Se i ‘poteri forti’ sono il contrario di quelli che si pensa

Di Alessandro Starnoni

Per molti la causa delle diseguaglianze sociali andrebbe attribuita ai corrotti e potenti ‘Stati liberisti’. Cioè sarebbe il sistema capitalistico-liberista il nemico da sconfiggere, quello che crea dei veri e propri ‘regimi totalitari’, di potenti contro i poveri.

Le diseguaglianze e la povertà ci sono, questo è fuori discussione. Ma lo Stato liberista sta semmai scomparendo, fagocitato dall’avanzata feroce dei ‘capitalismi di Stato’ o regimi socialisti. Ed è impossibile che un sistema economico realmente liberista sia totalitario.

In realtà, la fonte delle diseguaglianze e della deriva degli Stati verso sistemi che appaiono sempre più ‘dittatoriali’ anche in Occidente, è proprio l’ideologia e il sistema socialista. Le radici dei ‘poteri forti’ sono socialiste. In passato, che si sia trattato di regimi totalitari di ‘destra’ o di ‘sinistra’, entrambi appartenevano alla stessa sfera del socialismo (socialismo vs nazional-socialismo), e il conflitto tra le due estremità non è stato altro che un ‘litigio’ su quale versione del socialismo dovesse prevalere.

Cosa è dunque il socialismo? Si potrebbe definire come l’ideologia che porta lo Stato, tramite un’elevata tassazione, a ridistribuire forzatamente la ricchezza dei cittadini per portare a una situazione di maggiore equità, facendo prevalere il valore dell’uguaglianza su quello della libertà e del ricevere in base al proprio lavoro. Per farlo, lo Stato deve ovviamente avere grande potere. Decide infatti al posto delle persone fisiche cosa è meglio per loro (esempio: detraendo direttamente i versamenti per la pensione dallo stipendio, anziché lasciare che i cittadini decidano da sé quanto e se versare), fornendo gran parte dei servizi (in cambio di alte tasse), rendendo i cittadini dipendenti (con numerose leggi e forte burocrazia) e soffocandone la libertà economica.

Il socialismo si è potuto infiltrare nelle politiche statali e quindi al governo, grazie a un’astuta campagna del facile consenso, che promette uguaglianza, solidarietà e diritti. Ma una volta arrivato al potere, finisce per instaurare una dittatura, infrangendo del tutto le promesse iniziali. La ‘dittatura del proletariato’ è in poche parole un concetto utopico, che se provato ad applicare porta al potere assoluto dei pochi.

In gran parte degli Stati più potenti di oggi, compresi gli Stati Uniti (sebbene Trump ora stia cercando di invertire la rotta), le politiche socialiste stanno riuscendo a mettere in piedi, anno dopo anno, niente meno che dei socialismi per ora democratici, col fine di seguire le orme del tutt’altro che virtuoso ‘capitalismo di Stato’ modello cinese.

Il ‘capitalismo di Stato’ è in realtà una contraddizione in termini che indica uno Stato che controlla tutto, anche l’economia: quindi, di fatto, si tratta di un sistema economico di totale controllo socialista, ovvero dittatoriale. Il concetto di capitalismo di Stato, però, non è una novità inventata dalla Cina, ma era previsto già dalle teorie di Lenin.

Ovvio, non siamo ancora a questi livelli in Occidente, ma non manca molto. Se le libertà economiche stanno venendo pian piano sostituite da un pesante apparato burocratico statale fondato sulla tassazione, quelle fondamentali ancora esistono, a differenza della Cina. Eppure la libertà di parola in Occidente si sta indebolendo sotto gli occhi di tutti grazie alla dittatura del ‘politically correct’, un’etichetta lanciata inizialmente proprio da Mao per indicare le opinioni considerate ‘corrette’ rispetto all’indirizzo politico del Partito Comunista.

Il ‘progetto socialista’ in Occidente riguarda una sovversione dall’interno; si insinua gradualmente con i suoi principi, per arrivare silenziosamente al suo obiettivo finale: il potere. Solo in questo modo il socialismo, come aveva previsto Marx, potrà poi lasciare il posto allo stadio successivo, ovvero il comunismo, che è una condizione di completa distruzione e desolazione.

Il socialismo è altruista?

Associare il socialismo (una entità politico-egemonica) a valori quali generosità, diritti, solidarietà e a tutti questi valori positivi insiti nell’uomo, è del tutto sbagliato e pericoloso, perché si finisce per fare il gioco di quegli individui con secondi fini, che anelano solo al potere politico.

