Professore cinese: il successo della Cina? Raggiunto copiando la tecnologia estera

Di Nicole Hao e Cathy He

La Cina è riuscita a «farsi strada in prima fila nel mondo copiando». A vantarsi di questo è stato un professore cinese dinanzi a un pubblico cinese.

Di recente, dinanzi a un gruppo di imprenditori cinesi, Zang Qichao, un importante esperto di marketing e professore in visita presso l’Università Tsinghua di Pechino, ha affermato che negli ultimi 40 anni il regime cinese ha fatto solo una cosa: plagiare. «Abbiamo plagiato selvaggiamente, copiato selvaggiamente. Quali diritti di proprietà intellettuale? Quale tecnologia brevettata? Prima ce li prendiamo e del resto ce ne occuperemo più tardi». Grazie a questo approccio, la Cina è salita alle stelle fino a diventare una delle principali economie mondiali e ora scopre che non c’è più niente da replicare, afferma Zang.

Gonfiato da suoi risultati nel replicare tecnologia straniera, il regime cinese è ormai incoraggiato ad essere più duro contro gli Stati Uniti, come dimostrato pubblicamente con la ramanzina elargita dai diplomatici cinesi a quelli degli Stati Uniti in Alaska all’inizio di questo mese.

Zang è un professore, scrittore e uomo d’affari cinese, che presiede anche una società di comunicazioni e una di investimenti, i cui clienti includono banche statali cinesi e società di telecomunicazioni. Le sue brevi osservazioni sono state pubblicate per la prima volta sul suo canale di social media cinese il 21 marzo, e da allora sono state ampiamente diffuse.

Lavoratori che producono chip LED in una fabbrica nella città di Huaian, nella provincia cinese di Jiangsu, il 16 giugno 2020. (STR / AFP tramite Getty Images)

Quattro decenni di imbrogli

Zang spiega che, a partire dalle riforme economiche della fine degli anni 70, il regime cinese è dipeso fortemente dagli stranieri e dai loro investimenti, dalla loro tecnologia e know-how. Nello specifico, il Partito Comunista Cinese (Pcc) ha costretto le imprese straniere a entrare in partnership con aziende nazionali, in modo che la gente del posto potesse imparare dagli stranieri e alla fine sostituirli gestendo le imprese stesse.

Si tratta di un qualcosa di noto con il nome di ‘trasferimento tecnologico forzato’: il Pcc ha costretto le società straniere a entrare in joint venture con aziende locali e a cedere la loro proprietà intellettuale (Pi) come condizione per l’ingresso nel mercato cinese.

Dopo quattro decenni, «abbiamo imparato tutto e possiamo fare tutto da soli. Se osservate, vedete che le fabbriche, le attrezzature, le tecnologie, i brevetti, sono tutti nostri. Gli stranieri se ne sono andati tutti», afferma Zhang.

Il furto dilagante di proprietà intellettuale straniera da parte del Pcc ha suscitato forti reazioni contrarie negli ultimi anni, in particolare durante l’amministrazione Trump.

Dopo aver scoperto che il Pcc era coinvolto in un furto di proprietà intellettuale autorizzato dallo Stato, l’amministrazione Trump ha infatti lanciato la guerra commerciale Usa-Cina, nel tentativo di convincere il regime a rinunciare a una serie di pratiche economiche e commerciali sleali, come il trasferimento tecnologico forzato, sussidi per le industrie nazionali, e la manipolazione della valuta. Nel gennaio 2020 è stata raggiunta la prima fase dell’accordo commerciale, ma molte barriere commerciali non sono state affrontate.

Le autorità federali hanno anche intensificato i procedimenti giudiziari per presunti furti di tecnologia da parte di studenti cinesi e addetti ai lavori, nonché hacker cinesi.

Nel suo discorso, Zang ha sottolineato che gli Stati Uniti hanno finalmente scoperto i piani di Pechino. «Non ci lasciano più copiare».

Una donna anziana spinge un carrello lungo una strada vicino alla Sala Grande del Popolo a Pechino, Cina, il 5 marzo 2021. (Nicolas Asfouri / AFP tramite Getty Images)

Arroganza

Secondo Zang, il regime cinese è stato in grado di fare il duro con gli Stati Uniti durante i recenti colloqui in Alaska, per via della sua posizione economica rafforzata raggiunta attraverso quattro decenni di furti autorizzati dallo Stato. «Ecco perché il nostro ministro degli Esteri Yang [Jiechi, ndr] e Wang [Yi, ndr] hanno potuto essere così duri quando hanno parlato con gli Stati Uniti. [Pensavano, ndr] “non avete il diritto di parlare con noi in questo modo”», ha affermato Zang, ridendo.

Il massimo diplomatico del Pcc, Yang Jiechi, e il ministro degli Esteri, Wang Yi, hanno riempito le prime pagine dei giornali per aver pubblicamente criticato gli Stati Uniti su una serie di presunti misfatti, durante i primi colloqui faccia a faccia con i funzionari dell’amministrazione Biden.

 

Articolo in inglese: China ‘Copied Its Way’ to Economic Success, Chinese Professor Boasts

 
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