Mao e la rovina della scrittura cinese moderna

Amore senza cuore e villaggi spopolati, volare con un’ala, cadere in un pozzo e intenderlo ‘progresso’. Potrebbe sembrare la descrizione di una serie di calamità o di qualche distopia kafkiana, ma in realtà sono tutte valide e inevitabili interpretazioni della moderna scrittura cinese.

Quando i comunisti hanno preso il potere in Cina 65 anni fa, hanno attaccato tutto quello che consideravano ‘contro-rivoluzionario’. Questa aggressione riguardava soprattutto le relazioni sociali e la fede religiosa, ma anche la lingua è stata colpita: con la riforma della scrittura, all’ideogramma ‘amore’ è stato tolto il cuore; il carattere ‘volare’ ha perso una delle ali e l’ideogramma per ‘entrare’ o ‘avanzare’ (che conteneva un simbolo che significa ‘uccello’) è stato cambiato in modo da includere ‘pozzo’ (quello usato per prelevare l’acqua, o nei suicidi). L’ideogramma ‘villaggio’ ha perso due terzi del suo volume: la parte che significa ‘persona’.

Altri esempi sono il carattere ‘saggio’ o ‘santo’ che non include più la bocca e l’orecchio, a indicare un intellettuale stolto. La farina è stata ‘privata’ del grano. L’ideogramma ‘figlio’ o ‘bambino’, che un tempo era rappresentato da un infante che sviluppava un cranio, è stato decapitato. ‘Vendere’ ora consiste di un ‘coltello’ che pende sinistramente su una ‘testa’.

STRUTTURA SEMPLIFICATA, STORIA TRONCATA

I caratteri cinesi risalgono a tempi leggendari e furono codificati dal primo imperatore della Cina più 2 mila anni fa. Anche se alcuni stili calligrafici o epistolari agevolavano l’uso di abbreviazioni secondo il gusto personale di chi scriveva, le forme ufficiali erano rimaste inalterate fino alla Storia recente; ed è proprio quest’ultima a cui si deve guardare, per comprendere come abbia potuto verificarsi questa brutale profanazione della millenaria scrittura tradizionale cinese.

Nel ventesimo secolo, la Cina ha sofferto guerre e rivoluzioni culturalmente devastanti. L’ultima dinastia imperiale Qing (1644-1911) è collassata ed è stata rimpiazzata da una repubblica in conflitto con i signori della guerra per il governo del Paese. Alla ricerca delle debolezze della Cina, alcuni intellettuali diressero la loro frustrazione verso la stessa cultura cinese.

Tra questi studiosi, Fu Sinian chiamò i caratteri cinesi la scrittura di ‘demoni-buoi e divinità-serpenti’. Lu Xun, un romanziere reso poi famoso dalla classe dirigente comunista, ricapitolò il suo punto di vista sulla scrittura del suo Paese nella seguente dichiarazione: «Se i caratteri cinesi non vengono distrutti, la Cina finirà».

Quando il Partito Comunista Cinese decise di semplificare i caratteri cinesi, molti intellettuali erano contrari ai cambiamenti, ma questo non produsse alcun effetto, poiché Mao Zedong era in favore prima della semplificazione e poi della completa eliminazione della scrittura ideografica cinese. I primi documenti che imponevano i caratteri cinesi semplificati per uso ufficiale apparvero nel 1956 e poi nel 1964.

Chen Mengjia, studioso e famoso archeologo, che si oppose alla semplificazione, fu etichettato come reazionario e mandato in un campo di lavoro nel 1957; poi nel 1966, all’inizio della Rivoluzione Culturale, fu ferocemente attaccato e indotto al suicidio.

Ma non tutto è andato secondo il volere di Mao: mentre i caratteri semplificati sono diventati onnipresenti nella Cina Continentale, la scrittura tradizionale è rimasta in uso a Taiwan e a Hong Kong; inoltre il piano di eliminare completamente i caratteri cinesi (come è accaduto in Vietnam, dove la scrittura sino-vietnamita è stata rimpiazzata da un sistema romanizzato ideato dai colonizzatori francesi) non è mai arrivato a compimento.

SEMPLIFICATI O TRADIZIONALI?

Man mano che il Paese più popoloso del pianeta entra sempre più in contatto con il resto del mondo, lo studio del cinese come lingua straniera sta diventando sempre più popolare, e gli studenti di cinese delle scuole e delle università occidentali si trovano a dover scegliere tra semplificato e tradizionale. Ma a causa delle dimensioni e dell’influenza della Cina continentale, molti imparano automaticamente i caratteri semplificati, mentre studiare i caratteri tradizionali significa fare qualcosa di insolito.

Tuttavia la scrittura cinese tradizionale è essenziale per comprendere a fondo la lingua. Molti caratteri sono stati semplificati tenendo conto solo della lingua parlata e ignorando gli stili antichi, che ponevano l’accento sulle sottigliezze e sulla stratificazione dei significati. Questo è specialmente vero per i testi fondamentali dei grandi filosofi e autori dell’antichità, che sceglievano le parole in modo accurato e misurato.

Storicamente, i caratteri cinesi hanno aiutato a mantenere una unica identità fra i diversi gruppi etnici e per le comunità linguistiche in una nazione grande quanto tutta l’Europa, e furono usati come lingua franca anche tra i letterati di nazioni non-cinesi. L’odierno giapponese, infatti, usa ancora migliaia di caratteri cinesi uniti alla propria scrittura fonetica, e quando gli intellettuali coreani e vietnamiti studiano la propria Storia, devono prima imparare l’antica scrittura cinese.

Articolo in inglese: Simplified Beyond Sense: The Travesty of Modern Chinese Writing

Traduzione di Veronica Melelli

 

Per saperne di più:

 
Articoli correlati