Proteste contro il Green Pass in Italia, la parola ai manifestanti

Di Alessandro Starnoni

Da oggi primo settembre il Green Pass è obbligatorio per poter viaggiare con i treni interregionali, e davanti alle stazioni delle più grandi città la polizia fa già muro all’entrata, attenta a non far passare chiunque sia sprovvisto della certificazione verde.

La polizia era già al corrente delle proteste che erano state organizzate online attraverso dei gruppi Telegram, e si è fatta quindi trovare schierata davanti alle stazioni dei treni, preparata a eventuali scontri, visti anche i due recenti episodi di aggressioni a dei giornalisti (una della Rai e uno di Repubblica). Anche i principali media, sulla scia di questi episodi da condannare, avevano quindi dipinto come probabili soggetti pericolosi le persone che avrebbero partecipato alle proteste di oggi, ma si sono questa volta trovati davanti poche persone, diversi ragazzi, e spesso persone tranquille che hanno solo cercato di argomentare e ragionare con i giornalisti e la polizia: comuni cittadini italiani che manifestavano il loro dissenso.

Non è mancato tuttavia anche chi ha espresso il proprio dissenso in maniera più accesa, parlando con della vistosa rabbia, soprattutto nei confronti dei giornalisti. Un signore ha detto ai giornalisti: «State scatenando l’ira dei buoni». Al che il giornalista ha risposto: «Allora sono giuste per lei le aggressioni recenti?», il signore ha replicato: «Non è giusto, ma voi è giusto quello che fate? Vi stanno pagando per dire quello che vogliono, invece di cercare la verità».

Un altro signore che era invece un po’ contrario a chi protestava per il fatto che stessero rallentando il flusso dei viaggiatori, ha detto: «Spero che non succeda niente di violento, e questo per molti è difficile».

Ad ogni modo, la situazione più singolare si è forse verificata alla stazione di Milano, dove una ragazza diciottenne dalle treccine azzurre si è lasciata andare in un monologo con la polizia che (forse non autorizzata a rispondere davanti alle telecamere) l’ha ascoltata senza proferire una singola parola. La ragazza ha espresso tutto il suo disappunto per il fatto che, pur essendo provvista di documenti da cittadina italiana e biglietto del treno, non potesse passare per andare a trovare i suoi parenti.

Davanti alle telecamere dei giornalisti di Local Team ha detto alla polizia in tono molto pacato e riflessivo: «Vi guardo e cambiate sguardo, come se vi vergognaste. Vorrei solo capire come funziona: se io ho il biglietto del treno e non ho il Green Pass voi avete l’autorità di buttarmi giù dal treno? Vorrei capire quali sono le conseguenze. Voi mi vedete come una ragazzina giovane, che non studia, ‘no vax’, magari anche terrapiattista e con il piombo dentro i vaccini. Se questa è l’Italia allora meglio non vivere qua. In altri Paesi come in Danimarca stanno togliendo le restrizioni. Solo in Francia e in Italia c’è un Green Pass così rafforzato, e l’Italia è uno dei Paesi europei con più vaccinati».

Poi ha proseguito, concludendo: «Sto ragionando da persona normale e civile e mi merito una risposta. Spero che voi arriverete a casa stasera, dai vostri figli, dalle persone a cui volete bene e ci pensiate, al fatto che voi potete fare cose che io, ragazza di 18 anni appena compiuti non posso fare. Non ho mai visto l’Italia e vorrei vederla, ma mi viene impedito perché non ho le risorse economiche per farmi ogni due giorni il tampone. Lavoro, a malapena per potermi pagare quelle poche cose che ho, ma a voi non interessa perché tanto con le mie tasse voi avete lo stipendio giustamente».

Alla fine del suo discorso è intervenuto un signore che ha detto di essere un professore universitario e di essere d’accordo con la ragazza. Il professore ha poi aggiunto in un’altra intervista ai giornalisti: «Io sono qui non per il vaccino, posso essere vaccinato, non vaccinato, a voi non dovrebbe interessare, io sono qui per difendere la Costituzione, è difficile capire questo?».

Mentre la ragazza parlava, tra i commenti della diretta Facebook alcune persone contrarie alle proteste tuttavia hanno scritto parole pesanti nei suoi confronti: «Mi spiace, mi spiace non sentire il dolce suono del manganello sulla testa. Sarebbe interessante vedere lo sventolare blu [riferito alle trecce azzurre, ndr] tingersi di rosso».

Sempre a Milano un signore ha riferito al giornalista di essere contrario al modo in cui viene gestita questa pandemia, di non essere negazionista (perché ha avuto il Covid lui stesso) e neanche di essere contro il vaccino. Ha fatto riferimento però alla forte privazione delle libertà e di essere contrario al «‘modello cinese’» che sta a suo dire venendo adottato anche in Italia: «Io è la prima volta che assisto alla dittatura, stiamo vivendo la nascita di una forma di dittatura moderna, che non ti tira le manganellate in testa, però ti toglie un po’ di libertà, poco alla volta, e siete tutti d’accordo».

Più tensione invece a Torino dove un ragazzo è stato portato via dalla polizia in macchina davanti a tutti i presenti. Non è chiara la dinamica dell’azione precedente all’arresto, ma il giovane sosteneva che gli fosse stato chiesto il documento senza motivo, che lui avesse dato comunque le sue generalità alla polizia senza dare però loro il documento in mano, e che per questo i poliziotti lo hanno ammanettato. Mentre era ammanettato con la polizia che lo teneva, ha chiesto ai suoi amici di denunciare tutto e ripeteva: «Signori questa è la dittatura 2.0, neonazismo, svegliatevi!».

 
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