Cina, importanti segnali politici del dopo-purga di Liaoning

Hu Shuli, la donna che ha fondato Caixin, un gruppo mediatico e finanziario con sede a Pechino, ha recentemente pubblicato un editoriale nel quale richiede la «costruzione di nuove relazioni fra Stato e imprese».

L’articolo pubblicato il 18 settembre, a meno di una settimana dalla destituzione da parte delle autorità centrali cinesi di più di 400 politici nazionali e locali nella provincia di Liaoning, nel nordest della Cina, rappresenta un sottile suggerimento da parte di una figura mediatica caratterizzata da legami indiretti con la leadership del Partito Comunista Cinese, e riferito al fatto che l’aria politica è cambiata: «Creare un habitat ottimale per le imprese richiede più che una semplice politica favorevole. È necessario rappresentare […] un ecosistema coerente. In particolare, questo implica una riforma del sistema di governo e l’accelerazione della costruzione della democrazia e del ruolo della legge».

Caixin, fondato nel 2010, sebbene non sia un media di Stato, è largamente considerato in linea con Wang Qishan, capo dell’agenzia disciplinare interna del Partito e uno dei sette membri della Commissione permanente del politburo, che di fatto governa la Cina.
Wang ha trascorso gli ultimi cinque anni come braccio destro di Xi Jinping alla guida della Commissione centrale per le ispezioni disciplinari, il cui compito è di indagare e punire le migliaia di ufficiali corrotti.
Durante la campagna, Caixin è stato regolarmente utilizzato dall’organizzazione di Wang come canale di pubblicizzazione di arresti e indagini, e per mostrare le enormi ricchezze illegalmente accumulate dai corrotti arrestati.

Secondo Li Tianxiao, opinionista politico della redazione di New York di New Tang Dynasty Television, le connessioni di Hu Shuli (e di Caixin) con Wang permettono di interpretare l’editoriale del 18 settembre come un segnale politico, sia per il pubblico che per i rivali politici di Xi, specialmente alla luce delle più recenti retate di politici locali.

Il 13 settembre, 45 rappresentanti del Congresso nazionale del popolo – una sorta di parlamento fantoccio – sono stati destituiti per aver ottenuto gli incarichi attraverso tangenti o altri metodi illegali; e anche più di cento rappresentanti dell’Assemblea provinciale di Liaoning hanno fatto la stessa fine.

Prima di discutere del fatto che «la lezione deve essere imparata», che lo stato dell’economia è relativamente povero e che ci si trova in presenza di «un ecosistema politico malsano» nell’intero nord est della Cina (dove è situata Liaoning), Hu Shuli nell’articolo sostiene che «il caso della compravendita dei voti di Lianoning ha scosso l’intero Paese».

L’articolo inoltre riporta che Zhang Dejiang, presidente della Commissione permanente del congresso nazionale del popolo e, come Xi e Wang membro della Commissione permanente del Politburo, ha etichettato l’episodio come «il primissimo caso di frode elettorale a livello provinciale o superiore da quando è stata istituita la Nuova Cina». ‘Nuova Cina’ è un termine spesso utilizzato nella propaganda comunista per riferirsi alla Repubblica Popolare Cinese.

Secondo Li Tianxiao, i licenziamenti di Liaoning e l’editoriale di Caixin sono probabilmente destinati a «limitare Zhang Dejiang» prima dell’imminente sesta seduta plenaria del diciottesimo Congresso nazionale del Partito Comunista Cinese. Questa è l’ultima sessione plenaria prima del diciannovesimo Congresso programmato per il prossimo anno, nel quale saranno annunciati i funzionari che andranno a occupare le posizioni vacanti nel regime.

Li sostiene che il Congresso nazionale del popolo, controllato da Zhang Dejiang, rivale di Xi, rappresenti un ostacolo per l’attuazione del programma del leader cinese alla Sesta plenaria.
Zhang è infatti collegato alla fazione ‘occulta’ dei leader del Partito associati a Jiang Zemin, l’ex capo del Partito la cui influenza dura ancora dieci anni dopo le sue dimissioni nel 2000. E molti dei funzionari presi di mira dalla campagna anti-corruzione di Xi e Wang sono stati alleati di Jiang. Li Tianxiao sostiene che «la fazione di Xi sta provando a contenere Zhang Dejiang».

Anche l’articolo di Caixin è stato caustico, parlando della possibilità che si possa essere di fronte a un’incriminazione indiretta dei funzionari che hanno ricoperto posizioni di potere a Liaoning e ora caduti, una piccola parte dei quali appartenevano alle alte sfere del patronato di Jiang.

In merito alle difficoltà economiche della regione, Hu Shuli scrive: «Liaoning è dotata di una riserva di risorse naturali che raramente si possono vedere nel mondo, tanto meno in Cina. Ma allora perché l’economia di questa provincia è finita in questo stato? In sostanza, è a causa dei vecchi meccanismi organizzativi, gli ultimi residui sclerotizzati dell’obsoleta pianificazione economica».
Con l’inizio delle riforme di mercato, le industrie e le imprese commerciali di proprietà statale sono finite in recessione e sono state salvate, senza molto successo, dagli enormi sussidi erogati dalle autorità centrali negli anni 2000.

L’era di Jiang Zemin è stata caratterizzata dalla crescita della corruzione e dall’espansione economica fondata sul fatto che l’ex leader ha invitato i boiardi di Partito a entrare in affari, fornendo loro protezione in cambio della loro fedeltà politica. Se questa era è veramente arrivata alla fine, Hu Shuli avrebbe buoni motivi di essere ottimista.

 

Articolo in inglese: Editorial on Reform Comes as a Political Signal Following Chinese Regional Purge

Traduzione di Davide Fornasiero

 
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