Reti pulite, la strategia Usa contro la tecnologia cinese pericolosa

Mercoledì Pompeo ha spiegato che la messa al bando delle app cinesi «non affidabili» è solo una delle sei iniziative del progetto 'Reti pulite'

Di Frank Fang

Il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo ha chiesto ai giganti della tecnologia americani di rimuovere le applicazioni cinesi «non affidabili» dai loro store; la mossa fa parte dell’iniziativa ‘Reti pulite’, in inglese clean network, un progetto che secondo il governo americano servirà a tutelare gli interessi dei cittadini statunitensi.

L’invito di Pompeo, indirizzato ad Apple e Google, è arrivato poco dopo che il presidente americano Donald Trump ha richiesto alla popolare applicazione di condivisione video TikTok di trovare un acquirente americano, per via dei presunti rischi per la sicurezza nazionale. E il gigante tecnologico statunitense Microsoft ha già confermato di essere in trattative per l’acquisto di TikTok dal suo proprietario ByteDance, che ha sede a Pechino.

Nella conferenza stampa del 5 agosto, Pompeo ha specificato: «Con le società madri che hanno sede in Cina, applicazioni come TikTok, WeChat e altre, sono una minaccia significativa per i dati personali dei cittadini americani, oltre che degli strumenti per la censura del Pcc (Partito comunista cinese)».

Di fatto, la legge nazionale cinese sui servizi segreti, entrata in vigore nel 2017, dà a Pechino libero accesso a tutti i dati conservati all’interno dei suoi confini nazionali. Mentre l’attuale politica sulla privacy di TikTok afferma che l’azienda raccoglie «informazioni che voi [utenti, ndr] condividete con noi da social network di terze parti, e informazioni tecniche e comportamentali sull’uso della piattaforma», così come informazioni personali come l’indirizzo Ip e i dati relativi alla propria posizione.

Anche per questo nel mese di luglio 25 parlamentari repubblicani della Camera hanno scritto (pdf) al Presidente Donald Trump, indicando la politica sulla privacy di TikTok e di altre applicazioni collegate al Pcc come un valido motivo per vietarle.

Un altro esempio è quello di WeChat, una popolare app per la messaggistica di proprietà del gigante tecnologico cinese Tencent; l’azienda è naturalmente costretta a conformarsi alle regole di censura imposte dal regime cinese, ma recentemente è stato verificato che l’applicazione estende il suo monitoraggio e la sua censura anche alle persone che la utilizzano all’estero.

Mercoledì Pompeo ha spiegato che la rimozione delle app cinesi «non affidabili» è solo una delle sei iniziative del progetto ‘Reti pulite’. Un progetto che inizialmente riguardava gli sforzi del governo degli Stati Uniti per spingere i Paesi amici a bandire i fornitori cinesi, tra cui Huawei, dalle loro reti 5G.

Pompeo ha chiesto quindi alle aziende statunitensi di non mettere le loro applicazioni a disposizione dei produttori di smartphone «non affidabili» come Huawei: «Non vogliamo che le aziende siano complici delle violazioni dei diritti umani di Huawei o dell’apparato di sorveglianza del Pcc».

A giugno, il Pentagono ha classificato 20 aziende, tra cui Huawei, China Mobile e China Telecom, come possedute o controllate dall’esercito cinese. Mentre a metà luglio, il Dipartimento di Stato ha annunciato che avrebbe imposto restrizioni sui visti ai dipendenti di Huawei e di altre aziende tecnologiche cinesi che sostengono le violazioni dei diritti umani in Cina e nel resto del mondo.

Il programma ‘Reti pulite’ copre anche le questioni relative al cloud computing cinese e ai cavi dati sottomarini, che trasportano il 99 per cento del traffico dati mondiale.

Pompeo ha fatto i nomi di cinque fornitori di servizi cloud cinesi – Alibaba, Baidu, China Mobile, China Telecom e Tencent- e ha spiegato che è pericoloso per gli americani e per le aziende statunitensi archiviare i propri dati su queste piattaforme online.

Un’altra questione è quella degli attacchi informatici; nel mese di luglio, infatti, il Dipartimento di Giustizia americano ha incriminato due hacker cinesi legati all’apparato di spionaggio del regime comunista per furto di segreti commerciali e per aver tentato di trafugare le ricerche sul Covid-19.

Pompeo ha anche sottolineato che «Il Dipartimento di Stato lavorerà a stretto contatto con quello del Commercio e con altri dipartimenti per limitare la capacità dei fornitori di servizi cloud cinesi di raccogliere, archiviare ed elaborare grandi quantità di dati e informazioni sensibili qui negli Stati Uniti».

Il logo Huawei alla fiera tecnologica Ifa di Berlino, 6 settembre 2019. (Hannibal Hanschke/Reuters)

Inoltre, Pompeo ha avvertito che i dati trasmessi dai cavi sottomarini potrebbero essere compromessi dal Pcc, in particolare quelli installati da Huawei Marine. Huawei Marine è stata fondata nel 2008 come joint venture tra Huawei e la società di comunicazioni sottomarine Global Marine con sede nel Regno Unito. Da allora, la società è diventata uno dei maggiori produttori di cavi sottomarini al mondo. Attualmente, l’azionista di maggioranza di Huawei Marine è la cinese Hengtong Optic-Electric Corporation, che è direttamente legata al Pcc.

Ma le operazioni in realtà sembrano essere già iniziate; a giungo Washington ha sollecitato la Federal Communications Commission (Fcc) a bloccare un nuovo cavo sottomarino che avrebbe collegato Los Angeles e Hong Kong a causa dei rischi per la sicurezza nazionale. Questo progetto di collegamento sottomarino, che era quasi pronto a entrare in funzione, era peraltro sostenuto da Google e Facebook.

Infine, Pompeo ha sottolineato l’importanza di non avere società di telecomunicazioni cinesi collegate alle reti di telecomunicazioni statunitensi, e ha chiesto alla Fcc di impedire a operatori come China Telecom Americas, China Unicom Americas e Pacific Networks, di fornire servizi da e per gli Stati Uniti.

Un rapporto del Senato, pubblicato all’inizio di giugno, ha in effetti segnalato che le compagnie di telecomunicazioni cinesi di proprietà dello Stato possono aiutare il regime cinese nei suoi sforzi di spionaggio informatico ed economico contro gli Stati Uniti. Il segretario di Stato americano ha anche affermato: «Facciamo appello a tutte le nazioni e le aziende amanti della libertà affinché si uniscano alla ‘Reti pulite’».

Sempre mercoledì, Pompeo ha sottolineato che «la marea si sta assolutamente rivoltando» contro il Pcc dopo il suo discorso alla Richard Nixon Presidential Library and Museum del 23 luglio, quando ha invitato le nazioni libere a «indurre un cambiamento nel comportamento del Pcc».

In conclusione ha aggiunto: «L’idea centrale è quella di non fidarsi [del Pcc, ndt.] e di verificare, credo che il mondo stia arrivando a comprendere il giusto approccio per rispondere a queste sfide».

 

Articolo in inglese: Pompeo Outlines Broad Strategy Against Threat Posed by China’s Technology

 
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