Rendere la società «egalitaria» è ingiusto

Le élite culturali americane hanno un’ossessione patologica per la parità di rappresentanza in molte aree della nostra società. Innumerevoli scuole, università e aziende ora hanno una sorta di direttore per la diversità e l’inclusione, che è solo un titolo di fantasia per un attivista strapagato che aiuta a modellare i risultati, dando per scontato che qualsiasi caso di disuguaglianza è attribuibile a una sorta di ingiustizia sistemica.

Questo tipo di visione del mondo potrebbe ad esempio suggerire che, se le donne costituiscono il 50,8 percento della popolazione, ma solo il 15 percento di una particolare forza lavoro, la disparità deve essere attribuita al sessismo. Non importa il fatto semplice e ripetutamente dimostrato che le donne scelgono percorsi di carriera diversi rispetto agli uomini.

In definitiva, il concetto di «diversità e inclusione» si basa sulla nozione errata che l’uguale rappresentazione sia virtuosa di per sé.

Le persone nascono con attitudini diverse. Abbiamo diverse inclinazioni, quindi perseguiamo interessi diversi e, di conseguenza, accumuliamo diverse combinazioni di abilità e talenti. Le persone provengono da diversi contesti socio-economici, con diverse composizioni familiari, cresciute da genitori che potrebbero aver avuto più o meno tempo da trascorrere con i figli rispetto ai genitori di altre famiglie.

La scomoda verità per il culto dell’uguaglianza e dell’equità è che gli individui prendono decisioni diverse e non puoi controllare ciò che fanno e forzare il risultato che preferisci senza, nella migliore delle ipotesi, ostacolare o manipolare il loro libero arbitrio, o nel peggiore dei casi, eliminarlo con la forza, brandendo il pugno di ferro del governo.

A volte, quelle scelte creano delle realtà sociali di gruppo, a causa di questioni biologiche. Vengono per esempio in mente i post di genitori che si lamentavano del fatto che le figlie – che stavano cercando di crescere in maniera ‘gender neutral’ – continuavano a scegliere giocattoli rosa. Questi genitori sono rimasti sbalorditi e delusi, perché non riescono ad accettare che ragazzi e ragazze, uomini e donne, siano semplicemente diversi.

Possiamo continuare a tribalizzare la società sulla base della demografia razziale, di genere o etnica, ma se questo è il percorso che tracciamo per noi stessi, lo facciamo a nostro rischio e pericolo. Se continuiamo a voler riparare i problemi della nostra nazione normalizzando e istituzionalizzando il fatto che tutti i membri della società ottengano gli stessi esatti risultati, la luce alla fine del tunnel sarà il treno in corsa del comunismo che ci sbatterà addosso.

Non c’è nobiltà nell’eliminare l’individualismo per realizzare una società collettivista che renda le persone meno libere, meno indipendenti, con meno libertà, il tutto per placare la sensibilità distorta di una monarchia culturale auto-selezionata, che presiede uno Stato autocratico imposto unilateralmente al resto di noi.

L’utilizzo dell’ingegneria sociale per modellare artificialmente il nostro mondo garantisce effettivamente agli ingegneri sociali, i veri autoritari, il potere di mettere il pollice sulla bilancia e diventare i padroni del nostro destino, un ruolo che appartiene esclusivamente a ciascun individuo.

I nostri diritti individuali vengono da Dio e sono semplicemente protetti dal nostro governo e dalla nostra Costituzione. Lo Stato non ha un ruolo più legittimo nell’imporre un particolare risultato per un individuo, di quello che ha nel dire agli individui dove fare acquisti, quale casa comprare o quando mangiare.

Uguaglianza di risultato significa spogliare l’individuo del diritto alla propria autodeterminazione. Non solo gli esseri umani nascono con capacità diverse, ma se lasciati soli con la massima libertà, tutti noi prendiamo decisioni diverse. Alcuni scelgono di frequentare il college, mentre altri una scuola professionale o rinunciano del tutto all’istruzione superiore. Alcuni scelgono carriere incentrate sulle persone, mentre altri sulle cose. Alcuni scelgono di fare gli straordinari, mentre altri di massimizzare i giorni di vacanza che prendono.

Quelle scelte dissimili producono inevitabilmente esiti dissimili. E risultati diversi (circostanze in cui c’è disuguaglianza) non suggeriscono automaticamente la presenza di ingiustizia o iniquità.

Senza un intervento esterno nelle nostre vite personali, gli individui che esercitano il libero arbitrio, facendo scelte individuali, finiranno sempre per essere diseguali, ed è proprio per questo che, al contrario, è l’«uguale» ad essere ingiusto.

 

Adrian Norman è uno scrittore, commentatore politico e autore del libro «The Art of the Steal: Exposing Fraud & Vulnerabilities in America’s Elections». 

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: Making Society ‘Equal’ Is Unfair



 
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