Ragazza italo-cinese denuncia: «I miei genitori in Cina sono ‘scomparsi’»

Se abiti in Cina, «non sai mai quando ti vengono a prendere». I suoi genitori sono stati arrestati prima del Congresso, solo per la loro fede

Di Alessandro Starnoni

Yunyan vive in Italia da 7 anni, è una ragazza pacata e solare. Quando si è trasferita dalla Cina nel Bel Paese per motivi di studio, aveva 27 anni. Qui ha conosciuto un ragazzo, col quale oggi è felicemente sposata. Tra il lavoro e gli impegni quotidiani, in Italia può vivere la vita normale di una ragazza della sua età, con i suoi interessi, e la sua fede.

Da metà ottobre, tuttavia, ha appreso che i suoi genitori in Cina sono al momento imprigionati illegalmente: «Abitano a Pechino, sono tutti e due praticanti della Falun Dafa, per questo motivo sono sempre stati disturbati dai poliziotti del quartiere», racconta a Epoch Times.

La Falun Dafa (o Falun Gong), ci spiega Yunyan, è una pratica cinese antica, simile allo Yoga, che enfatizza anche il miglioramento caratteriale e spirituale secondo i principi di ‘verità, compassione e tolleranza’. Difficile a credersi, dal 1999 la disciplina è soggetta a una brutale repressione da parte del regime di Pechino. Quando il numero dei praticanti aveva raggiunto i 100 milioni – più dei membri iscritti al Partito Comunista Cinese – l’allora leader Jiang Zemin ha visto il fatto come una minaccia al suo potere o leadership e, temendo di perdere il controllo sulla società cinese, ha lanciato la persecuzione. Il regime da allora ha fatto di tutto per demonizzare questa disciplina pacifica e i suoi praticanti agli occhi dei cinesi e del mondo libero, pur di giustificare la repressione.

E così, se abiti in Cina, «non sai mai quando ti vengono a prendere», spiega Yunyan. I suoi genitori sono stati arrestati prima del Congresso: «Il 6 ottobre i poliziotti sono andati a casa e li hanno minacciati di non uscire con il pretesto delle restrizioni dovute alla politica ‘zero covid’. Dopodiché hanno messo subito sotto custodia la casa. La settimana successiva ho chiamato al cellulare di mio padre e nessuno rispondeva, ho provato più volte, nessuno rispondeva. Così ho chiesto a una mia amica di andare a casa a vedere, e mi ha detto che non c’era nessuno. Lì ho capito che sicuramente erano stati arrestati. Quindi ho chiamato la questura in Cina, e mi hanno confermato che sono stati arrestati, rifiutando di dirmi il motivo».

E adesso, Yunyan si dice «ovviamente» preoccupata. «Tutti lo sanno, che dentro i centri di detenzione, oltre alle condizioni inumane, avvengono la maggior parte delle torture proprio durante il periodo di detenzione, perché prima del processo alla corte, ti vogliono far ammettere i tuoi ‘crimini’; così, specialmente per i praticanti, siccome non hanno commesso alcun crimine, diventa durissimo questo periodo».

Oltre vent’anni di persecuzione

Non è la prima volta che i genitori di Yunyan vengono arrestati per la loro fede in Cina. È successo fin da quando la persecuzione è iniziata, con continue detenzioni e rilasci. Secondo il sito web Minghui, che traccia i casi di persecuzione, registrando nomi delle vittime e dei persecutori, la mamma di Yunyan, Ma Xiuyun, ha subito diverse detenzioni illegali e conseguenti lavori forzati nel periodo 2000-2001, poi nel 2005, nel 2008, e più recentemente a giugno 2022, per essere stata poi rilasciata a causa delle restrizioni Covid, fino all’ultimo arresto il 10 ottobre prima del 20esimo Congresso del Pcc.

Anche suo padre, Tang Pingshun, era stato arrestato illegalmente nell’aprile 2017 perché stava distribuendo del materiale per informare i cinesi della persecuzione in atto; così è stato letteralmente rapito, ha subito la detenzione illegale per 30 giorni ed è stato inviato anche in un centro per il ‘lavaggio del cervello’, che serve a ‘trasformare’ chi non è in linea con il pensiero del Partito. Oltre a queste detenzioni illegali, la coppia ha subito pedinamenti e molestie a marzo 2018, diversi mesi nel 2019, e nel giugno 2021 sono stati seguiti e controllati 24 su 24.

