Cosa può fare la musica

Secondo Yuan, «l’arte è la ricerca della bellezza. Penso che l’arte sia un mezzo molto potente. È come un linguaggio in cui puoi far capire chiaramente alle persone ciò che vuoi esprimere, ma esprime anche ciò che è indescrivibile».

«Ci sono cose che non possono essere descritte o vissute a parole, ma l’arte può rappresentare queste cose. Come artista, bisogna costantemente migliorare e perfezionare le proprie capacità e abilità. Lo scopo è mostrare ciò che non può essere espresso a parole: cose belle che sono al di là del mondano – cose invisibili e intangibili – e che si condivide con gli altri in questo mondo complesso, in modo da aggiungere qualcosa alla loro vita che sia un po’ più puro e sincero».

La Yuan si è esibita in più di 1.400 spettacoli in cinque continenti con Shen Yun, la compagnia di danza e musica di fama mondiale che si impegna a far rivivere 5.000 anni di cultura cinese ispirata dal divino, una volta quasi distrutta dal Partito Comunista Cinese. L’antica Cina era infatti conosciuta come l’Impero Celeste, un luogo in cui gli esseri umani e il divino coesistevano.

Il ruolo di Yuan e dell’orchestra è dare vita attraverso il suono, alle scene sul palco: palazzi celesti, regni celesti, grandi corti imperiali dalle dinastie leggendarie della Cina, e i vasti e variegati paesaggi di circa 50 gruppi etnici in tutta la Cina.

La cultura tradizionale cinese, nella sua essenza, contiene temi come le virtù confuciane di benevolenza, rettitudine, correttezza, saggezza e fedeltà, e l’idea di armonia tra cielo, terra e umanità. È una cultura ricca di filosofia e letteratura, ed è molto profonda. Anche la musica di Shen Yun ha bisogno di tale profondità.

Il suono dell’Impero Celeste

L’orchestra di Shen Yun è diversa dalle altre, poiché ha come membri permanenti anche degli strumenti come la pipa (liuto cinese) e l’erhu (uno strumento ad arco a due corde). Così, suoni e melodie cinesi si fondono perfettamente in un’orchestra altrimenti occidentale, e i musicisti armonizzano perfettamente Oriente e Occidente. «Non si tratta solo di imitare il tono degli strumenti cinesi, ma di catturare l’essenza dei diversi stili etnici cinesi, tra cui mongolo, yi, tibetano, miao, dai e altre minoranze etniche in Cina», ha affermato. «Devi conoscere la loro cultura e le caratteristiche musicali, e sapere cosa vuole presentare ogni brano musicale. Non è solo la gioia superficiale, la rabbia, il dolore, ma la fonte di quelle emozioni».

Yuan cita come esempio una danza narrativa del 2019 sull’imperatore della dinastia Qing Kangxi, l’imperatore che ha regnato più a lungo nella storia cinese, ricordato per la pace e la sicurezza del suo regno. Conoscendo il periodo e la sua vita, la musicista ha capito che era un periodo di prosperità e intuito come dovevano essersi sentiti i personaggi della corte, e quindi ha potuto portare questi strati di significato e sentimento nella sua performance musicale. «Dopo così tanti anni di preparazione in questo modo, ho anche ampliato molto la mia conoscenza delle discipline umanistiche», ha detto Yuan, osservando che questo era un altro aspetto portato nella sua vita attraverso il suo violoncello di cui è grata.

Nell’apprendere le figure del passato, ha anche sperimentato molto su come vivevano gli antichi e sente che c’è molto che la società moderna potrebbe imparare: «Cose come la loro moralità, i loro valori spirituali e il rispetto reciproco prevalente nella cultura. Questo e molte altre cose, è davvero un buon patrimonio culturale e degno di essere riscoperto».

 

Articolo in inglese: Shen Yun: Bringing Forth Sounds of the Celestial Empire

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