Settore privato cinese, dall’ansia al panico in sette mesi

Molte recenti analisi suggeriscono che il regime cinese stia ulteriormente incrementando l’interferenza statale nel settore privato. Dinanzi a questo scenario, per rassicurare le imprese, il leader del Pcc Xi Jinping ha condotto un giro d’ispezione in varie fabbriche nella Cina settentrionale.

Il 27 settembre, presso una fabbrica di alluminio nella provincia di Liaoning – la più grande in tutta l’Asia – Xi ha infatti ha dichiarato che le autorità centrali sosterranno anche le aziende private, oltre a quelle pubbliche: «Abbiamo risolutamente sviluppato un’economia pubblica e costantemente incoraggiato, sostenuto, guidato e protetto lo sviluppo delle imprese private».

Tuttavia, secondo Chen Soughong, un economista attivo a Hong Kong e in Cina, le società private cinesi stanno attraversando «il periodo più buio degli ultimi quarant’anni».

In passato, Chen ha lavorato come consulente finanziario a Hong Kong e di recente ha discusso l’attuale stato delle imprese private in Cina durante un corso di aggiornamento presso la Cheung Kong Graduate School of Business di Pechino, un istituto fondato nel 2002 e che ha formato circa 3 mila amministratori delegati delle principali aziende cinesi, come Jack Ma, fondatore del gigante Alibaba; Fu Chengyu, presidente della statale Sinopec; e Wang Hanhua, ex presidente di Amazon China.

Chen ha raccontato, in un post sul suo blog (poi sparito), di aver posto alla classe, composta dai dirigenti di 40 società quotate in borsa in Cina, la seguente domanda: «Ansia o panico, quale delle due sensazioni provate?». La maggior parte di loro aveva risposto ‘panico’.

Chen ha poi comunicato alla classe: «Sette mesi fa ho tenuto un seminario presso la China Europe International Business School di Shanghai. Le persone che frequentavano il corso erano imprenditori come voi, e la maggior parte hanno risposto ‘ansia’. Sette mese non sono tanti, ma la situazione è cambiata drasticamente da allora».

L’economista ha spiegato infatti che per ‘ansia’ si intende che gli imprenditori sentono la pressione, ma possono ancora gestire i rischi. ‘Panico’ invece significa che quando si presentano delle sfide o dei problemi, gli imprenditori si sentono senza speranza.

La pressione non deriva dalla guerra commerciale

Sebbene il conflitto commerciale Usa-Cina stia mettendo pressione sulle aziende cinesi attraverso i dazi, sono in realtà le politiche interne della Cina che stanno schiacciando le società private.

Il regime cinese, infatti, continua a riservare un trattamento privilegiato alle imprese pubbliche. Voice of America ha riportato il 27 gennaio che l’80 percento dei prestiti industriali erogati dal governo centrale e dalle banche statali sono destinati a imprese pubbliche.

La Banca Popolare cinese, ossia la banca centrale cinese, nel 2017 ha erogato prestiti per un totale di 13 mila miliardi di yuan (1.640 miliardi di euro), di cui 6 mila 710 miliardi di yuan (845 miliardi di euro) erano destinati a imprese fuori dal settore finanziario. E gran parte della somma è stata destinata alle imprese pubbliche, mentre quelle private hanno ricevuto complessivamente meno di 1.340 miliardi di yuan (168 miliardi di euro) in prestito.

Ma nonostante le imprese pubbliche assorbano oltre il 70 percento delle risorse finanziarie cinesi, secondo l’esperto generano meno del 30 percento del prodotto interno lordo.

Nonostante il minore supporto da parte del governo, le imprese private contribuiscono quindi maggiormente all’economia. Chen ha dichiarato che negli ultimi 40 anni le aziende private hanno prodotto il 50 percento del Pil cinese, generato il 60 percento delle entrate fiscali del Paese, oltre l’80 percento delle opportunità lavorative, e hanno inoltre sviluppato molte delle innovazioni tecnologiche.

Secondo le stime relative al 2018 del think tank Council on Foreign Relations, tra il 2011 e il 2016 i profitti del settore privato sono aumentati del 18 percento, mentre quelli delle imprese pubbliche sono diminuiti del 33 percento. Allo stesso tempo, la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche nelle imprese pubbliche è cresciuta all’80 per cento, contro il 35 per cento del 2002.

Maggiore controllo da parte del Partito

A partire dal 2017 il governo centrale ha lanciato una serie di politiche, tra cui le riforme per ridurre la leva finanziaria e riequilibrare l’offerta, per limitare l’aumento del debito pubblico.

Il quotidiano finanziario cinese Caixin ha riportato il 13 settembre che oltre 20 imprese private hanno venduto le proprie azioni a imprese pubbliche a un ritmo più elevato nel 2018. In nove casi, le imprese pubbliche hanno investito oltre 6,2 miliardi di yuan (780 milioni di euro) e sono le azioniste di maggioranza di queste imprese private.

Inoltre la stampa di Hong Kong ha recentemente reso noto che 123 aziende cinesi, sia private che pubbliche, quotate alla borsa di Hong Kong, hanno modificato il proprio statuto per fondare ufficialmente un dipartimento del Partito Comunista all’interno della propria struttura organizzativa, come richiesto dal Pcc a giugno.

Alcune imprese hanno stabilito una regola per cui il budget riservato al dipartimento del Partito deve essere superiore all’un percento del totale degli stipendi degli impiegati. I dipartimenti del Partito di altre aziende hanno annunciato che se l’azienda non rispetterà i regolamenti del Partito verrà segnalata immediatamente alle organizzazioni di livello superiore del Partito comunista cinese.

 

Articolo in inglese: China’s Private Sector: Anxiety to Panic in Seven Months, Economist Says

 
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