Anche sua madre, le prime volte che è stata arrestata illegalmente, stava distribuendo materiale per denunciare la persecuzione, in Piazza Tiananmen. Ha subito torture nei centri di detenzioni e nei campi di lavoro forzato, come riporta il sito Minghui. Nel 2005, nel campo di lavoro forzato femminile di Pechino, le veniva impedito di dormire a meno che non si fosse fatta ‘trasformare’. Le veniva impedito di mangiare, di andare al bagno, di lavarsi, e veniva mandata a raccogliere sterco di vacca e cibo per maiali, o era costretta a uscire sotto il sole cocente a mezzogiorno a innaffiare, e altri tipi di persecuzioni e lavori forzati. Questo per due anni e mezzo.

L’ultima volta che sua madre è stata arrestata è stato durante i Giochi Olimpici nel 2008. Ha subito i lavori forzati per altri due anni e sei mesi. È stata inviata al campo di lavoro forzato femminile n. 1 della provincia di Mahute nel distretto di Hongshan, Wuhan, provincia di Hubei. Lì, è stata costretta a subire il lavaggio del cervello e non le veniva permesso di dormire per lungo tempo, è stata costretta a stare sotto il sole d’estate o a stare in piedi per lungo tempo al freddo d’inverno.

«Se non stiamo attenti non si tratterà più solo di Cina»

Gli arresti avvengono in particolar modo prima di ogni data sensibile, fa sapere Yunyan. Come è successo per i Giochi Olimpici e ora per il 20esimo Congresso. Ma, ci tiene a sottolineare, non si tratta solo del Falun Gong: «Ad esempio, dopo che un uomo ha esposto uno striscione su un ponte a Pechino il primo giorno del Congresso, chiedendo la libertà contro la dittatura di Xi, 600 mila account di Wechat sono stati cancellati permanentemente solo perché avevano riferito di questo caso. Quindi, secondo me, la persecuzione del Falun Gong potrebbe estendersi a tutte le persone in futuro; per quale motivo? Beh, molto probabilmente solo perché hai girato al tuo amico una foto che hai scattato di un’azione considerata ‘ribelle’, o hai lasciato un commento sui social dicendo “l’ho visto anch’io”».

«Con questo intendo che in Cina, qualsiasi gruppo o persona verrà perseguitata e non dipende da che cosa ha fatto, ma piuttosto dal fatto se il Partito sia d’accordo o meno».

Ma in futuro potrebbe non trattarsi più solo di Cina, fa notare Yunyan. Anzi già è così: basti pensare alle ‘stazioni di polizia’ cinesi illegali presenti all’estero nel mondo libero, come ha spiegato di recente anche l’attivista Laura Harth alla Bbc, attraverso le quali Pechino cerca di far rientrare i dissidenti in patria per poterli così perseguitare. Un caso simile è avvenuto proprio qui in Italia, dove sempre una donna cinese, praticante del Falun Gong, è stata fotografata a Roma mentre distribuiva materiale per denunciare la persecuzione in Cina. L’ambasciata cinese in Italia ha riferito il caso a Pechino, e lì hanno molestato la sua famiglia in Cina e hanno intimato alla donna di non svolgere più quel tipo di attività in Italia.

«Ci sono casi come il mio che succedono tutti giorni in Cina – conclude Yunyan – e accadono anche tante altre cose inumane sotto la politica ‘zero covid’. Ma fuori dalla Cina, se ne parla raramente di queste cose. È veramente importante parlarne, attirare l’attenzione, diffondere le informazioni, e chiedere responsabilità al governo cinese a livello mondiale per le cose che ha fatto. Perché il Partito non si fermerà né in Cina né all’estero. Se noi non facciamo attenzione, un giorno o persino già oggi ci ritroveremo sotto la lunga mano del Partito anche in Italia».

 

 
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