Roma al ballottaggio, chi sono Michetti e Gualtieri?

Di Marco D'Ippolito

La partita più importante delle elezioni amministrative si concluderà con il ballottaggio romano del 17-18 ottobre. Il candidato del centrodestra Enrico Michetti parte dalla pole position avendo preso il 30,15% percento dei voti al primo turno, contro il 27,03% totalizzato da Roberto Gualtieri del Partito Democratico.

Resta da vedere cosa faranno i numerosi elettori che in prima battuta hanno votato Carlo Calenda (19,82%) e la sindaca uscente Virginia Raggi (19.08%). Senza considerare tutti gli aventi diritto che non si sono presentati alle urne: il 4 ottobre è stata infatti registrata a Roma l’affluenza più bassa di sempre, pari ad appena il 48,83% degli elettori romani.

Ecco perché non è possibile fare un pronostico attendibile. Inoltre, sebbene Calenda abbia dichiarato pubblicamente che voterà Gualtieri, ha altresì ribadito che non si tratta di un vero endorsment e di non aver sottoscritto alcun alleanza con il Pd. Lo stesso vale per la Raggi, che anzi ha scelto di non esprimere alcuna preferenza tra i due ‘finalisti’.

Decisivi potrebbero essere i due confronti televisivi che si svolgeranno nelle serate del 13 e del 14 ottobre, in perfetto stile americano. Il primo a Porta a Porta, nel salotto di Bruno Vespa, e il secondo, in diretta dagli studi Sky di Roma, andrà in onda su Sky Tg24.

Quel che è certo è che il futuro sindaco della capitale sarà un uomo nato a Roma nel 1966 che ha frequentato l’ateneo della Sapienza. Queste sono infatti le principali note biografiche che accomunano i due sfidanti. Ora vediamo le differenze.

Il profilo di Enrico Michetti, un candidato civico

Nato a Roma il 19 marzo del 1966, Enrico Michetti si è laureato in Giurisprudenza presso la Sapienza, per poi iscriversi all’ordine degli avvocati di Roma nel 1996. Da allora ha esercitato prevalentemente come avvocato amministrativo, lavorando come consulente amministrativo per centinaia di comuni, incluso quello capitolino, e alcune grandi aziende italiane.

Docente universitario di Diritto Pubblico e giornalista pubblicista dal 2017, Michetti è anche fondatore e presidente della Gazzetta Amministrativa della Repubblica Italiana, una fondazione deputata alla formazione, informazione, assistenza e aggiornamento giuridico della Pubblica Amministrazione.

Il 4 luglio 2017 è stato insignito del Diploma di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana su proposta dell’allora presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni.

Curiosità

Il 7 ottobre è stato stigmatizzato da Lili Gruber, durante la trasmissione 8 e mezzo, come proveniente dal mondo della «destra, destra, destra, forse anche neo-fascista». Lui ha replicato che si tratta di una completa falsità e ha paventato una possibile querela, precisando di essere «nato in oratorio», cresciuto in Azione Cattolica e di essersi poi iscritto alla Democrazia Cristiana, salvo poi abbandonare ogni militanza politica in seguito allo scioglimento della Dc nel 1994.

Prima della sua candidatura a sindaco di Roma, particolarmente voluta da Giorgia Meloni, Michetti aveva già acquisito una certa visibilità come ospite fisso di Radio Radio. Alcune sue ‘controverse’ dichiarazioni sui lockdown e sulla campagna vaccinale sono state riprese dalla stampa in seguito all’inizio della campagna elettorale. Di fatto, nell’ultimo anno l’avvocato ha criticato apertamente l’obbligatorietà del vaccino anti covid, il coprifuoco e altre misure a suo dire eccessivamente restrittive della libertà personale.

Michetti a parole sue

Nell’ultima giornata di campagna elettorale, che a suo dire è stata caratterizzata da numerosi e immotivati attacchi personali, il candidato del centrodestra ha spiegato con parole sue chi è Enrico Michetti: «è uno che ha gestito miliardi di euro» in «oltre 1200 procedure complesse, ha lavorato per centinaia e centinaia di sindaci dalla mattina alla sera negli ultimi 30 anni».

Per poi aggiungere: «Sono andati sindaco per sindaco a chiedere se ci fosse una virgola fuori posto. Nessun sindaco, li ringrazio pubblicamente, si è prestato a questo gioco. Nessuno ha potuto dire che c’era una virgola fuori posto».

Roberto Gualtieri

Nato a Roma il 19 luglio 1966, Roberto Gualtieri è ormai un volto noto della politica italiana, in particolare dopo aver ricoperto il ruolo di ministro dell’Economia e delle Finanze nel governo ‘Conte 2’, tra il 5 settembre 2019 e il 13 febbraio 2021.

Si è laureato in Storia Contemporanea alla Sapienza nel 1992, dove ha proseguito la carriera accademica per diventare prima ricercatore, tra il 2000 e il 2012, e poi professore associato in Storia Contemporanea.

Ad ogni modo, Gualtieri non si è mai allontanato dalla carriera politica. Dal 2008 a oggi è sempre stato membro della Direzione nazionale del Partito Democratico (tranne per gli anni 2017-2018). Nel 2009 è stato eletto europarlamentare del Pd, una carica in cui è stato riconfermato fino al 2019; in Europa ha ricoperto numerosi ruoli di prestigio come quello di presidente della Commissione per i Problemi Economici e Monetari del Parlamento Europeo. A inizio 2020 è inoltre stato candidato e ha vinto le elezioni suppletive per un posto vacante alla Camera dei Deputati nel primo collegio della capitale.

È tra i padri fondatori del Pd ed è stato membro della commissione che ne ha redatto il Manifesto tra il 2006 e il 2007; in precedenza era stato membro del consiglio nazionale dei democratici di sinistra (2005-2007) e membro della segreteria di Roma dei Democratici di Sinistra (2001-2006). Fino a risalire al suo tesseramento nella Federazione Giovanile Comunista Italiana del 1985.

Autore di numerosi libri e pubblicazioni di Storia Contemporanea, Gualtieri è stato anche vicedirettore della Fondazione Istituto Gramsci tra il 2001 e il 2016, di cui è attualmente membro del Comitato dei Garanti. Collabora inoltre come editorialista con diversi quotidiani e riviste.

Il 9 maggio del 2021 annuncia la candidatura a sindaco di Roma, per poi vincere le primarie del centrosinistra con il 60,64% delle preferenze.

Curiosità

Il Giornale ha accolto la sua nomina a ministro dell’Economia e delle Finanze, nel settembre del 2019, scrivendo: «Per la prima volta nella storia della Repubblica un comunista arriva alla scrivania di Quintino Sella» in un articolo intitolato ‘Gualtieri, il dalemiano che piace all’élite Ue e canta Bella ciao’.

Il suo operato da ministro dell’Economia e delle Finanze è stato criticato per provvedimenti come il cashback – criticato formalmente dalla Bce e in seguito abrogato da Mario Draghi – e per i vari ‘bonus’ che hanno caratterizzato il governo Conte 2.

La rivista americana Politico lo ha definito uno dei parlamentari più efficienti dell’Unione Europea e lo ha collocato tra gli otto deputati più influenti del Parlamento europeo nel 2016.

 
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