Questi valori infatti sono propri della natura umana ed esistono indipendentemente dalle politiche socialiste, che in realtà li usano superficialmente, ma non li incarnano; è solo che il socialismo se ne è indebitamente appropriato in modo ‘politico’, li ‘ha fatti suoi’ e li propaganda per ottenere consenso e portare avanti il suo piano dai connotati pressoché diabolici; quando arriva il momento giusto, fa in realtà proprio il contrario di quello che promette: appena riesce a ottenere consenso e voti, sale al potere e instaura una dittatura totalitaria. Una tirannia.

Lo stesso Stalin ha ‘rivelato’ questa strategia del consenso che fa leva sul promettere pace, diritti e democrazia, nel suo ultimo discorso al 19esimo Congresso del Partito Comunista dell’Urss, il 14 ottobre 1952: «Lo stendardo della libertà democratica borghese è stato gettato in mare. Penso che questo striscione debba essere sollevato da voi, rappresentanti dei partiti comunisti e democratici, e portato avanti se volete ottenere il sostegno della maggioranza delle persone». Ma tutti sanno quello che Stalin aveva in realtà davvero messo su, nel suo folle tentativo di sostituirsi a Dio: una tirannia spietata che, secondo Aleksandr Jakovlev (lui stesso membro dell’Urss) ha ucciso almeno 20 milioni di persone.

Se è vero che un Paese in piena salute possa ammettere una lieve regolamentazione o un controllo minimo da parte del governo, è altrettanto vero che tali garanzie sui diritti basilari possono essere in realtà fondamentalmente autoregolate di per sé dalla natura umana: non devono chiamarsi ‘socialismo’.

I cosiddetti ‘aiuti’ possono essere infatti il prodotto della stessa natura gentile connaturata nell’uomo e legata ai valori tradizionali. Se si fa rientrare nell’etichetta di ‘socialismo’ anche il rispetto di questi diritti ‘basilari’ o fondamentali, si finisce poi per appoggiare involontariamente un sistema politico con mire dittatoriali, che non sostiene realmente tali valori ma li sfrutta a suo vantaggio per il consenso delle masse. L’individuo finisce così per non riporre più alcuna speranza o fiducia in sé stesso e nel prossimo, ma solo nelle regolamentazioni dello Stato autoritario.

Non a caso, una volta al potere, per rimanere credibile e almeno in apparenza fedele alle sue promesse originarie, il socialismo deve realmente portare avanti delle politiche interventiste. Ma qual è il costo? Il prezzo è proprio la povertà. Lo Stato socialista, per poter ‘aiutare’ tutti i cittadini deve infatti prima ‘saccheggiare’ gli stessi con un pesante sistema di tasse. Tutti questi introiti andranno nelle casse dello Stato, che si avvantaggerà a spese dei contribuenti, riservando loro il minimo necessario per impedire delle rivolte.

Nella fase intermedia dell’ascesa al potere del sistema socialista, si può notare come l’interventismo eccessivo sia proprio per sua natura all’opposto di quei valori tanto decantati ma poi non applicati. Poiché delle politiche forzate come la ‘redistribuzione della ricchezza’, non potranno mai sostituire il ruolo dei valori fondamentali e tradizionali dell’etica umana.

L’assistenzialismo estremizzato finisce infatti col mettere in secondo piano o privare addirittura un individuo della possibilità di donare; lo priva quindi del suo sentimento di generosità, perché è lo Stato che lo fa al posto suo forzatamente e toglie così anche la gioia del donare; di conseguenza, priva del senso di gratitudine le persone che potrebbero ricevere quel suo dono; al contrario il valore della gratitudine è rimpiazzato col pensiero del ‘tutto è dovuto’. Questo genere di altruismo forzato e impersonale, è disumanizzante e dannoso.

Così, a mano a mano, portando avanti movimenti socialisti paralleli, i socialisti continuano ad accumulare consenso e voti incentivando le persone a protestare per ‘i diritti’ contro lo ‘Stato liberista oppressivo’ o il ‘potere forte’ e le sue ingiustizie. Ma queste ingiustizie sono costituite proprio da quegli aspetti socialisti che vanno contro i principi della libertà economica, e non di certo dal capitalismo.

Ai problemi creati dal socialismo, si propone come soluzione un grado ancora maggiore di socialismo. Fino alla dittatura.

 

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

 
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