Scoperti vasi sanguigni instabili nei cervelli ‘autistici’

Dei ricercatori hanno esaminato il tessuto cerebrale di alcune persone decedute e hanno trovato delle evidenti modificazioni dei vasi sanguigni nei cervelli ‘autistici’. Per la ricerca sono stati analizzati dei tessuti provenienti da cervelli di pazienti normodotati e da cervelli di pazienti a cui era stato diagnosticato l’autismo.

«Le nostre scoperte mostrano che chi è afflitto da autismo ha dei vasi sanguigni instabili, che compromettono un adeguato apporto di sangue», spiega Efrain Azmitia, professore di biologia alla New York University e il principale autore degli studi pubblicati dal Journal of Autism and Developement Disorders.

«Nel cervello di un individuo normodotato, i vasi sanguigni sono stabili, per cui garantiscono  una stabile distribuzione del sangue», aggiunge Azmitia. «Se consideriamo un cervello autistico, la struttura cellulare dei vasi sanguigni è in continua formazione, il che si traduce in uno stato di flusso costante e, in ultima analisi, neurologicamente limitante».

Azmitia e colleghi hanno scoperto l’esistenza dell’angiogenesi – la creazione di nuovi vasi sanguigni – nel tessuto cerebrale autistico, ma non in quello di un normale cervello. La differenza è significativa: l’evidenza di angiogenesi segnala una formazione e un movimento continui dei vasi sanguigni, il che sottolinea un’instabilità nel meccanismo di distribuzione del sangue.

Entrando più nello specifico, i cervelli autistici, se paragonati a quelli normali, hanno livelli maggiori di proteine ‘nestina’ e ‘CD34’, marcatori molecolari dell’angiogenesi. «Abbiamo scoperto che l’angiogenesi correla con una maggiore genesi dei neuroni in altre malattie cerebrali – approfondisce Maura Boldrini, ricercatrice del Dipartimento di psichiatria presso la Columbia University e co-autrice dello studio – Quindi c’è la possibilità che un cambiamento nei vasi sanguigni nell’autismo significhi un cambiamento nella proliferazione o nella maturazione o nella sopravvivenza delle cellule, e nella plasticità cerebrale in generale. È possibile che quei cambiamenti possano colpire la rete cerebrale».

«È chiaro che ci sono dei cambiamenti nella vascolarizzazione del cervello degli individui autistici dai due ai 20 anni. Cambiamenti che non avvengono nel normale sviluppo degli individui dall’età di due anni in poi», sostiene Azmitia. «Ora che ne siamo a conoscenza, abbiamo nuovi modi per studiare questo disturbo e speriamo che, con questa nuova scoperta, avremo anche nuovi e più efficaci metodi per affrontarlo».

La ricerca è stata sovvenzionata e supportata dai seguenti istituti: NYU UCRF, National Institutes of Health, New York Stem Cell Initiative, Diane Goldberg Foundation, American Foundation for Suicide Prevention, e Brain and Behavior Research Foundation. Altri ricercatori del NYU e della Stony Brook University hanno contribuito allo studio.

 

Questo articolo è stato pubblicato originariamente su NYU. Ripubblicato tramite Futurity.org sotto la Creative Commons License 4.0. 

Articolo in inglese: ‘Unstable Blood Vessels Seen in Autistic Brains

 
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