Privacy, la stretta dell’Australia su Facebook e Google

SYDNEY  ̶  L’Australia istituirà il primo ufficio al mondo per sorvegliare l’attività di Facebook e Google. La misura è parte di una serie di riforme progettate per frenare i giganti tecnologici statunitensi.

Secondo il ministro del Tesoro australiano Josh Frydenber, il fatto che Facebook negli Usa abbia ricevuto una multa di 5 miliardi di dollari per ragioni legate alla violazione della privacy, dimostra che adesso le autorità di vigilanza stanno prendendo molto seriamente il problema: «Queste aziende sono tra le più ricche e potenti al mondo», ha riferito Frydenberg ai giornalisti a Sydney. «Sono chiamate a rispondere e le loro attività devono essere più trasparenti», ha aggiunto.

Canberra formerebbe una filiale speciale della Commissione Australiana per la Concorrenza e i Consumatori (Accc), ovvero l’antitrust ‘guardiano’ che esaminerà il modo in cui le due aziende utilizzano gli algoritmi per far corrispondere gli annunci pubblicitari agli utenti.

La creazione del nuovo ufficio è tra le 23 raccomandazioni incluse nel rapporto dell’Accc; altre sono il rafforzamento delle leggi sulla privacy, misure di protezione per i media e un codice di condotta che richieda l’approvazione di un ente di vigilanza, per disciplinare il modo in cui i giganti di internet traggono profitto dai contenuti degli utenti.

Frydenberg ha reso noto inoltre che il governo intende «sollevare il velo» sugli algoritmi segreti che le aziende utilizzano per raccogliere i dati degli utenti e da questi ultimi monetizzare, e in più ha accettato la «conclusione principale dell’Accc, secondo cui è necessaria una riforma».

Le proposte saranno oggetto di un processo di consultazione pubblica della durata di 12 settimane, prima che il governo agisca. Intanto, Google e Facebook si sono opposti all’eventualità di una regolamentazione più severa, mentre i proprietari delle imprese di stampa tradizionale, tra cui l’editore di News Corp, Rupert Murdoch, hanno sostenuto la riforma.

Il presidente esecutivo locale di News Corp, Michael Miller, ha accolto con favore la «forza del linguaggio e l’identificazione dei problemi» e ha affermato che l’editore lavorerà con il governo per garantire «un vero cambiamento».

Facebook e Google hanno affermato che avrebbero interagito con il governo durante il processo di consultazione, ma non hanno fatto commenti sulle raccomandazioni specifiche oggetto della documentazione.
In passato, i due colossi hanno respinto la necessità di una regolamentazione più rigorosa in quanto, a loro detta, l’Accc avrebbe sottovalutato il livello di concorrenza per l’advertising online.

Cinque indagini in corso

Rod Sims, presidente dell’Accc, ha dichiarato che l’autorità di vigilanza ha avviato cinque indagini sulle due aziende, ma a suo avviso ne seguiranno anche altre.

Ha inoltre affermato di essere rimasto scioccato dalla quantità di dati personali raccolti dalle aziende, spesso all’insaputa degli utenti: «Deve esserci molta più trasparenza da parte di Google e Facebook, e supervisione sulle loro operazioni e pratiche».

Tra le altre raccomandazioni contenute nel rapporto, l’Accc afferma di voler aggiornare la legge sulla privacy per dare alle persone il diritto di cancellare i dati personali archiviati online, allineando così l’Australia ad alcuni stessi punti del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati dell’Unione europea.

Sims sostiene infatti: «Non possiamo lasciare che questi problemi vengano affrontati da entità commerciali con tale portata e potere di mercato sostanziali. Spetta davvero al governo e agli enti di vigilanza aggiornarsi e rimanere aggiornati in relazione a tutti questi problemi».

Sebbene l’autorità di vigilanza non raccomandi di interrompere i rapporti con i giganti della tecnologia, Sims non lo ha escluso: «Se si scoprisse che […] il disinvestimento è l’approccio migliore, allora può rimanere sempre un’alternativa», conclude.

 

Articolo in inglese: Australia to ‘Lift Veil’ on Facebook, Google Algorithms to Protect Privacy

 
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